Club Dogo, la recensione del concerto – .

La gente del Club Dogo a San Siro è quello che non ti aspetti: è capace di esplodere in a urlo più potente per l’ingresso sul palco di Emi Lo Zio (famoso autista e personal manager che li segue fin dagli esordi) e Vincenzo da Via Anfossi (rapper, scrittore, storico membro della crew Dogo Gang) e per quello di Sfera Ebbasta, Elodie e Lazza. E anche se qualcuno ha obiettato che è un popolo che non fa sold-out (a poche ore dall’inizio del concerto, infatti, erano ancora in vendita gli ultimi biglietti) i dati sono comunque più che impressionanti: 160.000 biglietti venduti complessivamente, di cui 45.000 per lo stadio e 110.000 per la loro residenza al Forum di Assago la scorsa primavera. La maggior parte dei partecipanti è giovani adultiche è cresciuto con i Dogo e che aspettava l’occasione da anni rivederli insieme; forse perché all’epoca del loro ultimo tour, ormai dieci anni fa, erano troppo giovani per partecipare ad uno dei loro live.

L’obiettivo era quello celebrare un’epocaquello in cui l’hip hop italiano ha iniziato timidamente a per entrare nel mainstream tra mille pregiudizi e problemi, primo fra tutti la difficoltà nell’ farsi capire darne uno Paese moralistaappassionato dell’idea che la musica debba essere leggera di nome e di fatto e non debba trattare argomenti controversi. Ford, Jake La Furia e Don Joe hanno spesso polarizzato la discussione, o li ami o li odi. Anche i loro detrattori, tuttavia, riconoscono la loro capacità narrativa e una lungimiranza analitica e musicale e una capacità superiore nel descrivere una Milano fin troppo reale, che è è sempre esistito sotto la superficie e che vive di espedienti ed emozioni viscerali.

Non a caso, il scenografia della serata propone uno scenario suburbano: il vagone della metropolitanaauto di cattivo gusto parcheggiate in doppia fila, vetrine di tabaccai e acquirenti d’oro. Le immagini, dirette dal loro fidato regista Fabrizio Conte, mostrano tutto la loro immaginazione: dalla rozzezza delle banconote arrotolate per sbuffare all’autoironia di un goffo King Kong che si arrampica the skyscrapers of Piazza Gae Aulenti. Con qualche sorpresa: il punitore Mario Giordano che si presta a prendersi in giro mentre racconta la parabola delle origini del Club Dogo (viene fischiato rumorosamente); una clip sulla vita di Smeralda tutti gli yacht e le showgirl dei primi anni 2000, che culmina in un videomessaggio di Flavio Briatore (serve per lanciare «Briatori», una canzone che è stata spesso scambiata per celebrazione di quel mondoquando in realtà si proponeva di fare il contrario); alcune immagini d’epoca tratte da Concerto di Bob Marley a San Siro nel 1980, con tanto di intervistatore del Tg2 che gli chiede di parlare della «contraddizione del volendo distruggere Babilonia ma di accettare i suoi soldi” (una critica che è stata spesso rivolta anche ai Dogo).

La scala attraversa ogni fase creativa del gruppo: si comincia con «C’era una volta in Italia» e «Mafia del boom bap» tratti dall’ultimo album «Club Dogo» del 2024, e poi riavvolgere velocemente il nastro e arrivano alla volta di «Mi Fist», il loro album di debutto del 2003. In mezzo ci sono tutti i loro successi più famosi e tanti ospiti per rendere omaggio alle sue gesta. Sfera Ebbasta è il protagonista di un simbolico passaggio di testimone: «Sognavo questo momento fin da bambino», dice, «Grazie per aver preso in mano la questione», risponde Gué riferendosi al rap italiano. E poi Lazza, Alborosie, Giuliano Palma, Coez, J Ax, Arisa, Elodie. Ma soprattutto è Marracash ruba la scena a tutti gli altri ospiti, in parte per l’entità del suo contributo (resterà sul palco per quattro brani) e in parte perché la collaborazione tra lui e i Dogos ha fatto la storia del rap (ha debuttato nella crew Dogo Gang, e l’esibizione di «Puro Bogotà» nel 2007, insieme a Vincenzo da Via Anfossi, è stata accolta da una vera e propria ovazione). Una serata che è la culmine giusto di una carriera lunga e intensa, ma che suona anche un po’ come quella fine di un percorso: chissà se rivedremo Gué, Jake La Furia e Don Joe insieme sullo stesso palcoalla fine di questo tour.

 
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