Gaza, la strage dei volontari: uccisi 7 operatori umanitari. Londra e Usa furiosi, Netanyahu: “Un errore” – .

Gaza, la strage dei volontari: uccisi 7 operatori umanitari. Londra e Usa furiosi, Netanyahu: “Un errore” – .
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Questa volta Netanyahu e i vertici militari non hanno nemmeno aspettato i primi risultati delle indagini della FFAM, l’organismo incaricato dall’esercito di far luce sull’accaduto, per assumersi la piena responsabilità del massacro di operatori umanitari dell’altra notte a Dir al Balah, nelle vicinanze Gaza.

Sette morti prolungano una tragica catena di errori. I volontari sono arrivati ​​da lontano: Stati Uniti, Gran Bretagna, Polonia, Australia. Che si affidano a chi conosce bene il territorio, un autista palestinese, anche lui ucciso. Tre missili lanciati in rapida successione da un drone hanno colpito direttamente tre auto appartenenti all’organizzazione umanitaria no-profit World Central Kitchen, nonostante fossero facilmente identificabili dai loghi ben in vista sui tetti e avessero precedentemente segnalato i loro movimenti. E questo rende ancora più incomprensibile la dinamica dell’incidente.

LA RICOSTRUZIONE

Di certo le tre auto, di cui due blindate, arrivano nella notte in a Magazzino di Dir el Balah, dove vengono scaricate cento tonnellate di aiuti provenienti dal corridoio marittimo inaugurato poche settimane fa lungo la rotta che porta a Cipro. E qui sarebbe potuto nascere il tragico errore. Su uno dei camion – secondo una ricostruzione – un’unità di guardia ha avvistato una figura che “sembrava armata”. È quindi a questa cifra che erano mirati i colpi mirati al convoglio, appena uscito dal magazzino.

L’esercito ora indaga su questo aspetto e, attraverso il suo portavoce, il contrammiraglio Hagari, parla di grande apprezzamento per la “nobile missione” portata avanti dal WCK, che portava a Gaza ogni giorno 170mila pasti caldi ma che ora ha annunciato la sospensione delle attività sul territorio. Anche Netanyahu non ha perso un attimo a rammaricarsi del “tragico caso in cui le nostre forze armate hanno colpito involontariamente persone innocenti” e ha promesso un’indagine trasparente i cui risultati saranno poi condivisi con tutti i Paesi interessati.

LE REAZIONI

Ma tutto questo evidentemente non basta a spegnere la polemica. Di cui parla la leader dell’organizzazione nota per i suoi interventi umanitari in altri scenari di guerra e in recenti casi di catastrofi naturali «attacco mirato» contro il convoglio.

Le condanne furono immediate e dure: gli Stati Uniti e il Segretario di Stato si dichiararono “affranti”. Antonio Blinken definisce gli operatori «eroi che corrono attraverso il fuoco, e mostrano il meglio che l’umanità ha da offrire quando il gioco si fa duro» e conclude con un avvertimento: «non dovrebbero esserci situazioni in cui persone che cercano di aiutare i propri simili si correre grandi rischi”. Parole che sembrano tenere conto dei numeri indicati da fonti Onu secondo cui dal 7 ottobre ad oggi hanno perso la vita dall’inizio del conflitto 196 operatori umanitari.

E fanno sentire la loro voce anche Australia e Regno Unito – i più colpiti, tre vittime – che ha convocato l’ambasciatore israeliano, mentre il ministro degli Esteri David Cameron protestava con il suo omologo. Condanna anche il Canada (una delle vittime aveva la doppia cittadinanza americana e canadese) mentre la Polonia chiede “spiegazioni urgenti”. E protesta anche l’Europa con Josep Borrell, mentre il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani chiede a Israele di fare chiarezza e ricorda che “il rispetto del diritto umanitario e la protezione dei civili sono priorità”.

In questo coro non mancano le organizzazioni umanitarie, che invitano le parti in conflitto a rispettare le leggi internazionali e ricordano che tutti gli operatori si sentono in pericolo. “Gaza è uno dei luoghi più pericolosi per un’operazione umanitaria”, dicono. Nel frattempo gli Emirati sospendono il sostegno ai corridoi attraverso i quali arrivano gli aiuti. E mentre a Gaza il livello del conflitto resta alto, al Cairo i negoziatori israeliani hanno elaborato una nuova ipotesi per un accordo di cessate il fuoco in cambio di oltre cento ostaggi. Se riceverà il via libera dal governo israeliano, la parola passerà a Hamas, che finora ha respinto tutte le ultime proposte.

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Il Messaggero

 
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