Premio Strega, di cosa parlano i libri finalisti – .

Donatella Di Pietrantonio con L’età fragile (Einaudi); Dario Voltolini con Inverno (La Nave di Teseo); Chiara Valerio con Chi dice e chi tace (Sellerio); Paolo Di Paolo con Romanzo senza umani (Feltrinelli); Raffaella Romagnolo con Riparare l’universo (Mondadori); Tommaso Giartosio con Autobiogrammatica (minimo fax). Sono i finalisti AEdizione 2024 del Premio Strega.

Di cosa stanno parlando i 6 libri finalisti alla LXXVIII edizione del Premio Strega e perché sono stati scelti e sono arrivati ​​in finale?

Donatella Di Pietrantonio, L’età fragile (Einaudi)

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Dino Ignani//Immagini Getty

La trama: Lucia, salvata per caso una notte di trent’anni fa, ora guarda con timore il silenzio della figlia. Quella notte al Dente del Lupo c’erano tutti. I pastori dell’Appennino, i proprietari dei campeggi, i cacciatori, i carabinieri. Tutti, tranne tre ragazze che non c’erano più. Amanda riesce a malapena a prendere uno degli ultimi treni e torna a casa, in quel paese vicino Pescara da cui era scappata. Basta uno sguardo perché la madre capisca che qualcosa in lei si è spento: nei primi giorni a Milano aveva negli occhi le luci della città, ora sembra proprio voler scomparire, si chiude in camera sua e quasi non parla. Lucia vorrebbe tenerla al sicuro da tutto, anche a costo di soffocarla, ma c’è un segreto che non può nasconderle. Sotto il Dente del Lupo, su un terreno che appartiene alla loro famiglia e che ora fa gola agli speculatori immobiliari, si possono ancora vedere i resti di un campeggio dove molti anni fa accadde un terribile evento.

L’età fragile

L'età fragile

Le parole di Vittorio Lingiardi, che lo ha proposto: “L’età fragile è la storia di una famiglia sospesa nel segreto di traumi, parole mai dette rinchiuse nel cuore di una montagna abruzzese che è allo stesso tempo psiche e paesaggio. L’età fragile è il romanzo di una madre che non riesce a trovare sollievo, stretta tra la severità del padre e il silenzio della figlia. Un libro che cura il dolore raccontandolo, perché è scritto da una donna che conosce il miracolo delle parole e il sangue delle ferite. Per questo sei il mio candidato al Premio Strega”.

Dario Voltolini, Inverno (La nave di Teseo)

complotto: Il padre spezza gli animali, penetra nelle loro viscere, separa i muscoli dalle membrane, asporta gli organi e le ossa. Il padre vende parti di animali. Il padre si tuffa nel baratro biologico e tira fuori le bistecche. I tagli di carne sono la sua professione e la sua arte. Il padre è un macellaio. Il padre ha il compito di entrare nella carne morta e di uscirne offrendola ai vivi, affinché la vita continui la sua vorace catena. È un traghettatore tra le due sponde della carne, tra la viande e la sedia, tra carne e carne. Al banco del mercato serve i timorosi che non guardano i cadaveri che mangiano, non ne vogliono sapere, delegano il lavoro sporco ai macellai. Un giorno qualcosa va storto nella perfetta coreografia delle lame e un taglio storto quasi gli recide il pollice. È l’inizio di un’altra discesa nella carne, questa volta la sua. Al lavoro, un batterio lo ha contaminato. Comincia con un’infezione, prosegue con la stanchezza, una diagnosi ferale, protocolli sanitari, viaggi in cliniche all’estero. Il figlio ventenne Dario immerge lo sguardo nella carne putrefatta del padre e nella malinconia dell’addio. Un’intimità molto forte le avvolge, come avviene quasi solo nel rapporto tra figlie e madri. Entriamo nello sguardo del figlio, prensile e preciso, che vede il padre crollare. La precisione è la forma che assumono la sua devozione e la sua sofferenza.

Inverno

Inverno

Le parole di Sandro Veronesi, che lo ha proposto: Inverno “parla del padre di tutti noi, invincibile, invulnerabile, che lavora instancabilmente mentre studiamo; del nostro padre generoso che dà la carne agli zingari; del nostro immortale padre che si ammala e muore, d’estate, ancora giovane, lasciando dietro di sé un tempo in più lungo ormai più di quarant’anni in cui continua a sfrecciare tra i nostri sogni al volante della sua Lancia”.

Chiara Valerio, Chi dice e chi tace (Sellerio)

complotto: Scauri, nel Lazio, sul Mar Tirreno, seimila residenti nei mesi invernali e centomila nei mesi estivi. Un paese né bello né brutto, ma con una sua grazia scomposta. È qui che Vittoria scelse di vivere e morì nella sua vasca da bagno. È stato uno stupido incidente. L’avvocato Lea Russo, marito e due figlie, è sempre stato affascinato da Vittoria. È una donna distante ma curiosa, accogliente ed evasiva; nel parlare ha un fatalismo che lascia sgomenti. Era arrivata a Scauri con la sua risata che iniziava bassa e finiva alta, aveva comprato una casa dove tutti potevano andare e venire, non aveva mai litigato con nessuno, non aveva mai cambiato taglio di capelli. Viveva con Mara, forse l’aveva adottata, forse l’aveva rapita, si dicevano tante cose. Adesso Vittoria è morta per uno stupido incidente in una vasca da bagno, e Lea Russo non è convinta. Lea non vuole più accontentarsi di ciò che ha sempre avuto davanti agli occhi. Vuole capire come è morta Vittoria e chi era veramente.

Sellerio Chi dice e chi tace

Chi dice e chi tace

Le parole di Matteo Motolese, che lo ha proposto: con Chi dice e chi tace“Chiara Valerio sceglie la forma dell’indagine per scrivere un romanzo di rara intensità, ritmato con straordinaria sapienza narrativa, sull’ambiguità dei nostri desideri, su come ciò che sappiamo degli altri – coloro che ammiriamo, coloro che amiamo – ma anche di noi stessi è un orizzonte sfuggente, parziale, sempre in movimento”.

Paolo Di Paolo, Romanzo senza umani (Feltrinelli)

complotto: Mauro Barbi, storico di professione, ha dedicato anni di studio allo stesso, remoto evento: la piccola era glaciale che colpì il territorio del Lago di Costanza in Germania alla fine del XVI secolo. Intanto, nell’era del grande caldo, è come se lui stesso si fosse congelato, e congedato dalle persone che popolavano la sua esistenza. È così che intraprende un viaggio: torna dopo anni proprio lì, su quel lago. Senza una vera ragione, se non quella – forse inconscia – per essere nuovamente presente a se stesso.

Romanzo senza umani

Romanzo senza umani

Le parole di Gianni Amelio, che lo ha proposto: “Con un linguaggio letterario che colpisce per la sua intensità Romanzo senza umani Paolo Di Paolo affronta ancora una volta, e in modo molto originale, le domande fondanti della sua narrazione, partendo dal valore e dalla sostanza della memoria: “Cosa ricordano gli altri di noi?”. Un romanzo stratificato, denso e ironico, che riesce ad attraversare, lungo un viaggio, i nodi di un’intera vita, e di tutte le vite”.

Raffaella Romagnolo, Riparare l’universo (Mondadori)

complotto: ottobre 1945. L’anno scolastico inizia tardi. Lui è il primo nell’Italia liberata e non è facile ripartire dalle macerie. Ad affrontare la drammatica impresa di Fixing the Universe, da un lato c’è Gilla, una giovane insegnante rifugiatasi in un paese di campagna per ripararsi dai bombardamenti cittadini e dall’altro c’è Francesca, una ragazzina intelligente e capace che , però, non parla e viene a lezione tutti i giorni da un vicino orfanotrofio. È il silenzio impenetrabile di questa studentessa e il mistero che la circonda che spinge il sensibile educatore a venire in suo aiuto.

Riparare l’universo

Riparare l'universo

Le parole di Lia Levi, che lo ha proposto: con Riparare l’universo, “Raffaella Romagnolo è riuscita perfettamente in un lavoro di ricerca meticoloso e originale. Questo però non è l’unico pregio del romanzo, ciò che colpisce ancora di più è la tecnica suggestiva che l’autore adotta per raccontare la storia. La storia è narrata da una moltitudine di personaggi ma non, come quasi sempre accade, da punti di vista diversi dello stesso evento. No, ognuno di loro ci offre uno scorcio di sé in episodi e tempi diversi. Il nesso si coglierà solo alla fine, quando i fili inizieranno ad intrecciarsi in una storia affascinante in cui la piccola muta è il perno centrale”.

Tommaso Giartosio, Autobiogrammatica (minimo fax)

complotto: C’è un legame segreto tra le due linee sinuose lungo le quali si svolge la nostra vita: da un lato l’apprendimento dell’alfabeto, dei nomi, del lessico familiare, degli insulti, degli scherzi, delle lingue straniere, dei codici segreti, poesia; dall’altro l’amore invadente per i genitori, la scuola che è viaggio verso l’ignoto, le seduzioni e i ritardi dell’amicizia e del desiderio, la negoziazione di un posto nel mondo – in un’Italia dove regnano privilegio, pregiudizio, violenza politica e privata . Tommaso Giartosio traccia tutti gli anelli che collegano questa doppia elica, e sa che intraprendere un’impresa del genere significa chiedersi: quali lettere hanno il sapore dello zucchero sulle nostre labbra, e da dove viene questo godimento? Qual è il primer dei nostri amori? Quali parole contengono le nostre paure?

Autobiogramma fax minimo

Autobiogrammatica

Le parole di Emanuele Trevi, che lo ha proposto: “Il linguaggio, e l’intimo rapporto che ogni scrittore instaura con le parole della sua vita, quelle che lo hanno formato e segnato il suo percorso intellettuale e umano, sono stati per lungo tempo confinati nell’ambito mondo della saggistica e della critica letteraria. In Autobiogrammatica, con la saggezza e la profondità che da sempre caratterizzano la sua scrittura, Tommaso Giartosio le trasforma nel cuore e nel motore di un testo che è allo stesso tempo romanzo di formazione e memoriale, cronaca familiare e autoritratto, dizionario pubblico e privato. : una ‘impresa che mi sembra tanto preziosa quanto necessaria’.

Colpo del volto di Giuseppe Giordano

Guardo film e gioco ai videogiochi, da un certo punto della vita ho iniziato anche a scriverne. Mi affascinano gli angoli remoti di internet, la grafica dei primi videogiochi 3D e le immagini che rientrano sotto l’ombrello non affatto definito del termine estetica, rispetto al quale svolgo un’attività di catalogazione compulsiva che ha come suo punto di arrivo alcuni profili Instagram. Tuttavia, la serie TV con l’estetica migliore (e la migliore in assoluto) è X-Files, alla quale non ho mai finito di non concepire il pensiero “non ci sono più episodi di X-Files da guardare per il resto della mia vita” . Stessa cosa con Evangelion (il manga).

 
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