Ultimo ha duettato a sorpresa ieri, 17 maggio, con il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri (alla chitarra) in un parco a San Basilio, quartiere di Roma dove è cresciuto. Il piccolo concerto è stato improvvisato durante l’inaugurazione dei 9 banchi che il cantante ha donato a quell’area verde che tanto aveva frequentato da giovane, quando viveva qui.
Scorso e il sindaco di Roma hanno cantato insieme Altrove, la nuova canzone del cantautore che parla di questo luogo. Per questa dimostrazione d’amore per la sua città, il sindaco ha voluto intitolare a lui il parco, come ringraziamento, con una targa con la scritta: «La città di Roma ringrazia Ultimo, cantautore nato e cresciuto nella Capitale, di cui è ne porta orgogliosamente la bandiera, per aver valorizzato ed abbellito questo luogo. Questo è il Parco dell’Ultimoil suo “ELTROVE”, un simbolo che racconta la storia, le amicizie di una vita, le prime note delle canzoni di un artista profondamente orgoglioso delle sue origini, del suo territorio e del suo quartiere, San Basilio».
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Ultimo, chi ha pubblicato un post sul suo profili social dalle immagini della giornata racconta: «Ho passato innumerevoli notti e innumerevoli giorni in questo parchetto, con gli amici di una vita e anche da solo. Ascoltavo le mie canzoni, maledicevo le cose per come andavano, perché tutti i miei tentativi di farle conoscere non funzionavano. Tutta la mia vocazione e la mia “poetica” (permettetemi il termine), è nata qui. Ho frequentato l’asilo nido di fronte, le scuole elementari e anche le medie. Ogni verso delle mie prime canzoni è passato di qui. Non avrei mai pensato di vedere il mio nome legato a questo luogo da parte del Comune di Roma”, ha scritto Ultimo sui social dopo l’inaugurazione del parco. «La mia speranza è che questo spazio diventi luogo della motivazione per ragazze e ragazzi, perché se l’ho fatto senza nemmeno la minima raccomandazione da parte di nessuno, solo con un pianoforte e le mie parole, ce la può fare davvero chiunque. Vorrei guardare in faccia Niccolò di 10 anni fa e dirgli che quei sogni appesi avrebbero presto trovato casa. Anzi forse no, non gli direi niente. Lo abbracciavo teneramente e gli dicevo: “Avrai ragione”.”
