Il clima velenoso che si trascina da mesi nella Fondazione Crt è esploso ieri, in occasione del rinnovo del Consiglio di Amministrazione ma soprattutto nel corso di un consiglio di amministrazione che avrebbe dovuto decidere sui nuovi vertici di tre società collegate (Ogr, Equiter e Ream): per arrivare ad una decisione si sono invece alzati i toni a tal punto che il segretario generale della terza fondazione bancaria italiana, Andrea Varese, ha rassegnato le dimissioni dopo un voto di sfiducia.
Terremoto nei corridoi di via XX Settembre a Torino, anche perché Varese era l’uomo forte voluto dal presidente Fabrizio Palenzona. Legato da una collaborazione in Unicredit, Varese era stato scelto per sostituire Massimo Lapucci, ritenuto troppo vicino all’ex presidente Giovanni Quaglia.
A scatenare le dimissioni del segretario sarebbero state le recriminazioni di alcuni membri del consiglio di amministrazione (su tutti l’imprenditore Davide Canavesio e il notaio Caterina Biima) che hanno chiesto conto a Varese della decisione di denunciare al Ministero delle Finanze il “patto parasociale” ” proposto da Corrado Bonadeo, fedelissimo ex consigliere comunale di Palenzona partito la settimana scorsa per evitare l’espulsione, senza prima informarli dei fatti. Meno di mezz’ora di discussione, nella quale verrebbero alla ribalta anche altre scelte vissute dal Consiglio di amministrazione come imposizioni (tra cui l’acquisto di un vigneto nell’alessandrino e le quote della Banca del Fucino). Varese avrebbe riconosciuto di non godere della fiducia di almeno quattro consiglieri e avrebbe scelto di dimettersi. Dato il clima, è praticamente impossibile prevedere cosa accadrà ora. Formalmente l’incarico dovrebbe passare alla vicesegretaria generale, Annapaola Venezia.
Il pomeriggio si è già aperto con diversi colpi di scena in occasione del voto sul nuovo Comitato Direttivo. Lo statuto della Fondazione Crt prevede, infatti, che i 22 membri siano scelti dai soci uscenti sulla base di tre liste presentate dagli organi designanti. Tra i nomi favoriti della vigilia, frutto di accordi politici e equilibri delicati, ne sono mancati quasi la metà. Cambiato all’ultimo momento. Scontenta soprattutto la Regione, che ha indicato come prima scelta, in un trio, l’ex presidente del Piemonte e attuale presidente del Museo del Cinema Enzo Ghigo (in quota Fi) e nell’altro l’avvocato Annalisa Genta (in quota FdI). ). . In entrambi i casi sono passati i due nomi che avevano ricevuto meno preferenze in Consiglio regionale (Giampiero Leo e Davide Franco). Riconferme che mettono in chiaro le alleanze interne dei consiglieri comunali per mantenere le proprie posizioni. Fratelli d’Italia esce particolarmente sconfitta perché al momento non ha alcun rappresentante nelle fondazioni bancarie torinesi (nemmeno nella Compagnia di San Paolo). Ma resta fuori anche il principale rappresentante del Pd che avrebbe dovuto ottenere un seggio, il parlamentare Gianfranco Morgando.
Una casella è ancora aperta: dopo l’addio di Bonadeo, che avrebbe dovuto essere uno dei cooptati, non c’è stato il tempo di raccogliere i voti e ne sono rimasti tre che poi sono passati senza difficoltà (alla prima votazione non sono arrivati ai due terzi delle preferenze): Michele Rosboch, Giuseppe Tardivo e Fiorenza Viazzo. Il quarto verrà nominato più avanti. Adesso la fatica più grande per Palenzona sarà cercare di ricucire fratture molto profonde pur dovendo governare con un consiglio d’amministrazione ostile per un altro anno (sarà rinnovato solo nel 2025). Allo stesso tempo dovrà usare tutta la sua diplomazia per conquistare i nuovi consiglieri. L’unica cosa che è andata bene è stata l’approvazione unanime del bilancio consuntivo 2023: si è chiuso con erogazioni nell’ordine di oltre 70 milioni, un avanzo di gestione di 121 milioni, un patrimonio netto di oltre 2,5 miliardi e una posizione finanziaria netta positiva per 652 milioni.
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