sfruttiamola, è una miniera d’oro – .

Proteggere l’ambiente per produrre ricchezza e lavoro. Questo è l’obiettivo del Centro Nazionale del Futuro della Biodiversità. Una creatura del Pnrr che unisce cinquanta centri di ricerca e duemila scienziati

Monitoraggio dell’ululone, un piccolo ululone dal ventre giallo tipico dell’Appennino, fauna esclusiva italiana a rischio di estinzione. Lo studio della “molecola del benessere”, una sorta di semaforo che difende l’organismo dall’esposizione a stress o agenti inquinanti. E “Nomadic”, lo spettacolo di Telmo Pievani che debutta al Festival della Scienza del Parco della Musica di Roma, un racconto tecnico e musicale delle migrazioni come evento centrale della vita umana e animale.

Sono tre eventi disparati, ma legati, in generale, dall’interesse per l’ambiente. E più in particolare dal rapporto diretto con le attività del National Biodiversity Future Center (NBFC): il centro nazionale di coordinamento per la ricerca sulla biodiversità che festeggia il suo primo anno a fine maggio. «Il nostro ruolo è quello di collegare i tanti centri di ricerca pubblici e privati ​​che operano da tempo e ora sono coinvolti nella gestione del più grande investimento europeo sulla biodiversità», spiega il presidente Luigi Fiorentino. Finanziato dal Pnrr con 320 milioni di euro, coordinato dal Consiglio nazionale delle ricerche, il centro coinvolge 49 istituzioni scientifiche per un totale di duemila ricercatori.

Il modello di coordinamento tra entità spesso distanti e diverse fa riferimento a un oggetto caro a chi ha a cuore l’ambiente: la ruota di una bicicletta, con un perno centrale (mozzo) da cui partono i raggi. Prosegue Fiorentino: «L’hub è formato da un team (direttore scientifico, program manager, direttore generale, responsabile legale…) e mantiene i rapporti tra gli otto raggi, che fanno capo al Cnr e a diverse università».

Ogni raggio ha un suo campo di ricerca, dal mare alla Terra (che comprende le Università di Palermo, Napoli e Genova da un lato, e Siena, Modena e Sassari dall’altro), dalle città all’impatto sulla salute umana ( e qui incontriamo Pievani, che insegna Filosofia della scienza a Padova, Maria Chiara Pastore, responsabile scientifica del famoso progetto “Forestami” del Politecnico di Milano, e Hellas Cena, nutrizionista e prorettore dell’Università di Pavia).

Il direttore scientifico Massimo Labra riassume gli obiettivi di questa collaborazione in quattro punti: monitorare, conservare, ripristinare e valorizzare. «Il monitoraggio serve per poter intervenire prima ancora che si verifichi un problema», spiega Labra, che insegna biologia vegetale a Milano-Bicocca ed è uno dei fondatori dello ZooPlantLab. «Preservare la biodiversità significa intraprendere azioni concrete affinché la ricchezza di flora e fauna che caratterizza oggi l’Italia rimanga anche in futuro. Ma preservare non basta, bisogna anche ripristinare gli ambienti degradati: si stima che in Europa l’80 per cento degli ecosistemi siano danneggiati”.

E fin qui siamo sui soliti argomenti, già tutelati dalla Costituzione – l’articolo 9 due anni fa è stato ampliato alla tutela “dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi, anche nell’interesse delle generazioni future” – e dalla controversa legge sul Ripristino della natura recentemente approvato dall’Unione Europea. Il punto più originale è il quarto: «L’ultimo aspetto è forse il più importante», conferma Labra. «Siamo sempre stati abituati a considerare l’impegno per l’ambiente come un costo per la società. Vogliamo chiarire che si tratta di un investimento: vogliamo dare valore economico alla biodiversità. Da questo punto di vista siamo i più ricchi d’Europa, abbiamo più di 60mila specie di animali e più di 10mila di piante. Se vivessi in un Paese che avesse miniere d’oro direi che l’economia deve basarsi sull’oro: ma siamo in Italia e la nostra economia deve basarsi sulla biodiversità”.

È uno scenario concreto? Ne è convinta Labra: «È stato calcolato a livello comunitario che investire un euro nella tutela della biodiversità può portare dai 10 ai 40 euro di profitto. Solo in Lombardia, e solo negli ultimi cinque anni, sono nate più di 10mila imprese che si occupano di ambiente. Nei prossimi anni ci saranno un milione di posti di lavoro nel settore dei lavori verdi”. Del resto, solo dal Nbfc sono cinquecento i nuovi assunti… Molte le scoperte sui possibili sviluppi commerciali a portata di mano: «Nell’ultimo anno abbiamo studiato più di 600 piante, individuando una quantità di molecole che possono avere proprietà antiossidanti, antinfiammatorie attività, antipertensivo. Sostanze preziose per produrre integratori e alimenti arricchiti e forse, dopo studi più approfonditi, anche per creare nuovi farmaci”.

L’occasione per fare il punto sui risultati finora ottenuti dal Centro arriverà il 22 maggio, Giornata mondiale della biodiversità. In quei giorni a Palermo, sede legale del Centro Nazionale Biodiversità Futuro, si svolgerà il Forum Nazionale Biodiversità, dove verrà presentato il rapporto annuale sullo stato della flora e della fauna italiana. Saranno tutte conversazioni del futuro perché, sottolinea Labra, «la biodiversità non è nostra ma è anche quella delle generazioni future. Con la NBFC lavoriamo per i nostri figli e per i figli dei nostri figli”.

Intanto, al termine del progetto – che come tutti quelli finanziati dal Pnrr durerà tre anni – i risultati verranno raccolti nel Gateway, «una sorta di grande supermercato dove i nostri partner – cittadini, enti di gestione delle aree protette, scuole, aziende – possono trovare una serie di strumenti sviluppati dal nostro lavoro”, spiega Labra. E Fiorentino aggiunge che «le due sedi fisiche si concentreranno su due diversi ambiti specialistici: a Venezia il rapporto con le imprese e le startup, a Palermo la “diplomazia scientifica”, cioè la collaborazione con tutti i Paesi del Mediterraneo».

Rimarranno nel Gateway i risultati di tre anni di lavoro: anche la ricerca sulla “molecola del benessere”, guidata dalla studiosa milanese Gloria Bertoli, o il monitoraggio del rospo, che è tra i 60 progetti scelti dal bando tutela della biodiversità nelle aree protette.

 
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