Flavio Briatore e il vino: «Sì al calice con la pizza: ecco i miei abbinamenti»

Flavio Briatore e il vino: «Sì al calice con la pizza: ecco i miei abbinamenti»
Flavio Briatore e il vino: «Sì al calice con la pizza: ecco i miei abbinamenti»

Flavio Briatore è un imprenditore eclettico. Dal turismo allo sport, dal cibo alla vita notturna, ha sempre perseguito idee e modelli originali, a volte divisivi ma sicuramente innovativi. In questo senso ha fatto della fantasia e della creatività un valore aggiunto che gli ha permesso di conquistare quote di mercato ed esplorare settori nuovi o poco battuti, conquistandoli e mostrando sempre una straordinaria capacità di sorprendere. Per queste caratteristiche, e anche in omaggio alla sua terra d’origine, il Piemonte, luogo di eccellenza per la produzione vinicola, abbiamo deciso di paragonarlo al Barbaresco, una bottiglia straordinaria che nasce, cresce e prende forma in un luogo dove da un punto enologico di vedere quasi tutto è possibile: le Langhe. Nebbiolo in purezza, il Barbaresco è uno dei vini italiani con maggiori capacità di evoluzione e affinamento, energico e resistente, vellutato e avvolgente, capace di attendere pazientemente in bottiglia anche 25-30 anni senza perdere la sua lucentezza, anzi diventando sempre più intenso.

Ora sarebbe il momento del bianco ma questa volta faremo un’eccezione e per Briatore sceglieremo un secondo rosso. Sì, perché da appassionato e intenditore di vini, l’imprenditore e manager originario della provincia di Cuneo ama anche le bottiglie che nascono in Toscana e, in particolare, in un luogo che rappresenta una sorta di Eldorado, ovvero Bolgheri. Lì è stato portato a termine un esperimento molto riuscito: produrre vini che si allontanassero dal classico e tradizionale Sangiovese per abbracciare invece vitigni internazionali con un taglio bordolese come Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot e che per questo motivo vengono definiti Supertuscan. Siamo quindi convinti che Briatore sia una “terra di mezzo” tra un rosso piemontese e un Supertuscan.

Pizza e birra.
“Chi ha detto questo?

È un classico.
“Non ne dubito, ma sarebbe anche il momento di uscire dagli schemi”.

In che senso?
«Beh, per quanto mi riguarda preferisco il vino».

Pizza e vino.
“Giusto. Dopotutto, la pizza è il cibo con il maggior numero di varianti, ingredienti e condimenti che ci sia.”

E allora?
“È molto facile abbinarlo ad un buon bicchiere di vino. Ecco perché la cantina di “Crazy Pizza” riserverà tante sorprese. Proprio in questi giorni apriremo sul lungomare, in via Nazario Sauro, venite a trovarci”.

Roba per intenditori.
«Dico sempre che “Crazy Pizza” non è una semplice pizzeria ma un vero e proprio brand. Il nostro obiettivo è offrire un’esperienza in cui la “bevanda” sia parte integrante. Per questo abbiamo una cantina, e una carta dei vini, pensata in armonia con le ricette”.

Che abbinamenti consigliate?
“Potrei dirvi che con certe pizze fatte con ingredienti robusti, come la “San Daniele” e la “Pata Negra”, le bollicine si sposano benissimo, equilibrano i sapori. Ah, dimenticavo: la carta avrà un’ampia selezione dedicata ai vini locali”.

Qualche esempio?
«Greco di Tufo e Falanghina, fiori all’occhiello della produzione vitivinicola del Sud, ma anche Aglianico, Lacryma Christi, Taurasi».

Ha scelto l’eccellenza.
«Non avrei potuto fare diversamente. I vini campani stanno riscuotendo un successo incredibile e un notevole interesse da parte dei nostri clienti. A parte questo omaggio alla regione, la carta dei vini è la stessa da Londra a Porto Cervo a Monte Carlo.”

Non sarebbe un po’ troppo pretenzioso per una pizzeria?
«L’ho già detto e lo ripeto: il concetto di “Crazy Pizza” non è quello di sostituire o competere con le pizzerie tradizionali, né con i ristoranti classici, ma di offrire un’esperienza per chi cerca qualcosa di diverso e lussuoso ».

Un’esperienza?
“Esattamente. La nostra proposta non riguarda solo la pizza, ma l’intera “esperienza” del “pranzo”, della cena, che comprende l’ambiente, il servizio, la presentazione, la qualità degli ingredienti e anche l’intrattenimento».

Domanda classica: bianco, rosso o bollicine?
«Dipende dall’occasione, in genere preferisco il bianco. Anche se lo schema classico funziona sempre: bollicine per l’aperitivo, bianco vivace nelle sere d’estate, bianco fermo con il pesce e rosso corposo con la carne.”

Alcuni dicono che abbinare il vino sia un’arte.
“Sono d’accordo, non è facile. Scegliere la bottiglia giusta non dipende solo dal tipo di cibo ma dai sapori che si mescolano, dalla consistenza e dall’intensità del vino: è come intrecciare gusto e profumi per creare un’armonia che coinvolge tutti i sensi.”

Qual è il momento migliore per aprire una bottiglia?
«Per me non esiste una regola, se la bottiglia è buona è comunque un buon momento».

Regioni preferite?
«Piemonte per i rossi e Friuli Venezia Giulia per i bianchi».

Quale vino scegli per una cena galante?
“Non lo so. Dipende da tanti fattori, dove ti trovi, dal cibo, dai gusti di chi è a tavola con te”.

Bevande memorabili?
“Sicuramente sono troppe per ricordarne una in particolare.”

E ti ricordi se c’è un vino con cui hai conquistato Gregoraci?
“Non ci credo. Elisabetta è completamente astemia.”

Hai mai pensato di produrre vino?
“NO. Ho già abbastanza da fare e non ne ho mai avuto la voglia. Credo che ognuno debba fare il proprio lavoro e io non sono un produttore di vino”.

Qual è la bottiglia migliore che tu abbia mai bevuto in vita tua?
«Ho indubbiamente bevuto ottimi vini, ora non è facile stabilire quale fosse il migliore».

Provalo.
«In cima alla classifica mondiale ci sono una coppia: Masseto e Massetino, tra i cinque vini italiani più prestigiosi e ricercati».

La zona di origine è quella di Bolgheri.
«Sì, è un solo vigneto, sono solo sei, sette ettari, non di più. Ho letto che il nome è dovuto ai massi di argilla blu che si formano sulla superficie del vigneto. Grande struttura e longevità, peccato che venga prodotto sempre in quantità estremamente limitate.”

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