DiPaolo Morelli
Lo scrittore ha parlato del suo libro «Knife» e ha commentato le denunce del presidente del Consiglio italiano a Roberto Saviano e Luciano Canfora
«Quando qualcuno viene accoltellato dovrebbe poter avere un coltello per poter reagire, questo libro è per difendermi». Parole di Salman Rushdie, uno scrittore vittima di una fatwa che è stato accoltellato quasi due anni fa durante un incontro pubblico, perdendo l’uso di un occhio e quasi una mano, oltre a diverse altre ferite e un grave trauma psicologico. Passarono sei mesi prima che Rushdie fosse di nuovo in grado di scrivere.
«Non è l’Islam radicale che può essere accusato come religione – ha detto, nel corso di un blindatissimo incontro riservato ai media – anche se ha la sua forza e danneggia milioni di persone, come il cristianesimo radicale in America su temi come l’aborto. Trovo strano che i cristiani pensino di essere rappresentati da qualcuno come Donald Trump che è il meno cristiano di tutti. Anche in India l’estremismo indù cerca di minare le basi secolari dello Stato”. Cosa possono fare gli scrittori? Per Rushdie, più che dare risposte, possono porre buone domande.
Eppure il Gli scrittori sono spesso attaccati dai politici attraverso censure e denunce. Questo è il caso dell’Italia, dove il primo ministro Giorgia Meloni ha fatto causa Luciano Canfora E Roberto Saviano. Con quest’ultimo, inoltre, Rushdie parlerà domani, 10 maggio, alle 18,30 (Auditorium del Centro Congressi). «I politici dovrebbero avere la pelle più spessa – ha commentato Rushdie – perché hanno il potere e può succedere che tra la popolazione vengano criticati anche con parolacce. Invito la signora Giorgia Meloni a essere meno infantile e a crescere”.
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9 maggio 2024 (modificato il 9 maggio 2024 | 17:44)
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