«Senza lavoro nero» – .

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PADOVA – «Lo abbiamo chiamato noi Giornata dei talenti perché siamo convinti che molti di questi ragazzi abbiano talento. Dobbiamo cercare di scoprirlo e farlo uscire”. Per anni baristi E ristoratori si lamentano difficoltà a trovare dipendenti e per questo ieri l’APPE ha lanciato una nuova iniziativa: un’intera giornata di interviste confrontando candidature e offerte di lavoro presso la sede di via Savelli alla Stanga. L’obiettivo è chiaro: rafforzare le forze lavoro sempre più povere visto che in tutta la provincia mancano almeno duemila lavoratori. Considerando che a Padova ci sono tremila locali, significa che quasi tutte le imprese sono alla ricerca di una nuova figura. E spesso non riesce a trovarlo.

All’iniziativa lanciata dall’associazione di categoria hanno risposto 50 aziende e quasi 150 aspiranti lavoratori

Sono arrivati ​​molti studenti daistituto alberghiero di Abano e dalla scuola di formazione professionale Dieffe di Noventama anche tanti giovani sollecitati dallo Sportello Giovani del Comune di Padova e diversi adulti chiamati dai Centri per l’Impiego e dalleAgenzia Infojobs. Le interviste sono state effettuate direttamente dal personale APPE che conosce perfettamente le caratteristiche dei profili ricercati in sede.

Tra i tanti candidati, tanto per dare un’idea, in coda c’era anche un informatico che non vede l’ora di cambiare vita e punta a realizzare il suo vero sogno: lavorare in un ristorante di pesce

Un punto di osservazione privilegiato è quello di Tiziano Baronedirettore dell’istituto Opera Veneta (braccio operativo della Regione in termini occupazionali). È lui a snocciolare i dati del settore. Nel 2023 in provincia di Padova sono state 8.700 le assunzioni di cui 5.600 in città. Erano così suddivisi: 4200 nei ristoranti, 1030 nei bar e esercizi pubblici assimilati, 370 nelle aziende di ristorazione. La crescita del mercato del lavoro è stata evidente: considerando il saldo tra entrate e uscite, si sono registrati 735 posti di lavoro in più. Solo in questo mese di aprile il ricavo previsto ad inizio mese era di 630 con una difficoltà di reperimento stimata attorno al 45%. Vuol dire che un lavoratore su due è introvabile.

Il 64% dei lavoratori sono italiani, il resto sono stranieri e questo l’ordine dei paesi di provenienza: Cina, Bangladesh, Romania, Marocco, India e Filippine

Nel frattempo il mercato è cambiato profondamente e Barone evidenzia soprattutto due aspetti. Il primo: «Crescono le assunzioni a tempo indeterminato». La seconda: «Pesano sempre di più le fasce di età 55-65 e 65-75. Assistiamo ad una presenza sempre crescente di lavoratori che lavorano fino ai 75 anni”. Mancano i giovani e questo è un effetto evidente.

Da anni uno dei temi caldi per Appe è la piaga del lavoro nero

La presidente Federica Luni lo sottolinea subito: «Invitiamo sempre tutti a chiedere contratti regolari. Esistono contratti di tutte le tipologie: a tempo determinato, indeterminato, stagionale, di apprendistato, a chiamata. Non ci sono scuse. Chi non ha contratti regolari porta a due conseguenze negative: la concorrenza sleale con gli altri esercizi pubblici e il fatto che il lavoro è più demotivante per un figlio”.
Ma non capita spesso che i ragazzi rifiutino il lavoro perché lo stipendio è troppo basso? «La paga è mediamente simile a quella di un operaio – risponde Luni -. Il range economico è molto ampio perché spazia dall’operaio di cucina alle mansioni più senior. Viene rispettato un contratto collettivo nazionale ma spesso le aziende aggiungono anche dei superminimi. No, non credo che il problema sia economico”.
L’evento Appe punta a restituire attrattività al settore, convincendo i giovani che lavorare in sala o in cucina può dare soddisfazioni.

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Il Gazzettino

 
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