nuovo ricorso per l’archiviazione del caso di Cristina Golinucci – .

nuovo ricorso per l’archiviazione del caso di Cristina Golinucci – .
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«Un figlio e una figlia non possono essere archiviati. Se c’è qualcuno che ha ancora bisogno di schiarirsi la coscienza o vuole raccontarmi delle cose, sono qui: la mia porta è aperta da 32 anni”.

I termini per la proroga delle nuove indagini sulla scomparsa di Cristina Golinucci sono scaduti più di un mese fa. Due sere fa è tornata a “Chi l’ha Visto?” Marisa Degli Angeli, la madre della ragazza scomparsa il 1° settembre 1992. Per ribadire con forza che il caso della figlia non deve essere archiviato; e che occorre svolgere ulteriori indagini sia sulla figura di Emanuel Boke sia sul “predatore sessuale”, ultrasessantenne di Cesena, emerso nell’ultima indagine perché vicino agli ambienti cattolici frequentati sia da Cristina Golinucci che da quelle di associazioni legate alla figura di Chiara Bolognesi: un’altra giovane cesenate scomparsa nell’ottobre del 1992 e ritrovata morta nelle acque del Savio un mese dopo la scomparsa.

Madre Marisa è online, assistita dall’inviata Chiara Cazzaniga, nella sua casa di Ronta. Appare più stanca di tante altre volte anche perché nello scorso fine settimana ha partecipato alle manifestazioni in Emilia a sostegno della madre Roberta: nell’analoga battaglia che sta portando avanti per far sì che la causa del figlio, Alessandro Venturelli, che lui stesso apparso dal nulla, non viene licenziato per alcuni anni.

“Chi ha visto?” mostra immagini d’epoca. In cui Marisa Degli Angeli lancia i primi appelli alla messa in onda. Ricostruendo con l’auto di Cristina guidata dalla sorella il percorso compiuto dalla ragazza prima di scomparire: «Anche guardando queste immagini ci sono cose inaccettabili – spiega – Mia figlia… 21 anni… Allontanamento volontario… E nessuno ha mai pensato che avrei controlla la sua macchina. L’hanno lasciata parcheggiata al convento per 15 giorni pensando che Cristina potesse tornare a riprenderla. Poi ce lo hanno restituito. Ed è lei che è sempre stata a nostra disposizione, senza alcun controllo. Ripensare a quante cose non sono state fatte mi fa arrabbiare. Sono vicino a Roberta e spero che non succeda a lei come a me che in 32 anni ho visto il caso di Cristina aprirsi 9 volte e chiudersi 9 volte”.

Quest’ultima indagine ha segnato particolarmente mamma Marisa: «Perché dalle carte riesumate dall’avvocato Iannuccelli e da lei ristudiate e anche dall’avvocato Nicodemo Gentile risulta chiaro che credevo di essere tutelata e invece non lo ero. Amici, cesenati, istituzioni… Ci sono tante cose che non sono state fatte e tante cose che non sono state dette subito. Attraverso i documenti ho scoperto che qui a Cesena, oltre a Emanuel Boke, c’era anche un altro predatore sessuale. E chi ha nascosto le sue azioni tra il 1992 e il 1995.”

La persona in questione entrò a far parte delle indagini solo nel 2010, quando una donna entrò in casa di mamma Marisa presumendo che sua figlia e Cristina fossero state molestate da questa persona. Ma è solo in quest’ultima inchiesta che il numero delle donne molestate da quest’uomo (mai denunciate da nessuno e mai indagate) sale a cinque. «Sto impazzendo per queste cose – spiega Marisa – So che frequentava gli ambienti di Cristina, non so se le ha fatto del male ma sicuramente se è una persona malata da predatore sessuale quale è, ha bisogno di essere curato . E hanno sbagliato quelli che invece di farlo curare richiamandolo alle sue responsabilità lo hanno semplicemente coperto”.

Si tratta di una persona vicina agli ambienti ecclesiastici e in particolare all’Azione Cattolica: «Io non ho sempre avuto problemi con la Chiesa: sono credente. Ma sono arrabbiato con le persone, anche quelle della chiesa, che hanno contribuito a insabbiare questa persona. Ce ne sono alcuni e hanno sbagliato a farlo. Certamente chi vorrà parlarmi di questi fatti mi troverà qui a casa. La mia porta è sempre aperta e le mie orecchie sono sempre disponibili”.

L’appello è rivolto anche ad una donna in particolare a farsi avanti. «Da questa indagine è emerso che c’erano due donne vicine al convento. Una delle quali ha raccontato al suo parrucchiere la fiducia che aveva ricevuto dall’altra. Quel martedì 1 settembre 1992 aspettava la figlia vicino al convento. E vide una giovane ragazza parlare con un uomo più anziano, con il chierico come un frate ma vestito “in borghese” e quindi probabilmente non un frate. Lui cercava di consolarla e aveva un atteggiamento non relativo nonostante la differenza di età fosse tale che lei potesse “essere suo padre”. Questa donna deve poter raccontare ciò che anche lei ha visto dopo tanti anni. Non si sa chi sia e bisogna cercarla; oppure se sentite questo appello fatevi avanti, perché il vostro aiuto potrebbe essere preziosissimo per le indagini. In tutto questo tempo non sappiamo nemmeno esattamente quante persone fossero ospitate presso il convento dei frati cappuccini nel settembre del 1992. E non sappiamo nemmeno chi si trovasse nei pressi del parcheggio il giorno in cui Cristina scomparve: portando con sé le chiavi all’auto e alla sua borsa, con dentro la sua agenda rossa dalla quale non si separava mai.”

 
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