“Se ci attacca non rimarrà più nulla di lui” – .

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Se Israele attacca l’Iran, è “improbabile” che “qualcosa” rimanga dello Stato ebraico. È questo il nuovo avvertimento lanciato dal presidente iraniano, Ebrahim Raisi, durante un discorso all’Università di Lahore. Raisi, citato dall’agenzia Tasnim, si trova da ieri in Pakistan per una visita ufficiale di tre giorni.

Sottolineando che l’Iran “ha punito il regime sionista per il crimine commesso”, vale a dire l’attacco al consolato della Repubblica islamica a Damasco, Raisi ha affermato che “se il regime sionista commettesse l’errore di invadere la Terra Santa dell’Iran, la situazione si cambiamento ed è improbabile che rimanga qualcosa di questo regime”.

Ministro degli Esteri iraniano: le sanzioni Ue “deplorevoli”

Da parte sua, il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian ha definito “deplorevoli” le sanzioni varate dall’Unione Europea in seguito all’attacco iraniano a Israele. “È deplorevole vedere l’UE decidere rapidamente di applicare ulteriori restrizioni illegali contro l’Iran solo perché l’Iran ha esercitato il suo diritto all’autodifesa di fronte alla sconsiderata aggressione di Israele”, scrive in un commento pubblicato su X. “L’UE non dovrebbero seguire il consiglio di Washington” per rispondere alle richieste del “regime criminale israeliano”.

“È anche deplorevole”, continua, “che mentre il regime israeliano continua il suo genocidio contro i palestinesi attraverso vari crimini di guerra, attacchi missilistici e carestia, la reazione dell’UE a tali crimini non è altro che parole vuote. L’Ue deve agire in modo responsabile e sanzionare il regime israeliano”, conclude.

L’esperto: la tensione tra Israele e Iran per ora non ha alcun impatto duraturo sull’economia globale

“Per quanto riguarda l’escalation del conflitto in Medio Oriente, sebbene i mercati finanziari tendano a trascurare le incertezze geopolitiche, la prospettiva di un’espansione delle ostilità non manca di suscitare preoccupazioni, soprattutto se si considerano due fattori di rischio. Il primo è il sentimento del mercato, poiché durante le crisi gli investitori liquidano asset rischiosi e investono in “beni rifugio”, come l’oro o i titoli di stato. Il secondo è l’impatto macroeconomico, con il rischio di una crescita più lenta e di un’inflazione più elevata, guidata da una combinazione di sentiment e pressioni sulla catena di approvvigionamento”. Così Richard Flax, chief investment officer di Moneyfarm, società di consulenza finanziaria indipendente con approccio digitale, specializzata in investimenti a medio-lungo termine.

Secondo Flax “La situazione attuale rimane molto incerta, ma è troppo presto per concludere che ci sarà un impatto a lungo termine sull’economia globale. La geopolitica sta complicando le prospettive a breve termine e ha pesato sulla performance dei mercati negli ultimi giorni, nonché sulle sfide che i policy maker si trovano a dover affrontare nella ricerca dell’equilibrio tra inflazione e crescita.

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