Gianni Letta, il libro di Sabino Cassese e il discorso sul premier che non c’è – .

Gianni Letta, il libro di Sabino Cassese e il discorso sul premier che non c’è – .
Gianni Letta, il libro di Sabino Cassese e il discorso sul premier che non c’è – .

Ricorda tutto, cita a braccio, non dimentica una data, un numero di pagina, un aneddoto, un articolo di giornale (anche se uscito dieci o vent’anni prima): è un Gianni Letta dalla formidabile memoria pirotecnica, quello che cattura l’attenzione dei presenti alla presentazione del libro-intervista “Le strutture del potere” (edizione Laterza), volume in cui Sabino Cassese, giurista e giudice emerito della Consulta, è intervistato da Alessandra Sardoni, giornalista e conduttrice di La7. Ed è un Letta che avvia un dialogo attorno alle strutture del potere, oggetto del libro e del dibattito, ma soprattutto attorno a un potere, quello del presidente del Consiglio, sul quale non è un caso che si concludano le parole dei relatori riposarsi (compresi quelli di Cassese – che alla fine pronuncia la parola “premiere”, ciò che non c’è ma avrebbe potuto essere o potrebbe essere). Decidere, questo è il problema, dice il professore Ernesto Galli della Loggia, disegnando nell’aria i contorni della palude in cui è precipitato il Paese, ed evocando i tempi della storia del primo dopoguerra in cui una decisione è stata presa e quindi è stata fatta, a differenza degli ultimi decenni, in cui spesso non è stato deciso e non è stato fatto. Tra i relatori, insieme a Sardoni e Cassese, c’è il direttore del Tg La7 Enrico Mentana e il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè ascoltano in silenzio Letta che racconta aneddoti e rievoca circostanze, incredibilmente privo di note se non per la lettura di un passo tratto da Leonardo Sciascia con una citazione di Machiavelli, lettura in cui le parole esatte devono diventare esattessime, perché per il resto Letta , nel duplice ruolo di testimone della recente storia italiana (come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nei quattro governi Berlusconi e come direttore del Tempo), non ha bisogno di aiuti cartacei quando, parlando del Ragioniere Generale dello Stato come un potere subordinato con sede nel ministero dell’Economia, lascia intendere che qualcuno, ai tempi del Cav., faceva in qualche modo da paravento allo scambio premier-ragioniere generale (“dualismo” tra Palazzo Chigi e via XX Settembre, dice Letta, e in platea più di un intervistato pensa a Giulio Tremonti, senza che Letta ne faccia il nome).

Ricorda tutto, cita a braccio, non dimentica una data, un numero di pagina, un aneddoto, un articolo di giornale (anche se uscito dieci o vent’anni prima): è un Gianni Letta dalla formidabile memoria pirotecnica, quello che cattura l’attenzione dei presenti alla presentazione del libro-intervista “Le strutture del potere” (edizione Laterza), volume in cui Sabino Cassese, giurista e giudice emerito della Consulta, è intervistato da Alessandra Sardoni, giornalista e conduttrice di La7. Ed è un Letta che avvia un dialogo attorno alle strutture del potere, oggetto del libro e del dibattito, ma soprattutto attorno a un potere, quello del presidente del Consiglio, sul quale non è un caso che si concludano le parole dei relatori riposarsi (compresi quelli di Cassese – che alla fine pronuncia la parola “premiere”, ciò che non c’è ma poteva essere o potrebbe essere). Decidere, questo è il problema, dice il professore Ernesto Galli della Loggia, disegnando nell’aria i contorni della palude in cui è precipitato il Paese, ed evocando i tempi della storia del primo dopoguerra in cui una decisione è stata presa e quindi è stata fatta, a differenza degli ultimi decenni, in cui spesso non è stato deciso e non è stato fatto. Tra i relatori, insieme a Sardoni e Cassese, c’è il direttore del Tg La7 Enrico Mentana e il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè ascoltano in silenzio Letta che racconta aneddoti e rievoca circostanze, incredibilmente privo di note se non per la lettura di un passo tratto da Leonardo Sciascia con una citazione di Machiavelli, lettura in cui le parole esatte devono diventare esattessime, perché per il resto Letta , nel duplice ruolo di testimone della recente storia italiana (come sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nei quattro governi Berlusconi e come direttore del Tempo), non ha bisogno di aiuti cartacei quando, parlando del Ragioniere Generale dello Stato come un potere subordinato con sede nel Ministero dell’Economia, lascia intendere che qualcuno, ai tempi del Cav., faceva in qualche modo da paravento allo scambio premier-ragioniere generale (“dualismo” tra Palazzo Chigi e via XX Settembre, dice Letta, e in platea più di un intervistato pensa a Giulio Tremonti, senza che Letta ne faccia il nome).

E a un certo punto l’ex sottosegretario racconta anche, sempre a braccio, di quando Cassese, sul quotidiano domenicale del Sole 24 Ore, iniziò un intervento citando un intero paragrafo di una legge incomprensibile, giusto per far capire di cosa si tratta materia si deve fare la proverbiale incomprensibilità del diritto, cosa impossibile da sopportare per chi, come Cassese, dice Letta, è “innamorato del diritto”. L’immateriale convitato di pietra del discorso – il primo ministro, qualunque primo ministro in quanto decisore – riappare come figura non retorica quando Cassese evoca il problema delle democrazie moderne: chi decide? Le democrazie moderne, dice il professore, “hanno giustamente dato voce” agli interessi collettivi, ma allora chi e come stabilisce quale tra gli interessi collettivi debba prevalere? Il “come decidere”, dice Cassese, può esprimersi solo in due modi: potere negoziale o arbitrale, cioè un potere di “ultima parola tra tutti i contendenti”. Un argomento che porta verso qualcosa che, dice, “sembra vicino alla premiership”. Ma non è semplice, in un mondo in cui i partiti sono “ridotti a comitati elettorali” e in cui il web diventa un palcoscenico per tutti, e senza mediazioni. D’altronde Cassese, dice Letta, non ha mai voluto esercitare direttamente il potere, neanche per tutta la vita, impegnandosi a “spiegare, esortare, ammonire, influenzare”.

 
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