L’Italia copre la letteratura latinoamericana – .

L’Italia copre la letteratura latinoamericana – .
L’Italia copre la letteratura latinoamericana – .

Continua la calda festa dei bei libri provenienti dall’America Latina, grazie ad alcuni editori italiani che da qualche anno pubblicano giovani scrittori cileni, argentini, colombiani, messicani, ecuadoriani, ecc.: e, forse meglio ancora, questi editori pubblicano anche libri centri trascurati negli anni del boom fiorito attorno a Cent’anni di solitudine, opere che giungono a noi con tutta la loro forza intatta. Così pubblica il meritorio Sur Ricordi del futurodel 1963, del messicano e cosmopolita Elena Garròsposata con l’importante ma meschino Octavio Paz che non voleva che lei scrivesse: un romanzo con due inquietanti storie d’amore in un Messico che, dopo la rivoluzione zapatista, è attraversato da controrivoluzioni insensate e sanguinose, rivolte e controrivolte. Un romanzo narrato, quasi come in un Cantare del mio Cid, da una voce collettiva che è la voce del paese di Ixpetec, una voce che in Garro è quella del romanzo moderno, un po’ con il tono fiabesco di Cent’anni di solitudine, ma quattro anni prima e con la tecnica del dialogo: un romanzo di grande maestria che scorre con una leggerezza inaudita, come se un soffio lo spingesse avanti e trasformasse la storia atroce e la tragedia che lo popolano in leggero pettegolezzo, in un balletto di ombre colorate nella sera, in una cerchia di amici che pendono dalle labbra del narratore: un libro che potrebbe anche essere un best-seller di qualità.

Di tutt’altro ritmo è fatto un libro straordinario che l’editore Safarà ha pubblicato in suo onore: si intitola Ieriil nome dell’autore è Juan Emarpseudonimo di Alvaro Bianchi, cileno che negli anni Trenta scrisse quattro libri e poi non pubblicò più nulla, dedicandosi al piacere di scrivere Umbral, un libro che volle pubblicato dopo la sua morte, in un’edizione di 4135 pagine scritte a caratteri piccoli. Emar-Bianchi era un conoscitore di tutta la letteratura d’avanguardia dell’epoca, tanto che leggendolo vengono in mente scrittori come Lautréamont, Pirandello, i surrealisti, che conosceva, ma anche scrittori semisconosciuti che esordivano come lui in quegli anni e anche dopo di lui, come Gombrowicz, Landolfi, Sartre: ma Emar è unico, semplicemente unico. Con la sua voce vertiginosa in cui l’ironia sembra essersi fatta ironia al cubo del cubo, e in cui un’indefinibile leggerezza guida il racconto di una passeggiata con la moglie tra piazze e ristoranti in cui, nel cuore del Cile, appare il mondo dell’altrove, con i labirinti di un io che vive nella realtà ma sa che non esiste una sola realtà: un autore che, secondo la prefazione di Alejandro Zambra, può essere paragonato a Cortázar senza sfigurarlo in alcun modo, ed è uno scrittore di oggi e di domani.

Un altro degno editore, La Nuova Frontiera, ha appena pubblicato Nessuno ha acceso le lampade Di Felisberto Hernandezl’enigmatico pianista-scrittore uruguaiano di cui Calvino fu l’entusiasta scopritore, un libro di lunghi racconti che spesso superano quelli dei maestri del racconto latinoamericano, tra cui i Borges e i Cortazar, per la forza magnetica di una poesia che forse mai si è manifestata come nel misterioso Felisberto: dolcemente, sovranamente libera da ogni ritegno, sovversione oscuramente illuminata della felicità, una felicità in rivolta contro la bruttezza che soffoca l’immaginazione e quindi la vita.

Lo pubblica invece il napoletano e coraggioso Wojtek Ampio studio su Baudelaire Di Filippo Polleriun romanzo breve che si avvolge nell’ossessiva spirale ritmica della prosa di Polleri, scrittore uruguaiano che oggi ha 71 anni ma scrive con la furia di un ragazzino.

Cosa posso dire? La festa è iniziata e il lettore accanito vorrà subito chiedere le storie di Juan Emar ed Elena Garro. Ma allora! Non è assurdo che da decenni sia indisponibile in italiano un vecchio Feltrinelli, Io, il Supremo, capolavoro di Roa Bastos, che racconta di noi e dei nostri piccoli demo-dittatori, convinti di essere supremi? E non è ora di riportare in vita Felipe Delgado, il romanzo del controverso Jaime Saenz, tradotto secoli fa? E dov’è Rosario Castellanos con i suoi ribelli disperati? E Terra nostra di Fuentes mai tradotta come i racconti di Armonia Somers e Solo los elefantes encuentran mandragora? E un’edizione degna di In December the Breezes Returned di Marvel Moreno? E perché Sur, che ha realizzato Il luogo senza frontiere, non realizza anche L’uccello osceno della notte e non traduce El jardìn de al lado? Cari editori, forza, abbiamo bisogno di più feste!

© TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Leggi l’articolo completo su
La mattina

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV Libri, Emanuela Anechoum vince il premio Lugnano con “Tangerinn”. – .
NEXT “Come nascono un’amicizia e un poeta”, libro di Savino Dimiccoli – .