«La moda mi stimola, ma non posso buttare via le magliette delle medie» – .

«La moda mi stimola, ma non posso buttare via le magliette delle medie» – .
«La moda mi stimola, ma non posso buttare via le magliette delle medie» – .

Con cui chattare Pierpaolo Pretelli viviamo un fenomeno di osmosi: quello dell’entusiasmo, che lui trasmette in modo davvero semplice e naturale. Perché Pierpaolo Pretelli mette davvero entusiasmo in tutto quello che fa: nella musica, nelle conduzioni televisive, nel modo appassionato con cui ha parlato in esclusiva per Fiera della Vanità il suo nuovo progetto di moda. Il suono di Pence è infatti il ​​nome della capsule collection che creò insieme a Pence nel 1979: il risultato si traduce in 227 item riciclato in edizione limitata (tra proposte donna, uomo e unisex), nati dal recupero creativo di tessuti e capi di scarto.

Un modo nobile per rivisitare e donare nuova vita, attraverso il recupero creativo, a materiali che altrimenti avrebbero costituito fonte di impatto ambientale. E che Marco Tiburzi, amministratore delegato di Pence 1979, definisce «un progetto che conferma la volontà del brand di guardare al futuro, contaminare, farsi contaminare e guardare a nuovi paradigmi per stare al passo con i cambiamenti delle abitudini e della sensibilità di una nuova generazione di consumatori. .”

Filo comune dal capsule – Quello sarà disponibile dal 7 al 9 giugno nell’esclusivo pop-up store milanese in via Della Moscova 39 – is La passione di Pierpaolo Pretelli per la musica: ce lo racconta lui stesso in questa intervista, tra nuovi progetti lavorativi e colpi di scena con la sua amata Giulia Salemi.

La capsule con Pence 1979 parla di riuso e upcycling: c’è nel tuo guardaroba un capo del passato o un pezzo vintage che non hai mai buttato via?
“Ovviamente. Sono una persona che ha difficoltà a buttare via qualsiasi cosa. Ho ancora la mia prima tessera di quando andai in RAI. Figuriamoci con l’abbigliamento! Per me l’abbigliamento è un po’ come la musica: mi riporta a certi momenti della mia vita, proprio come fanno i profumi. A volte vedo una maglietta e ripenso ai tempi delle scuole medie, e non la butto via perché tendo ad affezionarmi al valore simbolico delle cose materiali. Non è un caso che nel progetto con Pence 1979 abbiamo abbracciato la sostenibilità attraverso il riutilizzo dei tessuti. L’upcycling è un valore che mi sta a cuore: dobbiamo ricordarci che su questa Terra siamo come inquilini, l’abbiamo affittata solo per salvaguardarla, e c’è bisogno che la sostenibilità sia più presente in tutti i settori produttivi».

Pierpaolo Pretelli indossa i capi della capsule in collaborazione con Pence 1979.

COURTESY PENCE 1979. Foto esclusiva per Fiera della Vanità.

Ma davvero ha ancora la maglietta delle medie?
«Ma assolutamente sì. Quando torno a casa, a Maratea, trovo ancora le vecchie magliette. È un po’ la mentalità di alcune famiglie del Sud: non si buttano via le cose perché tutto può essere utile. Penso alle felpe con le zip mezze rotte che fanno parte dei miei ricordi: sono un po’ come un album fotografico, mi riportano a momenti della mia vita”.

Ci sono anche molti dettagli musicali nei capi realizzati con Pence 1979: le icone musicali a cui ti ispiri?
«Amo la musica in generale, ascolto un po’ di tutto. Sono un po’ più legato alla musica italiana degli anni Ottanta e Novanta, perché da bambino la ascoltavo con mio padre. Con lui ho ascoltato Lucio Battisti, Lucio Dalla, Francesco De Gregori: conosco quasi tutti i loro testi. Anche la musica mi ricorda momenti ed emozioni, c’è stata una fase della mia vita in cui ascoltavo sempre Peppino Di Capri. E anche se devo ammettere che nella mia vita ci sono state fasi musicali discutibili, la musica mi ha sempre accompagnato. Ho studiato pianoforte da piccola, non sono una cantante ma mi piace cantare. Per me la musica è un dettaglio importante, è l’elemento chiave che riflette la mia essenza e la mia anima, ecco perché fa parte di questa collezione con Pence 1979.”

 
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