«Crescita, la Puglia va bene. Ora nuovi investimenti sul modello Leonardo” – .

Crisi, ripresa e opportunità di sviluppo. Per quale futuro Sud, Puglia E Salentino? Ne parliamo con il vicedirettore dell’ Svimez, Stefano Prezioso.

Oggi a Expojob terrà una lectio magistralis sulla base delle proiezioni delineate dallo Svimez fino al 2025. Il Sud e la Puglia sono ancora luoghi di fuga?

«Oggi fuggiamo anche dal Nord, che però non perde popolazione solo perché riesce ad attirare dal Sud e un po’ dall’estero, i meno qualificati. Ma le nostre previsioni sul Pil dicono che al 2025 la Puglia sarà la seconda regione del Mezzogiorno per tasso di crescita, dietro alla Campania, perché si è consolidato un sistema produttivo più strutturato al Sud”.

E come si rifletterà questa crescita sul mercato del lavoro?

«Il mercato del lavoro è già andato molto bene nel biennio 2019-23 in Puglia, molto bene in provincia di Lecce, perché è cambiato il quadro delle politiche economiche. Dopo 18 anni di politiche restrittive, tra il 2019 e il 2023 abbiamo avuto politiche espansive (reddito di cittadinanza, superbonus, ristori) che, paradossalmente, non hanno fatto esplodere il debito pubblico come, invece, è avvenuto durante i periodi di austerità (2008-2011 e 2011). -13). La novità del biennio 2019-23 è quindi che il Sud non è rimasto indietro. Ora la sfida è mantenerlo collegato al resto d’Italia”.

Con il taglio degli incentivi e delle politiche di sostegno al reddito, quindi, il Sud rischierebbe di retrocedere?

«Il rischio c’è, anche se ancora non lo prevediamo. Diciamo che tra il 2023 e il 2025 il Sud dovrebbe restare vicino al resto d’Italia. Le nostre previsioni sono state sviluppate un mese fa sulla base di alcune ipotesi di politica fiscale che però non sono state poi dichiarate dal governo. Il Def (Documento di Economia e Finanza) delinea gli stati di tendenza, non dice cosa vuole fare il governo”.

Secondo voi cosa dovrebbe fare?

«Proseguire con la linea economica di sostegno all’occupazione e al reddito e, attraverso il Pnrr, investire risorse nel Mezzogiorno per determinare il cambiamento dell’offerta attraverso la modifica delle strutture produttive locali. Infatti, solo se si allarga la base produttiva il Sud potrà correre”.

E come può il Pnrr contribuire ad ampliare la base produttiva: le infrastrutture?

“SÌ. Ma serve anche una politica industriale per attrarre investimenti dall’estero e dal resto d’Italia. Pensiamo a Leonardo e al suo impatto in Puglia: se ci fossero 5 iniziative di questo tipo, farebbero sentire il loro peso”.

Intanto, però, nel Salento, tra il 2019 e il 2023, è esplosa l’occupazione: +16,5% (elaborazione su dati Istat), grazie anche alla straordinaria componente femminile. Come lo spieghi? La crescita del settore della moda è indubbia, ma può da sola motivare il boom?

«È successo anche in Campania, ma l’occupazione non è cresciuta allo stesso modo. Non posso dirti cosa è successo. Forse c’è stata una maggiore disponibilità di asili nido, capace di determinare una maggiore disponibilità al lavoro da parte delle donne come questo non è avvenuto in altre regioni del Sud”.

Cresce anche il bisogno di immigrati, che molti, anche da queste parti, vorrebbero respingere?

«È l’altra componente decisiva. Dal 2001 al 2021 la Puglia ha perso 122.547 residenti, a causa di un saldo migratorio negativo di 60.239 unità e di un saldo naturale negativo di 62.308 unità. La Lombardia ha attirato un milione di persone nello stesso periodo”.

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