chi è lo spettatore? Recensione del film di Ishana Night Shyamalan The Watchers – .

Nel bene (soprattutto) e nel male, il cinema di M. Night Shyamalan si è affermato con forza nell’immaginario collettivo anche tra i non appassionati. Stili e simboli del suo approccio all’argomento sono stati analizzati e sezionati, se non ridicolizzati, ma resta un autore capace di far parlare di sé e controverso nel corso di quasi trent’anni, anche con più di un flop di critica e di botteghino.

Allievo di Hitchcock e Spielberg come forse nessun altro regista contemporaneo, Shyamalan è riuscito a prendere le distanze da entrambi i modelli, creando un approccio molto specifico che raramente ha tentato di replicare. Gli Osservatori – Ci osservanoil primo lungometraggio di sua figlia La notte di Ishanarappresenta l’eccezione.

Già regista di alcuni episodi di Il servitoreuna serie Apple+ alla quale ha collaborato anche lo stesso M. Night e Giulia Ducournau (Titano), Ishana Shyamalan crea una dichiarazione d’intenti fin dal titolo: la trama ruota attorno a misteriosi spettatori che ogni notte osservano la finestra di un rifugio in una foresta irlandese. Costrette all’interno ci sono Mina (Dakota Fanning) e altre persone hanno denunciato la scomparsa poiché erano rimaste intrappolate nella boscaglia per diverso tempo.

La matrice comune rispetto a molti film del padre, cioè la metafora, risulta subito chiara metacinematografico. Queste creature non identificate esigono che i personaggi del loro personale spettacolo siano sempre in scena, creando all’interno della narrazione una situazione cinematografica quasi rimediata.

Il parallelo con il medio è concettualmente affascinante, ma anche contrario al recente Bussare alla portaIl film più recente di M. Night (e di cui la stessa Ishana è assistente alla regia), appare fin troppo evidente, togliendo ogni alone di mistero e privando anche il pubblico della possibilità di riflettere attivamente su questo sottotesto.

Anche Ishana Shyamalan recupera la natura giocoso delle opere del suo vecchio, costruendo un universo narrativo alla maniera di un gioco da tavolo, all’interno del quale vige una certa regolamentazione (reale e non) dettata dal “regista” di turno, chiamato sempre a giocare con realtà e finzione , omettendo o distorcendo la verità, così come la persona dietro la telecamera.

Gli osservatori da questo punto di vista è un buon tentativo di metabolizzare questa lezione, visto che la maggior parte degli ingranaggi funziona a dovere. Non sempre, però, la sceneggiatura riesce a sostenere la piattaforma di gioco, trasgredendo troppo facilmente le stesse regole imposte dal film o limitando la libertà di pensiero dei protagonisti, pedine anche nel trascurare ragionamenti naturali ed evidenti in nome della una progressione pulita. della trama.

Tuttavia Gli Osservatori – Ci osservano riesce a trovare la sua completezza, soprattutto in una seconda parte dove viene chiarito l’aggiornamento attuato sul settore tematico caro a M. Night, portando il discorso su un piano strettamente attuale e affrontando, a suo modo, l’evoluzione del cinema, la sua incontrandosi conintelligenza artificiale e la possibilità di un rapporto non conflittuale tra queste due entità.

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