Pnrr, Comuni dell’Umbria tra 620 milioni di investimenti e difficoltà di liquidità – .

Pnrr, Comuni dell’Umbria tra 620 milioni di investimenti e difficoltà di liquidità – .
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Maxi investimenti, ma anche progetti più piccoli, per un totale di 620 milioni di euro messi in campo da qui al 2026 e distribuiti nei 92 Comuni dell’Umbria grazie al Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza), con interventi realizzati dagli stessi Comuni . A cui si aggiungono i progetti degli enti superiori (altri 80 milioni di euro), che hanno senza dubbio maggiori capacità organizzative e finanziarie rispetto ai piccoli comuni umbri.

È una sfida senza precedenti quella che investe le amministrazioni comunali, alle prese con le stringenti scadenze (maggio 2026, pena la revoca dei fondi) imposte dal Pnrr, nonostante la macchina amministrativa spesso non sia del tutto adeguata ad affrontarle. Aur, l’Agenzia Umbria Ricerche, fa il punto della situazione alla luce dei dati recentemente forniti dalla Regione Umbria, con due focus del responsabile del programma Mauro Casavecchia.

Fondi Pnrr gestiti dai Comuni, un terzo riguarda Perugia

Innanzitutto è bene ricordare che in Umbria, all’8 aprile 2024, i Comuni (e le loro Unioni) stanno realizzando 1.369 progetti, per un finanziamento complessivo di 620,1 milioni di euro. Il Comune di Perugia assorbe da solo quasi un terzo delle risorse destinate al complesso degli enti comunali, circa 198 milioni di euro, in quanto titolare del progetto di gran lunga più grande, quello relativo al Bus Rapid Transit (BRT, nel quadro), che da solo pesa 111 milioni.

Al Comune di Terni vengono stanziati quasi 75 milioni di euro, di cui 20 destinati al progetto pilota per il villaggio di Cesi e 14 per la ristrutturazione dell’edificio “G. Verdi”. Seguono, a distanza, realtà demografiche medio-alte, tra i 20 ei 60mila residenti, ognuna delle quali realizza progetti che ammontano a 15,5 milioni di euro. Gli stanziamenti finanziari vengono progressivamente ridotti man mano che diminuisce la dimensione della popolazione, fino ai piccolissimi comuni con meno di 5mila abitanti ai quali vengono stanziati in media 1,8 milioni di euro ciascuno.

Inutile dire che la grande dimensione del progetto BRT finisce anche per gonfiare il valore medio per progetto, che per Perugia supera i 3,6 milioni di euro, mentre per Terni si avvicina al milione e si riduce progressivamente al diminuire della dimensione demografica, fino a minimizzarlo. ad un importo medio di 145mila euro per i comuni più piccoli.

L’articolazione degli interventi nei diversi settori

L’Aur analizza l’articolazione degli interventi per le missioni. Alla missione 1″Digitalizzazione, innovazione, competitività e culturaSono dedicati quasi 55 milioni di euro, pari al 9% del totale delle risorse destinate ai Comuni, per la realizzazione di una grande quantità di iniziative territorialmente diffuse. La Componente 1 comprende numerosi progetti di digitalizzazione, che riguardano principalmente la migrazione della PA verso servizi cloud qualificati e il miglioramento dell’esperienza del cittadino nella fruizione digitale dei servizi pubblici e che coinvolgono la quasi totalità dei comuni umbri. Nella Componente 3, che mira a innovare i servizi turistici e culturali, spicca l’investimento mirato all’attrattività dei borghi.

Missione 2″Rivoluzione verde e transizione ecologica” è quello che assorbe la quota maggiore di risorse, oltre 272 milioni di euro, pari al 44% del totale. Al suo interno, l’importo più significativo (111 milioni) è destinato al tema della mobilità sostenibile nell’ambito della Componente 2, in particolare alla realizzazione della linea Bus Rapid Transit del Comune di Perugia con le infrastrutture della tratta. Nella stessa area ci sono anche progetti che prevedono l’acquisto di autobus a emissioni zero a Perugia e Terni e la realizzazione di piste ciclabili urbane a Perugia (collegamenti tra nodi ferroviari e sedi universitarie e Ponte San Giovanni). L’altra Componente dal budget significativo è la 4, relativa alla tutela del territorio: si tratta di investimenti finalizzati all’efficienza energetica e allo sviluppo sostenibile (le cosiddette “piccole opere”) nonché alla sicurezza degli edifici e del territorio (“ opere medie”), per un importo di oltre 6 miliardi di euro in Italia, di cui 111 milioni in Umbria. Trattandosi di interventi nella maggior parte dei casi già avviati, se non addirittura completati, prima dell’entrata in vigore del PNRR, è emersa la difficoltà per gli Enti Locali nel garantire il rispetto dei principi trasversali e degli obblighi specifici previsti dal Piano. Per questo motivo, con la riprogrammazione approvata nel dicembre 2023 tale investimento è stato interamente stralciato dal PNRR. Il Governo ha, tuttavia, assicurato che gli interventi in questione troveranno comunque copertura finanziaria sulle risorse nazionali stanziate a norma della normativa vigente, consentendo così alle amministrazioni comunali di far fronte agli impegni contrattuali assunti, con procedure semplificate di rendicontazione e controllo.

Completano quest’area gli investimenti per costruzione di nuovi edifici scolasticianche con la riqualificazione energetica, a Perugia, Città di Castello, Amelia, Alviano e San Gemini e la realizzazione di progetti da parte dell’Unione dei Comuni “Terre dell’Olio e del Sagrantino” per favorire la nascita e la crescita di comunità locali (Comunità verdi) attraverso piani di sviluppo sostenibile dal punto di vista energetico, ambientale, economico e sociale.

Per la missione 4 “Formazione e ricerca” I comuni umbri possono contare su 113 milioni di euro, il 18 per cento del totale, tutti dedicati al rafforzamento dell’offerta dei servizi educativi. Il provvedimento principale è quello relativo al piano per la costruzione e la riqualificazione degli asili nido e degli asili nido. In Umbria questo investimento coinvolge 27 comuni di tutte le dimensioni (tutti quelli più grandi ma anche 14 con meno di 5mila abitanti), per un totale di quasi 48 milioni di euro.

L’aumento degli investimenti del Pnrr visibile dai bilanci dei Comuni

Tuttavia i progetti importanti da affrontare sono – come osserva Aur nella sua ricerca – diffusi difficoltà finanziarie e carenze di risorse umane che spesso, nel recente passato, hanno comportato ritardi e inefficienze nel portare a termine gli investimenti programmati. Una situazione denunciata dagli stessi Comuni, spesso piccoli.

Le spese relative alle opere pubbliche finanziate dal Pnrr, in quanto destinate agli investimenti, possono essere classificate tra le spese in conto capitale, nettamente distinte nei bilanci comunali dalla componente di parte corrente che invece finanzia la gestione ordinaria. Lo consente l’analisi dell’andamento della spesa in conto capitale, desunta dai consuntivi dei comuni umbri visualizzare chiaramente i primi effetti contabili del lancio del Pnrr nel 2023. Se, infatti, nel 2022 la variazione nominale della spesa aggregata rispetto all’anno precedente è stata appena dello 0,8 per cento, un valore ben inferiore all’effetto inflazionistico che attestava così l’assenza – seppur a Piano già formalmente avviato – di un effettivo incremento della spesa investimenti, nel 2023 la variazione annua in valori correnti balza invece al 49,5 per cento, certificando la presenza di una quota aggiuntiva di interventi che si è riflessa nei conti comunali. Il grande balzo del 2023 è diffuso e riscontrabile nei Comuni di ogni fascia demografica, ma particolarmente concentrato in termini percentuali nelle code della distribuzione, cioè tra quelli minuscoli (meno di 2mila abitanti) e quelli più grandi (i due capitali), dove l’incremento nominale rispetto all’anno precedente ha superato il 58 per cento.

Pagamenti e possibili difficoltà di liquidità

D’altro canto, che la velocità di avanzamento effettivo della spesa per gli interventi del Pnrr abbia subito un incremento significativo negli ultimi mesi è confermato anche dai recenti dati diffusi dalla Regione Umbria, secondo cui nel primo trimestre del 2024 si è registrato un ammontare complessivo dei versamenti effettuati dagli enti locali dall’avvio del Piano (comprendenti in questo caso anche le amministrazioni provinciali) pari a circa 100 milioni di euro, mentre il corrispondente dato registrato al 31 agosto 2023 ammonta a circa 36,5 milioni. L’Agenzia Umbria Ricerche stima che il volume dei pagamenti in conto capitale per il complesso dei comuni umbri potrebbe raggiungere ordini di grandezza prossimi ai 400 milioni di euro nell’anno in corso e nel prossimo, per poi scendere poco sotto i 300 milioni nel 2026.

Si tratterebbe di volumi molto rilevanti, anche rispetto all’accelerazione del 2023 e più che doppi rispetto all’attività ordinaria, che potrebbero quindi mettere alla prova non solo le capacità organizzative e procedurali dei Comuni, ma anche quelle finanziarie delle loro casse.

Generalmente all’inizio dei lavori le imprese possono richiedere un acconto pari a circa il 20-30 per cento del valore dell’intervento. Fino a poco tempo fa l’anticipo versato dall’amministrazione centrale dello Stato si fermava solitamente al 10% e ciò poteva mettere in difficoltà soprattutto gli enti più piccoli. Una ventata di novità sul punto è stata concessa dal recente decreto legislativo n. 19/2024 “PNRR-quater” che ha aumentato al 30 per cento l’anticipo iniziale sui lavori pubblici, in caso di procedure o interventi già avviati. Nelle prossime settimane vedremo – evidenzia l’Aur – quanto questo provvedimento sarà effettivamente decisivo. Procedure di certificazione inefficienti e trasferimenti non tempestivi dei fondi da parte di alcuni ministeri in particolare possono rappresentare criticità, soprattutto per i piccoli Comuni, e rallentare la realizzazione delle opere.

 
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