Cambiamenti climatici, il 94% delle case italiane è a rischio — idealista/news – .

Cambiamenti climatici, il 94% delle case italiane è a rischio — idealista/news – .
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IL cambiamenti climatici ed eventi estremi sembrano aver aumentato il livello di attenzione degli italiani. Pensare al tuo casa, solo il 16% lo considera sicuro e non percepisce questo tipo di rischio. Otto su dieci (82%) si dichiarano invece più sensibili di quanto lo fossero anche solo pochi anni fa e di questi più della metà, il 42%, si dice fortemente preoccupato che con l’intensificarsi dei fenomeni la propria abitazione possa subire danni anche molto rilevanti nel prossimo futuro. Lo rivela l’ultima ricerca dell’Osservatorio Sara Assicurazioni.

Questa preoccupazione negli ultimi anni ha addirittura spinto un italiano su tre (32%) sta pensando di trasferirsi in una zona più sicuraanche se, dice il 20%, la sensazione generale è che questi eventi ormai possano accadere ovunque e non ci sono aree che si possano dire a rischio zero.

Il nostro Paese è infatti particolarmente esposto a fenomeni calamitosi. Secondo l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA), Il 94% dei comuni italiani sono potenzialmente a rischio di frane, inondazioni ed erosione costiera. Lo scorso anno, inoltre, come sottolineato dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, in Italia sono stati registrati 16.307 terremoti, uno ogni 30 minuti, in linea con il 2022.

Per ridurre questi rischi e le loro conseguenze Su persone, beni e case, secondo gli italiani, sono necessari innanzitutto interventi per mettere in sicurezza il territorio e contenere il rischio idrogeologico (40%). Sarebbe inoltre necessario migliorare la sicurezza degli edifici esistenti (33%) e investire in tecnologia (23%), soprattutto a scopo preventivo, ad esempio attraverso sensori di allarme.

Per ridurre ulteriormente gli effetti di questi fenomeni, Il 60% degli italiani oggi prenderebbe in considerazione l’idea di assicurare la propria casa contro il 40% riluttante. Se le ragioni del “no” sono legate soprattutto alla scarsa conoscenza di questo tipo di polizza (27%) e alla presenza di altre spese da sostenere (21%), ciò che spinge sei connazionali su dieci verso questa possibilità è invece la volontà di tutelarsi economicamente in caso di danni e la maggiore sensibilità dichiarata verso questi rischi.

 
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