La certezza che, anche se l’oggi sembra senza via d’uscita, “c’è ancora un domani” – di Enrico Galiano – .

Sì, certo, lì violenza contro le donne.

Naturalmente, il patriarcato nel suo periodo di massimo splendore, tutto contenuto non tanto negli schiaffi di Valerio Mastandrea ma nel suo sguardo sempre freddo, superiore, quello di chi ti fa un favore parlandoti.

E Sono stati scritti fiumi di parole su questo film descrivere l’oggi raccontandoci di ieri, quanto ci racconta del presente utilizzando il bianco e nero.

Ma a un certo punto ti rendi conto che non è solo questo. Non si tratta solo di questo.

Sono convinto che un film diventi un classico quando moltiplica i livelli di lettura: quando, cioè, la mera “trama” diventa in realtà la fotografia di qualcosa, di un sentimento, di una sorta di dinamica emotiva. Un’allegoria.

Come i miti, sai? Li leggi e sai che non parlano mai solo di dei e dee, di eroi ed eroine, ma di tutti. Di tutti noi. E tutti loro.

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Ecco: C’è ancora domani non si tratta solo di una storia degli anni ’40: non si tratta solo di una donna vittima di un marito violento e ancor più di una cultura che le ha insegnato a soffrire e a tacere.

È una metafora di qualcosa di molto più universale.

Te ne accorgi non subito, ma quasi. La scena che secondo me ti fa capire è quando l’amico di Delia, Marisa (Emanuela Fanelli)Al mercato scuote la testa e le dice di lasciare lui, quel marito, per andare via.

Lì la risposta di Delia è sempre la stessa: “Eh, devi capire, ha combattuto in due guerre”, ma noi che siamo spettatori di quest’anima imprigionata in un matrimonio così evidentemente infelice, insomma, ci viene quasi voglia di entrare nello schermo e ribellarci, abbattere la quarta parete e unirci a Marisa nel dire a Delia “Aò! Ma allora!”

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C’è ancora domani sai di cosa sta parlando, in realtà?

Quando sei bloccato, o bloccato, in una vita che non è la tua.

Quando tutto intorno a te ti dice che dovresti cambiare, andare via, un lavoro che ti deprime, una relazione che ti appiattisce, amicizie che non ti danno nulla, eppure.

Eppure non te ne vai.

Perché sembra niente, ma Ci vuole un grande coraggio per fare una scelta del genere. Ci vuole una forza enorme per sfidare l’ignoto, le convenzioni, i giudizi delle persone.

Quanto era bravo Mastandrea in questo film, nel suo ruolo di cattivo socialmente accettato, il male nella sua versione più atroce: la banalità. Perché proprio così, è quella forza che ti trattiene in una vita che non ti appartiene, ha gli stessi occhi torvi di Ivano, il marito di Delia, e punisce ogni tentativo di fuga con gli stessi schiaffi potenti. E per la società, per le convenzioni, è lui che ha ragione.

E quanto è vivida la recitazione di Cortellesi, in quegli occhi perennemente stanchiin quelle rughe dolorose alla Annamagnano, in quella caparbia resistenza in cui tutti siamo stati, tutte le volte che non abbiamo saputo – né potuto – dire no a qualcosa che ci uccideva dentro.

E mi piace che il finale sia quello, esattamente quello (Non lo spoilererò, non preoccuparti).

Ma è bello che te lo dica così, che l’unica via d’uscita è tutti insieme.

Che non puoi ribellarti alle ingiustizie – o alle vite bloccate – usando verbi al singolare. È sempre un fatto plurale, per tutti.

Questo è ciò che ti lascia alla fine un film in cui per tutto il tempo eri in ansia nel guardare un’anima in prigione: la certezza che le sbarre che la vita ti mette intorno si possono sempre rompere.

La certezza che, per quanto l’oggi sembri non avere via d’uscita, c’è ancora un domani.

L’AUTORE E IL NUOVO ROMANZO – Enrico Galiano,, insegnante e scrittore friulano classe ’77, in classe così come sui social, dove ha un grande seguito, sa parlare ai ragazzi. Dopo il successo di romanzi (tutti pubblicati da Garzanti) come Eppure cadiamo felici, Tutta la vita che vuoi, Felice contro il mondoE Più forte di qualsiasi addioha pubblicato un libro molto particolare, Basta un attimo per tornare bambini, illustrato da Sara Di Francescantonio. Poi è tornato al romanzo con Dormi stanotte sul mio cuoree il suo primo saggio fu pubblicato anche da Garzanti, L’arte di fare grandi errori. Con Salani Galiano pubblicò poi il suo primo racconto per bambini, La società segreta dei risparmiatori di parole. E poi è uscito il suo secondo saggio, sempre per Garzanti, Scuola di felicità per eterni ripetitori. Dopo il romanzo Geografia del dolore perfettosi prepara a tornare in libreria con Una vita non è sufficiente

Enrico Galiano Una vita non basta

Qui puoi leggere tutti gli articoli scritto da Galiano per il nostro sito, con il quale collabora stabilmente da diversi anni.

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