Se la Lombardia cerca infermieri in Sud America per sopperire alla carenza di personale, l’Emilia-Romagna e la provincia di Forlì-Cesena non possono dormire sonni tranquilli, anche se non c’è emergenza e le prestazioni sono tutte coperte dai professionisti presenti. Per il futuro, però, vista la crescente propensione dei laureati delle professioni infermieristiche a rivolgersi al settore privato o all’estero, bisognerà pensare a come trattenere e rendere più attrattivo il settore sanitario pubblico per non ritrovarsi in difficoltà. Lo sa bene Marco Senni, presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Forlì-Cesena. «Ho sentito cosa sta portando avanti la Regione Lombardia e la cosa mi preoccupa un po’ – spiega -. In questo momento non siamo nella fase in cui dobbiamo reclutare infermieri all’estero. Certo, se penso ai vari servizi aggiuntivi, anche in virtù del decreto ministeriale 77, allo sviluppo dei servizi territoriali, il bisogno di infermieri professionali certamente esiste. Qui in questo momento c’è una risposta alle esigenze organizzative, ma vediamo che alcuni colleghi lasciano la sanità pubblica per esperienze private, perché cambiano lavoro o perché vanno all’estero. Lasciamo “scappare” professionisti formati dalle nostre università, sui quali è stato fatto un investimento significativo. Il tema della carenza di personale si presenta ciclicamente e non è nemmeno giusto definirlo un’emergenza. Non possiamo pensare che sia una soluzione andare a prendere professionisti dall’estero, è un problema molto più complesso. C’è poi la questione di non rendere obbligatoria l’iscrizione all’Ordine per rispettare le regole stabilite per chi proviene dall’estero. Verrebbe fatto un mero elenco regionale e questo è preoccupante perché non riusciremo a mappare il numero dei colleghi sul territorio, non ci sarebbero tutti quei livelli di garanzie che devono avere i cittadini”.
