A poche settimane dalla decisione della Francia – unico Paese al mondo – di includere il diritto all’aborto nella Costituzione (cosa che ovviamente ha irritato non poco il Vaticano e la Chiesa d’Oltralpe), un altro episodio ha inasprito ulteriormente i rapporti tra la Francia e la Santa Sede. Vedi: è il caso del cardinale Marc Ouellet condannato dal tribunale civile di Lorient a pagare diverse centinaia di migliaia di euro in solido insieme ad un ordine religioso per aver diffamato e messo in strada da un giorno all’altro la suora francese Marie Ferreol. Dopo trent’anni di onorato servizio nella comunità domenicana, a causa del suo orientamento conservatore, Suor Marie si ritrovò senza risorse, completamente sola, messa alla berlina. Era stata giudicata da una sorta di tribunale interno alla Chiesa a seguito di un’ispezione vaticana ordinata dall’ex potentissimo cardinale canadese Ouellet, già prefetto del Dicastero dei religiosi.
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Il Vaticano ha risposto con un comunicato durissimo: «un’eventuale sentenza della Corte di Lorient potrebbe sollevare non solo questioni rilevanti in materia di immunità, ma se si fosse pronunciata sulla disciplina interna e sull’appartenenza a un istituto religioso, avrebbe potuto dar luogo a un grave violazione dei diritti fondamentali alla libertà religiosa e alla libertà di associazione dei fedeli cattolici”. Tradotto significa che il Papa è sceso in campo per difendere le prerogative del cardinale e della Santa Sede. Una sorta di linea Maginot che la giustizia francese avrebbe oltrepassato.
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È, infatti, la prima volta che un cardinale è chiamato a rispondere in solido da un tribunale civile per una decisione interna alla Chiesa. Sullo sfondo di questa durissima reazione c’è il timore che si possa creare un pericoloso precedente capace di aprire una voragine per cause di risarcimento legate alla pedofilia.
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Il comunicato vaticano aggiunge di aver appreso della decisione del tribunale di Lorient solo dalla stampa (la notizia era stata anticipata da La Croix) e che per il momento Ouellet non ha mai ricevuto alcuna convocazione da parte della Corte anche se «ha effettivamente condotto un lavoro apostolico visita all’Istituto dei Domenicani dello Spirito Santo (Dominicaines du Saint Esprit), in ottemperanza ad un mandato pontificio; al termine di tale visita, furono adottati una serie di provvedimenti canonici nei confronti della signora Sabine de la Valette, compresa la sua dimissione dall’istituto religioso”.
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Tutto cominciò quando Ouellet, all’epoca responsabile del dicastero dei vescovi, aveva affidato a due ispettori monache il compito di far luce sul caso di una religiosa tradizionalista che era in rotta di collisione con il suo monastero. Nell’ottobre 2020, senza fornire alcuna spiegazione alla suora, a suor Ferréol era stato ordinato di lasciare la comunità. L’avvocato della suora, Adeline le Gouvello, ha detto: “non le è stata nemmeno data la possibilità di avere una difesa o un avvocato”. La suora si è ritrovata senza casa, lavoro e sussidi di disoccupazione. Niente.
I danni calcolati dal tribunale e imposti agli imputati (e all’ordine religioso) ammonterebbero a quasi 300mila euro. La presidente del tribunale civile, Armelle Picard, aveva criticato il Vaticano per non aver mai avuto accesso ai documenti del dicastero. Il Vaticano, tramite un avvocato, ha fatto sapere che non esiste alcun diritto di accesso ai dossier riservati.
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