Chi è con chi? Non è tutto schematico…
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Chi è con chi? Non è tutto così schematico come sembra. Nel Medio Oriente il rischio che alleanze o semi-alleanze opposte siano cementate da interessi comuni e inimicizie piuttosto che da veri valori condivisi (retorica a parte). È ciò su cui contano Israele e Iran, alle soglie di un’escalation che gli ultimi sviluppi bellici lasciano sospesa sull’orlo di un abisso imperscrutabile. Un rischio i cui intrecci, regionali e globali, assumono qua e là le forme fugaci di un arabesco, con ambiguità e sovrapposizioni talvolta sorprendenti rispetto a certi schemi troppo semplicistici: in un quadro in cui il grande gioco della geopolitica riflette giochi di ombre e di specchi.
Volendo ridurla al bianco e nero, la sfida vede fronteggiarsi da un lato i paladini occidentali dello Stato ebraico, guidati dagli Usa e sostenuti da partner sunniti storicamente vicini all’influenza di Washington (e Londra); dall’altro, il sedicente “asse della resistenza” costituito da Stati, movimenti e milizie (sciite e non) sostenuti dalla Repubblica Islamica, con il sostegno variabile di potenze mondiali non allineate all’Occidente, in primis Russia e Cina. Nel contesto di quella che solo molto parzialmente, e non senza evidenti contraddizioni, può essere descritta come una battaglia tra “democrazie” e “regimi autoritari”.
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