Michele Masneri parla di Roma – .

Michele Masneri parla di Roma – .
Michele Masneri parla di Roma – .

Questo articolo è pubblicato sul numero 24-25 del Fiera della Vanità in edicola fino al 18 giugno 2024.

Per l’incauto lombardo che arriva a Roma per la prima volta, la trappola è sempre la stessa: la luce, gli spazi enormi, le rovine, la vegetazione che fecero innamorare Goethe e tanti altri prima e dopo di lui. A quel punto è già fregato, la Roma si è già impossessata di lui anche se lo scenario quotidiano che gli verrà offerto sarà molto più spesso quello di Roma, film di Federico Fellini del 1972 in cui una sezione centrale è un colossale ingorgo stradale, piuttosto che la placida ammirazione delle rovine romane. «Roma è una città morta e rinata tante volte, dove a nessuno importa se anche tu sei vivo o morto. Quale posto migliore per aspettare per vedere se tutto finisce o no?”, dice lui stesso il grande scrittore Gore Vidal Roma di Fellini, frase che ho aggiunto al romanzo. Vidal era arrivato in quel fatidico periodo chiamato “Hollywood sul Tevere”, quando nascevano blockbuster con protagoniste come Liz Taylor, quando in Via Veneto si parlava americano, quando si voleva dimenticare il dopoguerra guidando fuoriserie americane. . Insomma, la Dolce Vita.

Elizabeth Taylor con l’attore Mike Nicholson, davanti al locale Pipistrello in via Veneto, a Roma, nel 1962

Umberto Cicconi/Getty Images

Una Dolce Vita popolata anche e soprattutto da tante «sòla». Parola che in milanese si può tradurre con “bidone”, Roma è la Silicon Valley della “sòla”, dei farabutti, delle persone adorabili che non capiscono che lavoro fanno, forse nessuno. Di persone che cercano di fregarti, senza grandi strategie in mente, ma è meglio che lavorare. In questa città indolente il nostro protagonista, il giovane e goffo giornalista Federico, si ritrova da un giorno all’altro, inviato dalla sua milanesissima rivista (una di quelle indipendenti che un giorno ci sono e l’altra no) a intervistare un regista che è diventato famoso, l’arrogante e altezzoso Mario Maresca che con il suo film vinse addirittura un Oscar America latrina. Ma nel suo lungo viaggio Federico si imbatte in una serie di clamorose “sòle”, improbabili personaggi che popolano terrazze e ristoranti romani. Tra politici, presentatori, produttori cinematografici veri o presunti, arriva nella soffitta di un sottosegretario molto scortese, poi finisce a Sabaudia in un famoso ristorante di pesce, poi va di nuovo a cercare il famoso regista nei pressi di piazza Vittorio sotto casa sua. Tuttavia, in piazza Vittorio incontra Barry Volpicelli, un signore che non sa bene quello che fa. Faceva il giornalista, ha una tenuta al mare, gira per Roma con una vecchia Rolls targata California. È un grande socialite. Forse è il più “solo” di tutti. È sicuramente affascinante, e Federico si affeziona a lui come un pifferaio magico, tanto da seguirlo in una folle avventura.

Piazza Vittorio è al centro del quartiere Esquilino, dove vive “la fascia alta della popolazione che muore di fame”, soprattutto scrittori e sceneggiatori, che invece, per provare a fare il salto, a volte salgono sulla metro A, la stessa che il nostro prende. Federico, che scende nelle viscere della terra, tra carrozze mai rinnovate degli anni Cinquanta e tunnel bui (ancora, Roma di Fellini) ed emerge “in” Prati, il quartiere non solo della Rai ma di tutte le case di produzione. I produttori sono sempre tipi particolari, basti pensare a Hollywood e alle saghe di Selznick e Mayer, furbetti che si stabilirono sulla West Coast non solo per la luce ma anche perché la moralità puritana era lontana. Lo spettro della “sòla” incombe sui produttori romani.

All’inizio di giugno registi e produttori iniziano la transumanza verso Capalbio, dove depongono le uova. Anche Rita Becchetti, la prima moglie di Barry, è una produttrice con sede a Capalbio. Già ricchissima figlia di immobiliaristi, è arrivata al cinema dopo una serie di fallimenti imprenditoriali (ma è, infatti, ricchissima). Capalbio è cambiata molto nel corso degli anni. I pigri giornalisti che, come il nostro Federico, forse non ne sanno nulla e vengono invitati subito a fare il “solito” reportage, descrivono la spiaggia più famosa, l’Ultima Spiaggia, come un compound di comunisti, ma quello è lo sfondo, un sorta di moodboard che scorre tra le foto sbiadite con Napolitano, Umberto Eco, Occhetto (il suo bacio tra gli ulivi con la moglie suscitò imbarazzo e una rinnovata ispirazione per la località turistica). Gli unici rimasti fedeli nei secoli sono i Rutelli, che hanno sfidato il tempo e si vedono ancora, più allegri che mai, tra queste onde. Ma il più frequentato è Carmen Bay, frequentato da Calenda e non solo, e da qualche anno è molto frequentato il club La Mandria, riservato ai soli soci. I ricchi e ricchissimi senza casa affittano le ville della Sacra, la grande tenuta dei Puri Negri, con piscine a sfioro e trasferimenti (come la nostra Rita) in golf cart alla spiaggia (che è anche una spiaggia gay, quindi può può capitare che durante qualche pranzo molto fantasioso gli ospiti vengano distratti da abbinamenti poco giudiziosi).

 
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