“Il padiglione della Repubblica Islamica di Teheran è gestito dai complici di coloro che imprigionano donne, torturano minori e commettono atrocità contro chiunque osi sfidare il regime islamico. Ci impegniamo a rappresentare le aspirazioni liberali, democratiche e nazionali del popolo iraniano”, affermano l’Associazione Italia-Iran per la democrazia e la libertà della nazione iraniana
Un cappio è stato appeso questa mattina sul ponte dell’Accademia di Venezia, dall’Associazione Italia-Iran per la democrazia e la libertà della nazione iraniana, in segno di protesta per la presenza della Repubblica Islamica alla Biennale d’Arte. L’iniziativa è stata promossa dagli artisti iraniani dell’associazione, per sottolineare che “la guerra del dittatore Ali Khamenei non è la guerra del popolo iraniano, che desidera vivere in pace con le altre nazioni e che allo stesso tempo vuole fuggire dall’isolamento internazionale provocato dal regime oscurantista nato dalla rivoluzione islamica del 1979”. (BLOG LIVE DEL MEDIO ORIENTE)
La protesta
Si ricordano così i giovani iraniani impiccati ogni giorno dal regime degli Ayatollah per crimini politici di opinione. “Non possiamo restare in silenzio – si legge in una nota dell’associazione – mentre tra le opere d’arte di questa città millenaria si muovono le stesse persone che hanno privato milioni di giovani iraniani della libertà e dei diritti civili, cercando di propagandare la loro ideologia medievale e repressiva. Il padiglione della Repubblica Islamica dell’Iran è gestito dai complici di coloro che imprigionano donne, torturano minori e commettono atrocità contro chiunque osi sfidare il regime islamico del popolo iraniano, seguendo la linea tracciata dal leader per la transizione alla democrazia: Prince Reza Pahlavi, il leader che i giovani iraniani acclamano nelle strade a rischio della vita”, conclude la nota.
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