Con l’intensificarsi della tensione in Medio Oriente, Israele sembra pronto per una forte risposta all’Iran dopo l’attacco della notte di sabato 13 aprile. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, infatti, non intende ascoltare il presidente americano Joe Biden, che si è detto contrario a nuove azioni militari tra i due Paesi. Ma Israele risponderà, ha fatto capire, e sta delineando un piano basato su attacchi ai siti nucleari iraniani e operazioni cyber.
Una risposta contenuta ma efficace
L’attuale strategia israeliana mira a limitare le vittime civili, con attacchi mirati a obiettivi specifici. Ma non è così semplice: per colpire centrali nucleari come Fordow, che si trova a decine di metri sottoterra, servono bombe “bunker buster” da 13 tonnellate che gli Stati Uniti non sono disposti a fornire. Si tratterà di un’operazione complessa, poiché gli F-35 verranno utilizzati in diversi squadroni per coprire quasi 2000 km di volo. In tutti i casi, è importante specificare una risposta “tradizionale“ (con missili o bombardamenti aerei) si concentrerebbe sulle strutture militari, in modo da evitare il più possibile vittime civili.
Guerra elettronica
Il cyber-raid è un’altra opzione sul tavolo.
Ripetendo le tattiche del 2009, quando il virus Stuxnet infettò i computer dei siti nucleari iraniani e ne rallentò i progressi, Israele potrebbe optare per attacchi simili con l’obiettivo di destabilizzare ulteriormente le infrastrutture critiche dell’Iran. Questo tipo di attacco avrebbe il vantaggio di colpire duramente il regime iraniano senza causare danni visibili o vittime dirette.
La preoccupazione degli alleati
Nonostante la determinazione israeliana, la risposta degli alleati internazionali, compresi gli Stati Uniti, è stata cauta. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e altri leader mondiali hanno invitato alla moderazione per evitare un’escalation che potrebbe destabilizzare ulteriormente la regione. Israele, dal canto suo, è costretto a mediare tra le pressioni occidentali e la necessità di dare una risposta decisiva a Teheran.
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