C’era folla ieri mattina al tribunale di Ascoli dove erano presenti molte delle persone per le quali la Procura aveva chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito delle indagini sui Green Pass falsi. È il caso che ruota attorno al medico ascolano Giuseppe Rossi, anche lui recentemente scomparso. Era il novembre del 2022 quando la Procura inviò l’avviso di chiusura delle indagini riguardo ad una brutta truffa avvenuta in piena pandemia, quando gli stratagemmi per evitare di vaccinarsi contro il Coronavirus per uscire dalle restrizioni e soprattutto dalla piena gli ospedali dei malati si verificarono in tutta Italia, e il Piceno non fu diverso.
Le altre 16 persone avevano infatti chiesto di transigere in fase di indagine, ammettendo le proprie responsabilità. Con la morte del medico, la richiesta di rinvio a giudizio riguarda le altre 55 persone, tra cui Maurizio Strappelli ritenuto intermediario tra il medico e i pazienti che desiderano ottenere il Green pass senza sottoporsi alla vaccinazione anti-Covid. Molti avvocati hanno chiesto termini alla difesa per valutare la strategia da adottare, considerando che le sanzioni sono piuttosto ingenti.
A tutti sono imputati i reati di falso ideologico, falso materiale commesso da un pubblico ufficiale nell’esercizio delle sue funzioni e corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. Quest’ultimo reato in particolare comporta sanzioni elevate, ma la legge prevede riduzioni di pena per chi in fase investigativa fornisce elementi utili a definire la materia oggetto di indagine. Così hanno fatto i 16 che hanno chiesto di essere interrogati nei mesi scorsi, fornendo un contributo alle indagini, e infine chiedendo di negoziare pene moderate da scontare con mezzi alternativi al carcere, ad esempio servizi di pubblica utilità.
P. ecc.
