Lucca, abitazioni invece di negozi e uffici anche ai piani terra Il Tirreno – .

LUCCA. È una rivoluzione urbana che può interessare centinaia di proprietari di immobili: il Comune è pronto a dare il via libera alla trasformazione in residenziale (cioè abitazione) di locali terra o fuori terra, attualmente destinati a attività commerciali (cioè negozi) o ufficio (uffici). Una previsione che, con una serie di limitazioni, varrà sia per il centro storico che per i quartieri periferici. Novità anche per quanto riguarda le superfici minime.

Case al piano terra

Buono per ricapitolare. Il piano operativo adottato a fine 2021 (durante il governo Tambellini) pone rigidi limiti al cambio d’uso per questa tipologia di immobili. Sia per il centro storico che per gli edifici posti al piano terra fuori le Mura. Esigenze che hanno suscitato più di un malcontento, in particolare tra i proprietari di questi locali che – in molti casi – sono sfitti da tempo e senza una concreta possibilità di trovare rapidamente un “occupante”. La costruzione di case potrebbe invece consentire di ottenere un reddito, attraverso la vendita o l’affitto. Oppure – in altri casi – vi sono esigenze dei proprietari di ottenere un alloggio per uso personale. Anche le associazioni professionali si sono mostrate sul piede di guerra, a cominciare da quelle dei geometri. E così al Comune sono arrivate diverse osservazioni che chiedono un cambio di marcia, modificando le restrizioni introdotte.

Cambio di marcia che è arrivato. Prima nel 2023, con le indicazioni politiche della Giunta agli uffici, che chiedevano espressamente di valutare le osservazioni con l’obiettivo di rendere possibile il cambio di destinazione d’uso. E ora i tecnici hanno messo nero su bianco quali saranno le modifiche da apportare al piano operativo che, dopo l’approvazione da parte della commissione urbanistica, passerà al consiglio comunale la prossima settimana. Per quanto riguarda la città entro le mura, il cambio d’uso del piano terra e del piano rialzato sarà consentito in presenza di due caratteristiche. Innanzitutto i locali devono avere un accesso che non sia su uno spazio pubblico: vi si accede quindi da logge o cortili. In secondo luogo, l’altezza delle finestre affacciate su uno spazio pubblico non può essere inferiore a quella prevista dal regolamento edilizio per le abitazioni. Restano escluse da queste norme le case ad anfiteatro e le case torri, dove è mantenuto il divieto di uso residenziale.

Per quanto riguarda i quartieri periferici, il cambio di destinazione d’uso sarà consentito “in presenza di spazi di accesso comune privati ​​o condominiali (quali giardini, logge, androni, ecc.)”. In alternativa, purché l’accesso alla sede non avvenga direttamente dallo spazio pubblico.

Misure minime

A tutto ciò si aggiunge un altro aspetto che mira a razionalizzare il tema della superficie minima delle unità immobiliari, anche in caso di frazionamento di immobili più grandi. Per quanto riguarda il centro storico, il piano operativo verrà modificato in modo da prevedere un minimo di 80 mq negli edifici monumentali (ora sono 90). Negli altri edifici sarà invece di 50 mq, mentre ora varia da 50 a 60. Anche fuori Mura, la maggior parte delle abitazioni dovrà avere una superficie minima di 50 mq, cifra che unifica valori che oggi vanno dai 45 ai 60 mq. Si sale a 70 mq nelle strutture di pregio architettonico e documentato e si scende a 40 nei cosiddetti “nuclei rurali di impianto storico”.

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