Vaccini, una questione di fiducia. Una buona cura ripaga in termini di prevenzione – .

Vaccini, una questione di fiducia. Una buona cura ripaga in termini di prevenzione – .
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I punti chiave

  • Le campagne anti-influenzali non superano il 20%
  • La fiducia nel servizio sanitario nazionale aumenterebbe i tassi di vaccinazione
  • Tassi in calo in Europa anche a causa delle campagne anti-morbillo

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(IlSole24Ore-Radiocor Plus) -Se la spesa sanitaria è destinata a crescere e, al contrario, le risorse a ridursi e, per di più, con l’invecchiamento della popolazione, per evitare la tempesta perfetta della sanità italiana (e non solo) la prevenzione diventa non più rinviabile. Ma la prevenzione è il risultato di una fiducia costruita nel tempo. Questa è la lezione che arriva dalla campagna di vaccinazione contro il covid-19. Insieme il più grande esperimento scientifico ma anche sociologico nel settore sanitario a livello globale.

I vaccini tra i programmi più convenienti

Più che la paura poteva fidarsi, verrebbe da dire guardando i dati dello studio pubblicato da Rosanna Tarricone, Associate Dean della SDA Bocconi, insieme a un team internazionale che ha coinvolto 14 Paesi con redditi, strutture sanitarie e popolazioni diverse. Dall’Italia al Regno Unito, passando per l’Etiopia, gli Stati Uniti o il Messico, il fattore comune tra chi ha scelto di vaccinarsi, anche al di là degli obblighi imposti dai diversi Paesi, è la fiducia. “La decisione di ricevere un vaccino è influenzata dall’esperienza con la qualità dell’assistenza sanitaria. Maggiore è la positività dell’esperienza, maggiore è la propensione a vaccinarsi”, spiega Rosanna Tarricone.
Guardando alla sola Italia, l’indagine, condotta tra coloro che hanno ricevuto anche due richiami dopo le prime due dosi, rileva che la certezza di ricevere cure adeguate in caso di necessità arriva al 63,9%. Una percentuale molto più alta, 48,8% rispetto al Regno Unito o 57,7% negli Stati Uniti, dove la propensione al vaccino è stata inferiore che da noi. Pertanto, al contrario, la minore fiducia nei vaccini è stata, a livello globale, tra le donne, quelle con un basso livello di istruzione e quelle che vivono nelle zone rurali. Eppure, spiega ancora Tarricone, “i vaccini e lo screening sono tra i programmi di sanità pubblica più convenienti”.

Solo due italiani su dieci promuovono il Servizio Sanitario Nazionale

Ma in realtà gli obiettivi sono lungi dall’essere raggiunti. Nella stagione 2022-23 solo il 20,2% della popolazione generale e il 56,7% degli anziani sono stati vaccinati contro l’influenza, numeri lontani dall’obiettivo di copertura del 75% fissato dal Ministero della Salute. Certo, prima della pandemia, nella stagione 2018-19, il tasso generale si fermava al 15,8% e al 53,1% tra gli anziani. Ma la ripresa è stata poca rispetto agli obiettivi.
“Escludendo la vaccinazione anti-Covid, caratterizzata da restrizioni particolarmente severe per chi non l’ha ricevuta, ci chiediamo cosa spinga i cittadini a esitare nel tutelare la propria salute”, dice ancora Tarricone. La risposta sarebbe la fiducia. “La tensione nel sistema sanitario e nel governo aumenta le possibilità di vaccinazione, anche oltre gli obblighi nazionali, mentre l’insoddisfazione per i servizi sanitari o le esperienze negative riducono queste possibilità”, spiega.
E l’Italia non sembra andare molto bene, visto che, sempre secondo i numeri della Sda Bocconi, solo due italiani su dieci valutano il servizio sanitario molto buono o eccellente, inferiori nella classifica anche rispetto ai Paesi africani e gran parte delle nazioni asiatiche e sudamericane. «La cosa ancora più preoccupante è che solo il 13,1% esprime ottimismo riguardo al miglioramento del sistema sanitario. Questi risultati richiedono seriamente attenzione, e richiedono un dibattito serio che stimoli una discussione sugli elementi necessari per ristabilire un rapporto di fiducia con la popolazione, alla base della futura sostenibilità del servizio sanitario nazionale”, afferma Tarricone.

Vaccini in calo in gran parte d’Europa
Un tema sul quale gran parte dell’Europa si interroga. “Nel nostro obiettivo comune di garantire una vita più sana e sicura alle generazioni attuali e future, è fondamentale che la vaccinazione rimanga una pietra angolare della salute pubblica”, ha affermato Stella Kyriakides, Commissaria per la Salute e la sicurezza alimentare, in occasione della Settimana mondiale dell’immunizzazione della salute che celebra i 50 anni dall’introduzione del programma ampliato di immunizzazione, parlando insieme ai rappresentanti dell’OMS. Nel 1974 solo il 5% dei bambini nel mondo era stato vaccinato contro la difterite, il tetano e la pertosse. Oggi questa cifra è salita a quasi l’85% dei bambini in tutto il mondo e al 94% nella regione europea dell’OMS.
«Mentre celebriamo questi risultati monumentali, che hanno protetto la salute di più generazioni, sulla scia della pandemia di Covid-19 il calo dei tassi di vaccinazione in alcuni paesi della regione europea tra il 2020 e il 2022 evidenzia la vulnerabilità del nostro successo. Negli ultimi tre anni, più di 1,8 milioni di bambini non sono stati vaccinati contro il morbillo. La conseguenza di ciò è un aumento di 60 volte del numero di casi nel 2023 rispetto al 2022. La nostra determinazione a garantire i benefici della vaccinazione per tutti, ovunque, non deve vacillare”, afferma il commissario Kyriakides.
Costruire un sistema sanitario che funzioni e susciti fiducia, potrebbe essere la lezione che emerge dallo studio Sda Bocconi, è il modo migliore per usarlo meno. Con la tutela, innanzitutto, delle vite umane e, allo stesso tempo, delle risorse economiche.

Tag: Vaccini domanda fiducia Buona cura paga prevenzione

 
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