Lucia Esposito – Recensione Odd Sisters – .

Lucia Esposito – Recensione Odd Sisters – .
Lucia Esposito – Recensione Odd Sisters – .

Ci sono molti modi per leggere un romanzo. Uno dei miei modi preferiti è cercare, nelle parole, nelle storie, nei personaggi, nelle emozioni descritte, qualche traccia, qualche seme, qualche frammento della persona dietro tutto questo. In Strane sorelle Di Lucia Espositogiornalista al suo esordio narrativo, credo di aver rintracciato molto il suo autore. Del suo modo di essere, di vivere, di vivere la professione, ma soprattutto dei legami, quelli che evidentemente ha deciso di preservare con caparbietà, nonostante una professione che tende (o esige) molta esclusività.

In Sorelle non corrispondenti intravediamo un’autrice legata alla famiglia, alle amicizie, alla sua Napoli, ma soprattutto c’è una persona che ha scelto di vivere la professione a modo suo, rifiutando di ascoltare i consigli di un caporedattore napoletano, che si ritrova all’inizio del libro: “Per restare in viaggio devi lasciare il cuore a casa, ragazzo.”. Dove per strada intendiamo quella che un giornalista deve percorrere per svolgere il proprio lavoro. Esposito Ha lavorato come giornalista per gran parte della sua carriera, ma – come il suo alter ego protagonista nel libro, Viola – ‘il nucleo non lo lasciava mai a casa.

Per chi ha seguito la sua carriera di reporter, è facile notare che la sua inesauribile curiosità per gli altri non si è mai trasformata in cinismo, la sua voglia di raccontare non è mai diventata ricerca del “carino”, del “sensazionale” (nel romanzo si sono varie critiche sacrosante a questo modo di intendere e produrre i giornali). Questo libro è il risultato del suo approccio alle storie e alle vite degli altri.

Quello attorno al quale ruota il romanzo è un racconto in cui Esposito da giovane cronista, si è imbattuta in una storia durissima di una giovane prostituta albanese, Ershela, rapita, ridotta in schiavitù e portata sui marciapiedi d’Italia per sprofondare nell’abisso, alla fine degli anni Novanta. È la storia di Ershela raccontata da lei stessa, attraverso le lettere che scrisse alla sorella Alina, senza mai spedirgliele. Ma è anche la storia di Viola, che, a un certo momento, entra in possesso di quelle lettere.

Esposito racconta le vite parallele di queste due donne, dominate da un sentimento di pietas che è proprio il tratto distintivo del romanzo. Quel peccato che forse, nel suo lavoro di reporter, ha dovuto tacere troppe volte (perché, come lei stessa racconta nel libro attraverso il personaggio di Viola, il giornalismo non si nutre di pietà, ma di scoop e sensazioni forti) e al quale, attraverso questo romanzo, dà libero sfogo.

È come se l’autore, attraverso Viola, volesse fare quello che non si fa quasi mai quando si fa notizia: cercare di raccontare cosa c’è dietro le vittime, anche le più invisibili, le più marginali: immense ricchezze di vita, di esperienze, di sentimenti. , di forza, di amore inesauribile, come quello che lega Ershela a sua sorella Alina.

Esposito – che come Viola ne è entrata in possesso – ha conservato quelle lettere per 28 anni. Oggi ne hai fatto un libro, un romanzo, non un saggio o un reportage. Questo perché – come dici tu Javier Cercasgrande scrittore spagnolo, maestro nel mescolare realtà e finzione nei suoi romanzi, – “certe verità possono essere raggiunte solo attraverso la finzione, e una di queste è quella letteraria”.

La verità letteraria di Sorelle strane è un viaggio negli inferi dello sfruttamento, ma anche della resilienza, è un omaggio alla forza delle donne, uno schiaffo alla meschinità degli uomini. È molto di più: è la storia delle difficoltà dell’amore, quello tra sorelle, quello tra amanti. È la storia di come spesso chi vive nel privilegio di una vita agiata e senza traumi costruisce muri con le persone a lui più vicine. È un viaggio sentimentale, non una fredda cronaca, un viaggio in cui i sentimenti regnano sovrani, si mostrano, si raccontano, quasi in modo immodesto. Si tratta, infatti, del romanzo di a Sceglierò un po’ cresciuta che si rifiuta di lasciare a casa ‘Oh nocciolo. Fortunatamente.

 
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