‘Ndrangheta a Cosenza, “prove e rapporti tra alcuni imputati coperti da segreto investigativo” – .

COSENZA «Rapporti precedenti o successivi a questa vicenda, durati poi meno di 24 ore, tra il mio cliente Armando De Vuono E Porcaro Roberto ne hai contati?”. È la domanda posta nel corso del controinterrogatorio dall’avvocato Matteo Cristiani al brigadiere Massimo Spinelli – in forza al Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Cosenza – chiamato a testimoniare nel processo ordinario scaturito dall’indagine denominata “Ripristina” contro la ‘Ndrangheta cosentina e in corso davanti al Tribunale di Cosenza, in composizione collegiale.
Nell’aula bunker di Lamezia Terme, dove si sta svolgendo il procedimento, il sindaco così risponde: «Abbiamo registrato altre segnalazioni, ma non posso riferirle qui perché sono ancora coperte dal segreto dell’inchiesta». Quanto affermato fa pensare ad una possibile ed ulteriore indagine investigativa in Terra Bruzia, nei confronti del presunto gruppo riconducibile Roberto Porcaroritenuto in passato reggente del clan “Italiano” e sui rapporti intercorrenti tra alcuni dei soggetti coinvolti nell’inchiesta “Reset”.
Il testimone ribadisce quanto affermato in altre due occasioni. Lo fa quando risponde alla richiesta, sempre in sede di controinterrogatorio, dell’avvocato Fiorella Bozzarello. «I Carabinieri hanno rilevato significative condotte investigative svolte da Caputo Carmine rispetto al legame genitoriale con Greco Francesco (ora collaboratore di giustizia, ed)? “Si è Purtroppo non posso rispondervi perché è ancora coperto dal segreto istruttorio Lo guardo con… quello che mi stai chiedendo adesso.” Il testimone fa un terzo riferimento al segreto istruttorio, quando a porre la domanda è l’avvocato Luca Acciardi. «Gli elementi in questo senso che lei ritiene coperti dal segreto investigativo si desumono dalle dichiarazioni di Greco. Perché Greco è forse l’unico del cosiddetto gruppo Porcaro che parla di qualche rapporto tra Porcaro e il gruppo Presta. Ma prima delle dichiarazioni di Greco fino ad oggi, avete registrato contatti tra il gruppo Porcaro e il gruppo Presta? «C’erano alcune prove che sono attualmente coperte da segreto. Non posso rispondere a questa domanda.

Francesco “Checco” Greco e il rapporto con Porcaro

Menzionato più volte nel corso dell’udienza, Francesco Greco è uno degli ultimi collaboratori di giustizia. «Ho iniziato a collaborare con Roberto Porcaro, dedicandomi allo svolgimento di attività illecite di diversa natura: spaccio di droga, usura, danneggiamento ed estorsione.. Con riferimento alle estorsioni mi sono occupato del posizionamento delle bottiglie incendiarie nei diversi esercizi commerciali destinatari delle richieste estorsive”. Inizia così il primo racconto di “Checco” Greco, deciso a fare il grande passo dopo il suo coinvolgimento nelle indagini”Ripristina“. Era il 1° agosto 2023 quando il pentito fornì ai magistrati della Dda informazioni e dettagli riguardanti l’attività di Roberto Porcaro. IL Il collaboratore ammette, in una seconda denuncia, di essere stato il braccio destro del presunto boss. «Posso denunciare una serie di atti intimidatori a scopo estorsivo da me compiuti insieme a Roberto Porcaro (…) posizionare una bottiglia incendiaria davanti agli esercizi commerciali».

Le (attese) dichiarazioni di Gianluca Maestri

Potrebbe dare un nuovo slancio all’attività del Distretto Gianluca Maestri, uno degli ultimi a fare il grande passo, in passato considerato «promotore e organizzatore dell’associazione “Zingari”.». Secondo l’accusa “è coinvolto principalmente nell’organizzazione e nella conduzione di molteplici attività di estorsione”, il suo ruolo da partecipante assurge a organizzatore e “reggente” nel dicembre 2019quando, in seguito agli arresti seguiti ad un’operazione della Dda di Catanzaro, «si occupa di gestire l’utile prosecuzione delle principali attività illecite lasciate in sospeso dai suoi associatidiventando un decisivo e insostituibile anello di congiunzione tra la squadra “italiana” e quella degli “Zingari” di Banana”.
Sono diversi gli episodi imputati al pentito nelle indagini”Ripristina”, quasi tutte legate all’uso di minacce e «alla prospettiva di esposizione a un pericolo concreto e attuale per l’incolumità degli imprenditori e del loro patrimonio», per richiedere denaro e porre in essere l’attività estorsiva.

Roberto Porcaro, il carcere duro e la lettera

Detenuto nel carcere di Terni, Roberto Porcaro ex reggente del clan “italiano” recentemente passato al 41 bis. Carcere duro è stato deciso per il 10° pentito cosentino, che durante il processo”Ripristina” – che lo vede coinvolto – aveva inviato una lettera al tribunale di Cosenza affermando di non essere affiliato. «In tutte le dichiarazioni che ho fatto ho detto solo bugie, frutto della lettura delle ordinanze, in più ho letto i giornali online, a questo ho aggiunto una fantasia esagerata. Spero solo che chi continua a dire bugie si metta una mano sulla coscienza e dica la verità”, scrive l’ex pentito che aggiunge una precisazione sul suo presunto ruolo nella ‘Ndrangheta cosentina. «Non faccio parte di nessuna associazione, non ho nessun gruppo, non sono mai stato affiliato».
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