PORDENONE – Sabato, domenica e lunedì al buio e al freddo proprio nei giorni del prepotente ritorno dell’inverno un arresto quasi immediato dell’energia elettrica: non per arretrati, ma per uno presunta richiesta della sfortunata donna che, in verità, non ha mai chiesto che fosse tagliata la corrente, né ha risposto a inviti o proposte che potessero poi rivelarsi fraudolente. Questo è quello che è successo tra sabato e lunedì settanta anni Cristiana Cirielli di Pordenone, che con la sua nota energia è tra l’altro membro del consiglio direttivo dell’associazione «Le donne del vino» e dell’associazione «Ville Venete», ha bombardato di telefonate il fornitore e si è rivolto anche ai Carabinieri per denunciare l’accaduto come “interruzione di pubblico servizio”. Al suo fianco ilAdoc di Pordenone, l’associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori. La disavventura, che ha avuto una prima tappa decisiva lunedì sera con il ripristino della fornitura energetica, è iniziata sabato 20 aprile a mezzogiorno quando, tornando a casa, “mio marito mi ha chiesto se avevo veramente richiesto di disattivare la fornitura”, ricorda a Cirielli che, dopo quello che ha patito nel fine settimana, è puro malato di influenza.
Ovviamente non ho mai e poi mai chiesto o inviato richiesta al mio responsabile di interrompere la fornitura
Fatto sta che, come ricostruisce anche Adoc, con una mail nel primo pomeriggio di sabato la società energetica l’ha informata di aver accolto la sua richiesta di spegnendo luce e gas. E che ciò avverrebbe entro sette giorni lavorativi. La signora pensava che fosse a errorepromettendo di chiamare il fornitore lunedì per chiarimenti. Invece 7 ore dopo, verso mezzanotte, la luce si è spenta davvero e con essa la possibilità di riscaldarsi, perché la caldaia a gas ha bisogno di energia elettrica per funzionare così come la ventola del camino. “Non spengono così in fretta nemmeno la luce elettrica per chi è in mora”, considera quasi ancora incredula la pordenonese che una domenica mattina, giorno festivo, con tutti gli uffici chiusi, ha trascorso due ore in invano al cellulare con gli operatori del numero verde, i quali non solo non le hanno dato alcuna spiegazione su quanto accaduto, ma le hanno anche detto che ci sarebbero voluti circa 5 giorni per riallacciare la corrente elettrica. Disperata, con il marito cardiopatico, ha chiamato Adoc che, nonostante il giorno festivo, è riuscito attraverso la disponibilità di un rappresentante dell’azienda a far prendere in considerazione rapidamente il caso e a bloccare nel frattempo la disattivazione del gas.
LA LAMENTELA
Lunedì, però, la signora è dovuta recarsi in un negozio per firmare un contratto per farsi carico della propria fornitura, pagandone il relativo costo. Di fronte all’incertezza e ai tanti disagi subiti, non certo dovuti ad una sua mancanza, con la prospettiva di trascorrere ulteriori giorni senza energia elettrica, la donna si è rivolta ai Carabinieri e ha sporto denuncia per interruzione di pubblico servizio e per la possibilità di sostituzione di persona. Ci si riserva il diritto di richiedere il risarcimento dei danni. Nel tardo pomeriggio di lunedì un operatore dell’azienda ha informato l’Adoc che stava per riattivare la luce nella casa di Vallenoncello, cosa che è avvenuta, e che l’azienda, oltre a rimborsare le spese di subentro, chiarirà a breve l’accaduto. «Voglio assolutamente sapere come sia potuto accadere un evento così increscioso – ribadisce ora Cirielli -. Ho potuto agire subito per andare a fondo del problema, ma da tre giorni penso a quei poveri anziani che non hanno possibilità e strumenti per agire tempestivamente e con successo”, conclude. «Questo – commenta il PN Adoc – è l’ultimo di una lunga serie di casi, approdati sui tavoli dell’Adoc Aps, su cosa può succedere a un consumatore a sua insaputa».
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