Qualcosa di nuovo sul fronte Remarque – .

Qualcosa di nuovo sul fronte Remarque – .
Qualcosa di nuovo sul fronte Remarque – .

Capita a volte che scrittori dimenticati da tempo, o quantomeno trascurati, vengano ripescati da editori che ne capiscono il valore. È quello che ha fatto, ad esempio, Neri Pozza (che ringrazio) con quel gigante del Novecento Remarque, famoso per il suo celeberrimo Niente di nuovo sul fronte occidentale, un romanzo potente che racconta il dolore e l’ingiustizia e l’assurdità della guerra, e che insieme a tutti gli altri suoi romanzi fu bruciato dai nazisti nel 1933, insieme a tante altre opere di scrittori sgraditi al regime, come Gide, Joyce, Kafka, Karl Kraus, Jack London, Thomas Mann, Musil, Proust, Schnitzler, Zweig, solo per citarne alcuni.

Tutti i romanzi di Remarque sono capolavori, per la loro scrittura, per la loro visione del mondo, per le storie che raccontano. Oggi mi concentro sul romanzo L’Obelisco Nero, del 1956, in cui il grande Remarque si permette di fare ciò che vuole, attraversando momenti di commedia e grandi momenti tragici, passando da episodi che mettono in risalto il lato ridicolo dell’esistenza a pagine di filosofica considerazioni su Dio, sulla religione, sulla vita, sull’uomo (terreno minato per ogni narratore, ad alto rischio retorico), che stupiscono con la loro forza… senza mai perdere di vista l’essenza della letteratura: raccontare lo spirito umano.

L’obelisco nero è ambientato in una piccola cittadina tedesca, Werdenbrück, durante la grande inflazione dei primi anni ’20, che percorre a gran velocità tutto il romanzo.

È scritto in prima persona e al presente, e la voce è quella di Ludwig, il protagonista, impiegato in una piccola impresa di pompe funebri, che ci racconta le sue storie con spietata ironia ma anche con poetico romanticismo. Tanti personaggi, donne e uomini, tutti di grande spessore, nel bene e nel male. Pagine che scorrono tra le dita con grande leggerezza, anche nei momenti più bui.

Leggere questo romanzo di Remarque è “divertente”, nel senso più alto e nobile che si possa dare a questa parola, ma come tutti i suoi romanzi, anche questo è capace di aprire dentro di noi grandi spaccature che non si rimarginano mai.

 
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