Oggi, 25 aprile, l’Italia festeggia la liberazione dal nazifascismo e quest’anno lo fa tra polemiche.
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25 aprile 2024 – 22:32
Dopo giorni di polemiche, la giornata dedicata al ricordo della liberazione dell’Italia dal nazifascismo si è aperta con un’immagine di unità. Le più alte cariche dello Stato, come ogni 25 aprile, si sono riunite a Roma presso l’Altare della Patria.
Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, il Presidente del Senato Ignazio La Russa, il Ministro della Difesa Guido Crosetto ed altri hanno celebrato solennemente la giornata.
Le vittime di Civitella in Val di Chiana
Il capo dello Stato è poi volato in Toscana, per ricordare una delle tante ferite provocate dal fascismo e dal patto tra Mussolini e Hitler. A Civitella in Val di Chiana, nel giugno 1944, i nazifascisti uccisero 244 persone.
Furono stragi pianificate freddamente, ha ricordato Mattarella, esaltando i valori della lotta partigiana e invitando gli uomini e le donne italiani a unirsi contro il fascismo.
“A differenza dei loro nemici, imbevuti del culto della morte e della guerra – ha detto Mattarella a Civitella in Val di Chiana -, i patrioti della Resistenza si servirono delle armi affinché un giorno tacessero, e il mondo fosse finalmente segnato dalla pace, libertà e giustizia. Viva la Liberazione, viva la libertà, viva la Repubblica!”.
Il caso Scurati
Ma la polemica legata al caso Antonio Scurati aleggia su questo 25 aprile. L’intellettuale e biografo di Mussolini avrebbe infatti dovuto leggere un monologo in tv ma venne censurato.
Una decisione della dirigenza Rai che ha avuto un effetto boomerang poiché del testo si è parlato più di quanto sarebbe altrimenti accaduto.
Chiamatevi antifascisti
«La parola (antifascista, ndr) che il presidente del Consiglio ha rifiutato e si rifiuta di pronunciare palpita sulle labbra grate di tutti i democratici sinceri. Che siano di sinistra, di destra o di centro”, ha detto Scurati, leggendo il suo intervento oggi in piazza.
Il premier Meloni – criticato nel testo di chi scrive – ha dal canto suo pubblicato un post sui social in cui non parla di antifascismo ma dice: “La Liberazione, con la fine del fascismo, ha gettato le basi per il ritorno dell’antifascismo”. democrazia”.
Anche altre proteste
Centinaia, migliaia di manifestazioni in Italia per festeggiare la Liberazione. E nelle piazze più grandi come Roma e Milano, c’è chi ha utilizzato il palco per una protesta completamente diversa.
Associando la resistenza partigiana di ieri con la resistenza palestinese di oggi, alcuni gruppi hanno contestato le brigate ebraiche, forse senza sapere che anch’esse lottarono per la democrazia in Italia 80 anni fa.
Proteste, controfesteggiamenti e atti vandalici
Non sono mancati nemmeno i cosiddetti nostalgici. A Varese i membri del gruppo neonazista Dodici Raggi (Do.Ra) hanno colto l’occasione del 25 aprile per rendere omaggio “ai compagni uccisi dal nemico mentre combattevano per la patria” come ha spiegato il loro leader Alessandro Limido.
Nella prima mattinata i militanti si sono recati al cimitero di Ganna e poi hanno raggiunto quello di Sant’Ambrogio a Varese dove li aspettava il familiare di un “compagno ucciso dai comunisti senza processo”. “Questi ragazzi sono morti per noi, per i nostri valori. I nostri caduti sono gli eroi del Paese. Per proteggerci hanno accettato il loro olocausto” ha aggiunto Limido.
Immediata la reazione del Comune di Varese, che ha denunciato i militanti per “inosservanza dei provvedimenti amministrativi oltre che per altri possibili reati”.
A Roma, invece, la scritta in vernice rossa “Partigano
stupratore assassino” è apparso oggi sulla lapide di Forte Bravetta, uno dei 15 forti di Roma.
A Torino, nella notte, i militanti del movimento estremista
a destra La Barriera ha appeso uno striscione con la frase:
“25 aprile: ricordare i crimini dei partigiani”, spiegherà poi in
una nota che i partigiani “ne furono colpevoli di moltissimi”.
crimini e violenze infami, molti dei quali avvenuti contro le donne
e civili, una volta finita la guerra. Soprattutto nella nostra città”.
Finalmente venne compiuta un’altra “incursione” neofascista
Taranto, dove si trova la lapide commemorativa del partigiano Pietro Pandiani, eroe
della Resistenza, medaglia d’argento al valor militare
deturpato con una croce celtica impressa con vernice nera
proprio sulla parola “partigiano”.
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