recensione del primo film di Neri Marcore da regista – .

Marcoré nero? Attore (teatro, cinema, TV). Doppiatore (Anima, Cattivissimo Me 2). Conduttore (ragazzo giovane, su radio locali marchigiane e in TV). Imitatore (la sua carriera iniziò nel La corrida è a Stasera vado). Aggiungi: regista e sceneggiatore. Zamora (nei cinema) è scritto, diretto e interpretato da lui. Ed è un buon inizio.

Il trailer di Zamora, il film di e con Neri Marcoré | video

Lo definisce “il mio miglior film”. È riuscito a coinvolgere un cast di amici e volti noti, conquistati dal libero adattamento dell’omonimo romanzo di Roberto Perrone (morto il 29 gennaio 2024 e a chi Zamora è dedicato).

Marta Gastini, Pia Engleberth e Alberto Paradossi

Zamora, la trama dell’esordio alla regia di Marcoré

Quella di il trentenne Walter Vismara (Alberto Paradossi) è la vita ordinata e senza sorprese di un ragioniere in una piccola fabbrica di Vigevano. Con la chiusura improvvisa dello stabilimento tutto cambia. Grazie all’aiuto del suo vecchio datore di lavoro, si ritrova nel mondo operoso Milano degli anni ’60. Walter viene catapultato in un’azienda avveniristica al servizio del Cavalier Tosetto (Giovanni Storti), un imprenditore grande tifoso dell’Inter.


Giovanni Storti

Come tutti intorno a lui, tranne Walter, che arriva coinvolto suo malgrado – e per non perdere il lavoro – nelle sfide settimanali tra dipendenti single e sposati. E negli allenamenti settimanali in vista dell’attesissimo evento partita del 1 maggio. Si definiva “portiere” quasi per caso, non conoscendo il gioco e considerandolo tale pubblicità pazzesca, il povero Vismara si rivela inadatto al ruolo. È finito al centro delle prese in giro dei colleghi sarcasticamente ribattezzato “Zamora”come il fenomenale Portiere spagnolo degli anni ’30. Umiliato in campo sportivo e sentimentale – la segretaria Ada (Marta Gastini) preferisce uno dei suoi peggiori aguzzini, lo spaccone Gusperti (Walter Leonardi) – il ragioniere escogita un piano per vendicarsi. Coinvolgente Giorgio Cavazzoni (Neri Marcorè): ex portiere del Milan e della Nazionale, ritiratosi a causa di uno scandalo con una hostess…


Alberto Paradossi e Giacomo Poretti

Il cast di Zamora: amici e colleghi

Era Bobo Craxi dentro Hammamet di Gianni Amelio. Ma per molti sarà una sorpresa scoprirlo Alberto Paradossi come il protagonista del film, quel Walter che ci viene presentato come riservato e timido, ma anche presuntuoso e rancoroso. UN “Fantozzi” milanese e meno caustico., attorno al quale ruota l’intero film. Senza nulla togliere a Giorgio Cavazzoni interpretato da Neri Marcorè, anch’egli fondamentale nella storia. Loro due, e la loro relazione, sono al centro di un affresco in cui ogni personaggio ha un proprio spazio e una propria funzione. Dal “mentore” commendator Galbiati (Antonio Catania) al cavalier Tosetto di un’incredibile e irresistibile Giovanni Storti, fanatico del folber (calcio, come lo chiamava Gianni Brera).

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Antonio Catania

Ma anche l’insopportabile Gusperti di Walter Leonardi, e tutti i personaggi femminili, che lo stesso regista ha voluto «donne moderne e decisamente superiori per sensibilità e intelligenza” ai loro omologhi. E così Ada (Marta Gastini), indipendente e libera nonostante le regole dell’epoca, o la sorella di Walter, Elvira (Anna Ferraioli Ravel), determinate a vivere una vita piena e felice nonostante le convenzioni sociali. E la madre Anna (Pia Lanciotti), discreta, ma presente ed emancipata. Figure a cui si uniscono, per completare il cast, Giovanni Esposito, Giacomo Poretti, Alessandro Besentini e Francesco Villa (Ale e Franz). Davide Ferrario e il cameo di Marino Bartoletti. E molti altri.

Zamora, la recensione: ritratto vintage e garbato dell’Italia pre-68

“Nel calcio, come nella vita, devi imparare a lanciarti. Anche se perdi, ciò che conta è rialzarsi e ripartire più forti di prima” ci ricorda la presentazione del film, fatta a immagine e somiglianza del suo regista. Marcoré davanti (con l’interpretazione di a Virgilio si è dimesso, ma non si è dimesso) e dietro la macchina da presa, detta i tempi di una storia perfettamente coerente con l’ambientazione e lo stato d’animo del periodo in cui è ambientata. Eppure capace di raccontare qualcosa al pubblico di oggi, così affamato – o bisognoso – di speranza, di educazione e di valori.

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Ma è più la cortesia che la nostalgia a farci sentire a nostro agio in quel contesto, forse meno dinamico di quello a cui siamo abituati oggi o di quello che le cronache ci raccontano di anni in cui tutto sembrava possibile. Ben prima del ’68. Un’Italia lontana, diversa come forse lo stesso Marcorè prima e dopo questa esperienza. Un artista completo e poliedrico, meno appariscente o celebrato di altri, che come regista potrebbe conquistare alcuni suoi detrattori come attore. Non tanto per l’originalità delle scelte o il coraggio della messa in scena, ma per la pulizia ed equilibrio formale (forse anche troppo) mostrato. Insomma, Zamora lascia ben sperare per il seguito dei suoi nuova carriera.

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Marcorè sul set

Zamora non è Neri Marcorè

«Zamora È il mio miglior film. Anche perché è l’unico che abbia mai diretto, ma Spero davvero che non sia l’ultimo. Vedremo come andrà prima di affrontare altri progetti.

Dopo 150 film e serie tv come attore, ho voluto provare… L’idea risale a 20 anni fama il primo progetto era diverso, anche se ero già coinvolto allora… Abbiamo iniziato a scrivere il nostro film nel 2021. Tutto è iniziato con la lettura del libro di Roberto Perrone. Abbiamo ha aggiunto personaggi e ha portato avanti la storiadal 1963 al 1965/66, perché mi piaceva avvicinarsi allo spirito del ’68che avrebbe cambiato la vita e i comportamenti sociali di molte persone.

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Zamora: Alberto Paradossi e Neri Marcorè

È dedicato al nostro amico Roberto. Se c’è un rammarico è quello di non riuscire ad arrivare in tempo per mostrargli nient’altro che qualche foto di scena e piccoli spezzoni montati, qualche spezzone. Ma il la sua emozione dopo aver letto la sceneggiaturamentre era in ospedale, è un ricordo molto dolce.

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Mi sono subito ritrovato nel suo provinciale trasferitosi in una grande città. Nel suo modo scomodo di affrontare la vita quotidiana, nel suo senso di inadeguatezza verso la vita che ti passa davanti e che non hai il coraggio di mordere. Alberto Paradossi fa tutto alla perfezione. Sono felice di aver potuto fare con lui, cosa Pupi Avati ha fatto con me: dammi fiducia come attore al momento di Il cuore altrove. Viva i volti nuovi!».

 
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