Rimini. Assistenza sanitaria. Arriva l’estate, infermieri in trincea contro attentati e turni massacranti – .

Rimini. Assistenza sanitaria. Arriva l’estate, infermieri in trincea contro attentati e turni massacranti – .
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Attentati, turni massacranti e furti: l’estate degli infermieri è servita. I sindacati lanciano l’allarme mentre il conto alla rovescia per la stagione è già iniziato. Da Nursing up, il dirigente provinciale di Rimini, Anselmo Torre traccia la premessa al cardiopalma: «Come ogni anno aumenterà il lavoro soprattutto per alcuni reparti o unità operative come il 118 e il pronto soccorso». Ciò non è solo dovuto all’enorme volume di utenti, ma soprattutto perché ai vacanzieri improvvisamente mancano i contatti abituali, primo fra tutti il ​​medico di famiglia. I numeri, però, «si traducono solo in parte in rinforzi rispetto alla normale dotazione nel riminese a fronte di 6 ambulanze in più durante il giorno e una sola aggiunta durante la notte». E secondo il sindacato questa è solo la punta dell’iceberg. Una delle partite più delicate si gioca infatti sul comportamento dei pazienti, visti i crescenti atti aggressivi dovuti alla vita notturna, ma soprattutto all’abuso di alcol e sostanze stupefacenti. «Un dato sottostimato – commenta Torre – perché spesso mancano le denunce nei confronti dei pazienti, soprattutto psichiatrici». Gli infermieri sostanzialmente trascurano gli insulti ricevuti sapendo che spesso sono dettati dalla fragilità delle situazioni dei turisti. Una scelta, prosegue Torre, che però non va oltre la necessità di maggiori tutele a sostegno del settore.

Anche quello dei furti di biciclette è un annoso tema “che scoraggia la mobilità dolce data la mancanza di parcheggi dedicati”.

La politica dell’Asl, concludono dalla sigla sindacale, favorisce l’utilizzo dei mezzi pubblici attraverso sconti ad hoc, che però non coprono le fasce orarie notturne, ma non mostrerebbero la stessa attenzione per le bici.

Il nodo della sicurezza

Da Nursind, il legale rappresentante per Rimini e Cesena, Lino D’Urso, si sofferma sul carico di lavoro aggiuntivo assicurato dall’estate «che va sommato alla cronica carenza di personale, alle ferie che ogni dipendente deve vedere riconosciute e alle assenze per motivi parentali partire, vista la chiusura delle scuole”. Si profila quindi un’altra stagione «con doppi turni, riposi mancati e forse il rischio di ferie negate». Come superare questi problemi? Assumendo nuove assunzioni, D’Urso risponde con entusiasmo, peccato che manchino i soldi per procedere, mentre il governo emette decreti che aumentano i servizi negli ospedali e sul territorio ma senza un euro per assumere più personale.

Rotta inversa

La soluzione, continua il rappresentante, esiste ma non è praticabile, consiste nella riduzione dei servizi a danno degli utenti. Uno scenario molto delicato, quindi, «che spinge i colleghi più giovani a fuggire all’estero mentre aumenta il trend dei licenziamenti. Questo la dice lunga su come la situazione sta cambiando. – D’Urso allarga le braccia -. Purtroppo in Italia non ci sono investimenti nella cura e nella gestione del servizio pubblico ma i servizi sono derogati al settore privato. Se questa tendenza non verrà invertita presto – ipotizza – il nostro tanto amato sistema sanitario nazionale morirà”. Ridare appeal a questa professione, secondo D’Urso, dovrebbe essere una missione sia del governo che delle Regioni ma la soluzione non è assumere professionisti provenienti dai Paesi più svantaggiati “perché si accontentano senza tante storie di stipendi bassi”. Soprattutto, secondo Nursind, occorre comprendere che la figura dell’infermiere oggi è centrale nella cura del paziente e sempre più chiamata a rispondere del proprio operato davanti al giudice con impegni di spesa proibitivi per la tutela legale. Una prospettiva che tutti vivono come una spada di Damocle che pende sulla loro testa “per eventuali richieste di risarcimento danni”.

 
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