Sicilia, l’acqua sta finendo. Consumi sproporzionati e reti fatiscenti – .

Sicilia, l’acqua sta finendo. Consumi sproporzionati e reti fatiscenti – .
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L’Italia è il terzo Paese europeo per disponibilità di risorse idriche, ma le reti nazionali perdono il 40% dell’acqua. In Sicilia la percentuale sale al 50% e l’isola continua a dipendere dall’acqua di altre regioni per il suo approvvigionamento. Nell’anno della siccità e dell’inizio del processo di desertificazione, la Sicilia dispone ancora di reti idriche gocciolanti che potrebbero essere riparate o sostituite con i fondi del Piano di Sviluppo e Coesione. Lo ha evidenziato Confindustria attraverso lo studio “Dall’emergenza idrica all’efficienza idrica”. Anche il mondo industriale ha lanciato l’allarme sull’inefficienza dei servizi idrici. Riconoscere la difficoltà di trattenere l’acqua nelle tubature italiane. Confindustria ha chiesto un modello di gestione sostenibile, a partire dai deficit. Come quella della Sicilia, regione in cui il governatore Renato Schifani ha parlato di “situazione molto grave” riferendosi alla mancanza d’acqua.

La Sicilia dipende anche dall’acqua di altre regioni
La Sicilia è una regione che, a differenza di altre, riceve l’acqua dai territori vicini e non la cede. L’isola ha quindi una dipendenza idrica che nel rapporto di Confindustria è stimata allo 0,2%. Un tasso molto basso, ma di cui tenere conto nella gestione interna delle risorse. In Italia gli scambi idrici più significativi, in termini di volume, avvengono ancora al Sud, ma le regioni più dipendenti dall’arrivo di acqua da altri territori sono la Puglia (indice di dipendenza idrica del 79%) e la Campania (26,5%). Al Nord, invece, è il Veneto a ricevere la maggior quantità di acqua dalle altre regioni (2,5%) e al Centro è l’Umbria (2,2%).

Confindustria pone l’accento anche sulle reti setacci
Come Confagricoltura nel Libro Bianco Verde, anche Confindustria nel rapporto “Dall’emergenza idrica all’efficienza idrica” ha posto l’accento sulle perdite di rete. Le reti idriche in tutte le città italiane stanno invecchiando e con questo processo si stanno deteriorando, portando alla dispersione dell’acqua. In Europa, l’Italia presenta tassi di dispersione tra i più alti, pur in miglioramento rispetto al passato (pari al 42%). A livello nazionale, la Sicilia registra uno dei peggiori tassi di dispersione idrica, aggravando il problema della siccità. L’isola registra perdite pari al 50%, ma si registrano picchi anche peggiori. Ai piedi dell’Etna, ad esempio, si arriva a perdere il 75% con pipe così vecchie e usurate da sembrare rami di alberi. Le perdite idriche totali sono più elevate in Basilicata (56,3%), Sardegna (55,6%), Lazio (52,9%). Sono tutti territori, insieme alla Sicilia, già soggetti ad elevato stress idrico e siccità.

Il PSC per risparmiare acqua in Sicilia e ridurre la siccità
Per migliorare le reti idriche e quindi dotarsi di un sistema efficiente, Italia e Sicilia possono puntare al sostegno economico del Pnrr e dei Piani di Sviluppo e Coesione. Oggi Sicilia e Campania condividono, ad esempio, un piano per investire dove è necessario. Si tratta della linea di intervento “Infrastrutture idriche” finanziata con il Piano di Sviluppo e Coesione (PSC) 2021 – 2027 per 275 milioni di euro. Si tratta di fondi che possono essere spesi per la manutenzione delle reti esistenti, per la realizzazione di infrastrutture più sostenibili e resilienti e per interventi di contrasto al cambiamento climatico sia in città che nelle aree esterne. Di questi 275 milioni, 20 milioni verrebbero stanziati per il completamento delle dighe non finite.

L’Italia è il terzo Paese per consumo di acqua in Europa
Citando dati Ispra, Confindustria ricorda che per l’Italia è stata calcolata una fornitura media annua di circa 134 miliardi di metri cubi di acqua, che colloca il Paese al terzo posto in Europa per disponibilità di risorse idriche. Dov’è la brutta notizia? “Quando valutiamo questa disponibilità per chilometro quadrato, con 400mila metri quadrati per chilometro quadrato, superiamo la media europea – scrive Confindustria – mentre in termini di disponibilità pro capite, a causa dell’elevata densità abitativa, siamo leggermente al di sotto della media” . Secondo i dati Ispra, negli ultimi decenni in Italia si è assistito ad una progressiva diminuzione della quantità media annua di acqua. Nello specifico, nel periodo tra il 1921 e il 1950 la media è stata di 166 miliardi di metri quadrati l’anno, mentre dal 1991 al 2020 è scesa a 134 miliardi di metri quadrati, con un calo del 20%. Confindustria stima che entro il 2100 la disponibilità idrica in Italia sarà ridotta tra il 10% e il 40%, citando i dati dell’agenzia internazionale IPCC.

Maxi investimento come per il Ponte sullo Stretto
Il problema tipicamente nazionale è anche quello del prelievo idrico. Si consuma molta acqua, più che nel resto d’Europa. “I quasi 40 miliardi di metri cubi di prelievo d’acqua in Italia sono nettamente superiori a quelli della Spagna (seconda per prelievi con poco più di 30 miliardi, o della Francia (quasi 27 miliardi) e della Germania (meno di 20 miliardi). , il Def (Documento di economia e finanza) 2023 stima in 12 miliardi di euro il fabbisogno di investimenti nel settore idrico.Per gli interventi necessari a ridurre le perdite nelle reti occorrono 1,17 miliardi di euro, per la copertura finanziaria delle opere risorse idriche finanziate 150 milioni di euro, il totale è pari a 13,320 miliardi di euro, pensiamo che per la costruzione del Ponte sullo Stretto ne erano stimati 11,6.

Il presidente Schifani: “In Sicilia la situazione è grave”
“Il governo regionale è pronto a chiedere lo stato di emergenza nazionale per la crisi idrica in Sicilia. Un provvedimento che mira soprattutto a garantire la fornitura di acqua potabile ai cittadini, quella per il settore agricolo e zootecnico, e a consentire alle imprese di continuare a lavorare e realizzare cantieri sull’isola”. Lo ha annunciato la Regione nelle scorse ore, sottolineando la mobilitazione istituzionale per dare una soluzione alla carenza d’acqua che sta colpendo la Sicilia. “La situazione è grave – ha dichiarato il presidente della Regione Schifani – e il governo regionale sta facendo tutto il possibile per fronteggiare l’emergenza coinvolgendo tutti i rami competenti dell’amministrazione e chiedendo ora il sostegno dello Stato”. Schifani vuole ottenere più soldi dal governo nazionale, pur avendo a disposizione i fondi della linea di intervento “Infrastrutture idriche”. “In questo modo avremo non solo le risorse economiche necessarie per gli interventi più urgenti, ma anche lo strumento per accelerare le procedure e sostenere il settore agricolo e zootecnico. Nel frattempo abbiamo già attivato gli interventi più urgenti nel breve e medio termine”.

da FocusSicily

 
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