Elezioni europee, manca solo l’annuncio della Meloni come candidata. Domani è Giorgia-day – .

Elezioni europee, manca solo l’annuncio della Meloni come candidata. Domani è Giorgia-day – .
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Il fulcro politico della tre giorni di Fratelli d’Italia sarà domani, quando il premier Giorgia Meloni interverrà e scioglierà le riserve sulla sua candidatura alle elezioni europee. Sì ormai sembra essere l’ipotesi più accreditata, ma l’attesa c’è ancora, così come il cuore del racconto giornalistico. «Entro il primo maggio ci sarà una risposta», dice ad Agorà Giovanni Donzelli, vice e massimo dirigente di Fratelli d’Italia. A margine dell’evento abruzzese, il ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida spiega: «Giorgia Meloni è la leader del nostro partito nonché la prima donna che è riuscita a permettere alla nostra Nazione di modernizzarsi, dimostrandone il valore. Avere una donna, spero, come lei alla guida della nostra lista in tutta Italia ci permetterà anche di confermare la grande fiducia che gli italiani ripongono in lei”.

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Il possibile sì alla razza racchiude in sé un certo numero di significati. C’è sicuramente il tema più immediato, il colpo d’occhio, cioè il confronto politico, elettorale, di impatto sull’opinione pubblica con Elly Schlein, la segretaria del Pd che pochi giorni fa ha preso la sofferta decisione (non condivisa da tutto il suo partito) ) correre. Un dualismo che potrebbe raggiungere il suo culmine in un faccia a faccia televisivo il cui sviluppo è in bilico da mesi. Poi c’è la “prova” dei consensi dopo quasi due anni di governo, e tante cose in mezzo. Due manovre economiche molto difficili, anche alla luce dell’eredità ricevuta (traduci: Superbonus) e delle scelte della Bce sui tassi di interesse che hanno ristretto molto i margini di manovra della nostra politica economica. Un quadro di politica estera altrettanto complesso, con ricadute interne sul mantenimento dell’ordine pubblico, che ha visto emergere antagonismi con il pretesto dell’aggravarsi della crisi mediorientale. In tutto ciò, fino a questo momento il consenso di Fratelli d’Italia non ha subito scossoni significativi, la maggioranza, al di là di alcune asperità fisiologiche, trova sempre una sintesi sui punti fondamentali e non c’è alcuna crepa nella presa.

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In questo percorso si aggiungono una serie di vittorie ottenute dal centrodestra sul territorio, e solo l’inciampo sardo, in questo anno e mezzo, ha impedito lo stemma per otto a zero nelle regioni. Il risultato delle elezioni europee servirà a consolidare tutto questo e ad aprire la partita alla maggioranza comunitaria che verrà. Giorgia Meloni è la leader della famiglia conservatrice, che potrebbe risultare decisiva nei prossimi equilibri. Secondo i sondaggi sarà probabilmente il PPE (che nel nostro Paese vede in Forza Italia il principale punto di riferimento) ad avere probabilmente la chiave di accensione per avviare il giro di nomine (avrà cioè la prima e l’ultima parola sulla decisione Presidente della Commissione) ma il dialogo con alcune forze conservatrici (nell’altro gruppo di destra, Identità e Democrazia, l’unico partito potenzialmente in dialogo sarebbe la Lega ma ad oggi non c’è stato alcun disgelo) potrebbe rivelarsi fondamentale per emarginare la socialisti. Negli ultimi mesi la collaborazione di Giorgia Meloni con Ursula von der Leyen ha aperto una dinamica di questo tipo. Ma è tutto ancora prematuro. Si tratta di “dopodomani”. In attesa di domani, a Pescara si contano i numeri dell’evento: 135 relatori nei vari panel, 2200 delegati, 150 volontari della Nazionale Giovanile. Un impegno a serrare i ranghi.

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