Biennale Arte di Venezia 2024, mostra Foreigners Everywhere – .

In un momento contemporaneo in cui il concetto di nomadismo (e anche la facilità di essere nomade) è ai massimi livelli di fruizione, studio e speculazione, il curatore Adriano Pedrosa sceglie di comporre il proprio titolo per questa 60. Biennale di Venezia utilizzando l’aggettivo “stranieri” (dal latino extrānĕus > “straniero” “straniero” o “esterno”). Se questa condizione non fosse già di per sé abbastanza complessa, l’avverbio “ovunque” che egli aggiunge la complica ulteriormente.

Stranieri ovunque – Stranieri ovunque(questo il titolo completo) ci pone davanti a un ventaglio di condizioni di diversa natura e con infinite declinazioni, da quelle più strettamente etimologiche ad altre più politiche e perfino psicologico-introspettive.

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Andrea Penisto

“Dovunque andrai e ovunque sarai incontrerai sempre degli stranieri e, intanto, anche tu sei o sei stato straniero a qualcosa o qualcuno, fuori o dentro di te”. Il lavoro del collettivo italo-britannico Claire Fontaine (Fulvia Carnevale e James Thornhill) che apre il cammino dei cordai con la scritta al neon “Stranieri ovunque”, ci rende consapevoli di questa possibilità, ricordandoci l’attuale condizione umana di estraniazione e spingendoci ad abbandonare a priori ogni forma di razzismo. Proprio il razzismo o meglio i razzismi contemporanei – nelle loro forme più diverse – sono ciò che Pedrosa vuole combattere con questa Biennale, partendo dal mondo dell’arte (e degli artisti) per arrivare a teorizzare qualcosa di più globale, antropologico, che fa parte di tutti noi nella nostra vita quotidiana.

Biennale di Venezia 2024, Adriano Pedrosa, stranieri ovunque, foto di un astronauta con una tuta in tessuto con motivo tribale che trasporta oggetti in una borsaPinterest
Andrea Penisto

La condizione nomade dell’artista – spesso scelto per volontà o anche per necessità – diventa l’incipit di una ricerca che si allarga a 331 autori, che attraverso la loro vita e le loro opere esprimono, in modo esplicito o metaforico, la loro condizione di essere stranieri, immigrati, diasporiani. , esuli o rifugiati. Per aumentare la carica iconografica, e la fatica, di questi “viaggi”, il percorso dell’arsenale inizia abbinando la frase del duo Claire Fontaine un manichino scultura dell’artista nigeriano Yinka Shonibare, un astronauta rifugiato, ricoperto di tessuti africani e intento a fuggire, portando con sé pochi beni terreni; come se dovesse fuggire da uno dei suoi attuali, lasciando trasparire la difficoltà di questo spostamento.

biennale di venezia 2024, adriano pedrosa, stranieri ovunque, interni della mostra, nella foto un murale coloratoPinterest
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Questo ingresso, più che una composizione installativa, è quindi un motto ideale con cui intraprendere questa visita. Inizia così un arsenale che, a differenza delle ultime edizioni, abbandona gli sforzi di iperesposizione per ritornare alla semplicità dell’opera, dalla pittura murale alla scultura su pedana, all’opera stessa espositiva, al realismo bruto del materiale, concentrandosi invece sulle motivazioni che li hanno originati; una modulazione che fa sembrare tutto molto “vecchio stile” e senza sensazionalismo (a volte troppo) lascia molto spazio alle opere.

Biennale di Venezia 2024, Adriano Pedrosa, stranieri ovunque, nella foto un dipinto che rappresenta un campo indigenoPinterest
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Lungo le varie file dell’arsenale le pareti si riempiono così di tessuti, ricami e quadri, come quelli di Pacita Abad E frontiere de Isla Nero oppure di installazioni sottili o sospese, come nel caso della grande opera di Frieda Toranzo Jaeger “Rage is a Machine in Times of Senselessness”. Ci sono tele come quelle, molto grandi e dettagliate, dell’artista-attivista Rember Yahuarcani o dell’australiana Marlene Gilson, aborigena e parte del Wathaurung/ Wadawurrung Elder and Traditional Owner (una comunità australiana oppressa per anni dal colonialismo) che trasudano redenzione e con cui l’artista con ogni pennellata “contribuisce a collocare la storia della sua famiglia sulla mappa del mondo e a riportarla nei libri di storia”.

biennale di venezia 2024, adriano pedrosa, stranieri ovunque, nella foto una stanza dalle pareti blu in cui sono esposti i ritratti di varie personePinterest
Andrea Penisto

Se questa Biennale forse non brilla per dotazioni tecniche di ultima generazione o opere traboccanti di intelligenza artificiale (come ci si potrebbe aspettare), non si può certo dire che manchi il contributo video o videoinstallativo. Tralasciando l’intera stanza lasciata alle cure di Marco Scotini intitolato “Disobedience Archive (the Zoetrope)” – un approfondimento/archivio dal carattere “centrifugo” sulle pratiche che hanno mescolato espressioni artistiche con attivismo politico disobbediente – il contributo filmico non manca in questo percorso; questo è il caso di lavori come quello di Isaac Chong Wai, Ana Segovial’opera “Void” del filippino Giosuè Serafino o la giovane artista singaporiana Charmaine Poh che, con il cortometraggio “Kin”, approfondisce le esperienze femministe e queer, legate soprattutto alla comunità asiatica della sua città natale.

Biennale di Venezia 2024, Adriano Pedrosa, stranieri ovunque, nella foto dei teli e delle colonne colorate sospesePinterest
Andrea Penisto

Sì, perché lavorare sugli “stranieri”, perché Pedrosa, significa anche dedicarsi ad un’altra forma di razzismo che non tocca la storia o la politica (in senso stretto) ma che tocca la persona; un’occasione imperdibile (visti i tempi) per parlare anche di sessualità e generi diversi, outsider, popolari, folk… perché il primo significato etimologico della parola “queer” è davvero “strano”.

Biennale di Venezia 2024, Adriano Pedrosa, stranieri ovunque, nella foto due ritratti, uno di donna e uno di uomoPinterest
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Perla del percorso, posta con grande scrupolosità al centro dell’intero progetto dell’Arsenale, la mostra omaggio ideata nel 1968 da Lina Bo Bardi (Architetto, designer, montatore, scenografo, scrittore e Leone d’Oro alla carriera, trasferitosi da Roma a San Paolo del Brasile) e ha realizzato appositamente per la galleria d’arte MASP. Il fulcro di questo lavoro è lei”visualizzazione video”, leggendario dispositivo realizzato con lastra di vetro autoportante e base cubica in cemento, su cui appendere letteralmente tele, con l’idea di voler privare la sacralità del muro e restituire centralità all’opera d’arte.

Biennale di Venezia 2024, Adriano Pedrosa, Stranieri ovunque, due quadri, uno in cui ci sono due uomini e uno in cui ci sono un bambino e un ragazzoPinterest
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Sono tante, infatti, le tele affascinanti “sospese” su questi dispositivi, che portano con sé storie lontane nella cronologia, ma assolutamente attuali nelle tematiche. In questa sezione – a differenza della parte dedicata al contemporaneo in breve – sono tanti gli italiani coinvolti, selezionati per la separazione dal Paese d’origine; tra loro personaggi come Eliseo Visconti, che fuse l’accademismo brasiliano con il modernismo europeo, l’artista ebrea Linda Koehn nata a Milano e fuggita a Montevideo, il pittore Juan Del Prete e l’astigiana Elda Cerrato emigrata in Argentina per continuare la sua pratica di astrazione cosmica. Tra i più noti spiccano sicuramente una grande scarpa nera di Domenico Gnoli, una tela di Mario Tozzi del 1931 e l’opera “Tobiolo” del 1965 di Aligi Sassu, famoso per il suo attivismo antifascista e morto a Pollença in Spagna nel 2000. .

Biennale di Venezia 2024, Adriano Pedrosa, stranieri ovunque, pali colorati e quadriPinterest
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Al Padiglione Centrale dei Giardini – seconda area curata della Biennale – la stessa scritta di Claire Fontaine è qui abbinata a una forma antica, una Capanna; creato da Nil Yalter, pioniera del movimento artistico femminista, “Topaco IV” deriva da un’esperienza che l’artista ha vissuto in Anatolia nella comunità nomade Bektik. La casa diventa qui simbolo del legame con i nostri luoghi d’origine e della nostra volontà di difenderli, un rapporto complesso che Pedrosa rende esplicito scegliendo di lavorare su due “nuclei storici” dove il lavoro di creativi provenienti dal Sud del mondo ma formalmente legati alle tendenze estetiche occidentali.

biennale di venezia 2024, adriano pedrosa, stranieri ovunque, tanti quadri raffiguranti donnePinterest
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Il primo dei due è uno studio approfondito sull’astrazione sviluppato attraverso 37 artisti della seconda metà del XX secolo, che hanno attutito l’onda d’urto di questa corrente, facendola propria, senza soccombere a questo –ulteriore- colonialismo culturale. Nel secondo, invece, le geometrie lasciano il posto alla morbidezza del ritratto (di 100 ritratti per l’esattezza) che, realizzato nel corso del XX secolo in Africa, Asia, Medio Oriente e America Latina; aprono una finestra su autori e artisti spesso sconosciuti che, grazie al viaggio, allo studio o alla letteratura, hanno incrociato il modernismo europeo, rimanipolandolo continuamente a loro immagine e somiglianza.

Biennale di Venezia 2024, Adriano Pedrosa, stranieri ovunque, quadri coloratiPinterest
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Lungo questo percorso dei Giardini l’opera è composta da molta pittura moderno, infatti, non rimane delimitato tra questi ambienti ma, almeno in un caso specifico, esce a contaminare il contemporaneo o viceversa; tra gli accostamenti più riusciti, in questo senso, c’è il dialogo tra l’artista americano Luigi Fratino – giovane prodigio dell’attuale sistema contemporaneo particolarmente interessato difesa del mondo LGBTQ+ e queer – e Filippo De Pisis; un incontro per assonanze in cui intimità e corpo sembrano sostenersi a vicenda.

biennale di venezia 2024, adriano pedrosa, stranieri ovunque, fotografie storiche in bianco e neroPinterest
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C’è spazio anche per alcuni approfondimenti legati a contesti politici come il focus dedicato a “Museo dell’antica colonia”, in cui un enorme flusso di fotografie, intervallato solo da piccole scenografie ambientali, racconta il difficile rapporto tra le comunità di Porto Rico e i flussi coloniali spagnoli (e di conseguenza americani). Una storia per immagini che ci racconta di un popolo oppresso, che ha dovuto subire la negazione dispotica della propria territorialità, accettando, di fatto, di essere suo malgrado cittadini americani. Stranieri, ancora una volta e in modo ancora diverso, nel proprio Paese.

biennale di venezia 2024, adriano pedrosa, stranieri ovunque, tre dipinti, un ritratto di donna, un vaso con fiori e un uomoPinterest
Andrea Penisto
 
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