UE, la presidenza di turno va a Orbán. Al voto, von der Leyen vede i Verdi – .

“Ora tocca all’Ungheria e al Primo Ministro Viktor Orbán”, ha scritto ieri pomeriggio il Primo Ministro belga De Croo su X, passando il testimone della presidenza dell’UE a Budapest. Ha chiuso il post con i soliti auguri, ma ha aggiunto una frase che la dice lunga sui suoi timori per i prossimi sei mesi: “Confido che lavorerai nell’interesse di tutti i cittadini dell’UE”.
Ieri Orbán era a Bruxelles per la cerimonia di consegna, che ha descritto su X come “molto gioiosa”: “Tutti sono molto felici che sia il nostro turno di rendere di nuovo grande l’Europa!” Non esattamente tutti.

La democrazia illiberale di Orbán, i suoi legami con il Cremlino e Pechino sollevano molti dubbi nella maggior parte delle capitali. Qualche mese fa, circolava l’ipotesi, accantonata, di non consentire a Budapest di guidare l’UE per i prossimi sei mesi. E alla fine di gennaio, l’irritazione dei paesi per il persistente veto di Orbán sul pacchetto di aiuti finanziari da 50 miliardi di euro per l’Ucraina ha portato alla minaccia di applicare il famoso articolo 7 del Trattato.per privare l’Ungheria del suo diritto di voto nel Consiglio per violazione sistematica dei valori fondamentali. Con l’avvicinarsi della presidenza, Budapest è diventata collaborativa, a modo suo. “Agiremo come mediatori imparziali”, ha promesso il ministro degli Affari europei Janos Boka, aggiungendo che “allo stesso tempo l’Ungheria userà la luce per presentare la sua ‘visione dell’Europa’ e guidarla nella giusta direzione”. Una delle priorità della presidenza è ripristinare la competitività dell’UE. Orbán è passato all’offensiva sul Financial Times: “Questo declino può essere attribuito principalmente alle decisioni sbagliate di Bruxelles che vanno contro le realtà dell’economia mondiale”.

I timori sulla presidenza ungherese si sono attenuati. La riflessione a Bruxelles è che il momento non avrebbe potuto essere migliore, perché non ci saranno proposte legislative in merito; i prossimi mesi saranno dedicati alla formazione del nuovo esecutivo comunitario. La visita del Collegio dei Commissari è stata posticipata a settembre. Nei prossimi giorni, von der Leyen sarà impegnata a negoziare per assicurarsi i 361 voti necessari per la sua rielezione da parte del Parlamento europeo.

Il presidente penserà a formare la squadra solo dopo il 18 luglio, cioè dopo il voto, anche se i portafogli rientrano nelle trattative. Ma la strategia è quella di non promettere nulla di certo per mantenere una leva negoziale. Intanto procedono gli incontri con i gruppi. Ieri von der Leyen ha incontrato Bas Eickhout, co-leader dei Verdi: sul tavolo “una maggioranza stabile e democratica” e “nessuna trattativa o affidamento all’estrema destra, ECR compreso”Stamattina alle 10 parteciperà alla conferenza dei presidenti, anche se non sono ancora formati tutti i gruppi: la riunione costitutiva dell’ECR è prevista per mercoledì (cosa faranno i Pis?) ma potrebbe essere rinviata e quella dell’ID è stata spostata all’8 luglio, dopo il secondo turno delle elezioni francesi.

 
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