quell’arresto era legittimo – L’Aquila – .

L’AQUILA. L’arresto, nel dicembre 2023, di era legittimo Emanuela Silveri Bernabeo, 44 anni, pescarese, ma residente a Prata d’Ansidonia, che all’epoca dei fatti era accusata di tentato omicidio perché, brandendo un coltello, aveva aggredito una persona in un bar. La donna è stata afferrata da dietro e bloccata in tempo.
Sul posto sono intervenuti i Carabinieri della Compagnia dell’Aquila che hanno arrestato la donna.
Il tribunale, però, con ordinanza, non ha convalidato l’arresto.
Il Pubblico Ministero ha impugnato tale ordinanza dinanzi alla Corte Suprema e l’Alta Corte si è pronunciata in suo favore.
La Corte, si legge nella decisione della Suprema Corte, “aveva escluso l’esistenza di Fumo oggetto del contendere provvisorio e pertanto non ha convalidato l’arresto e ha respinto la richiesta di applicazione di una misura cautelare nei confronti della predetta, ritenendo che la sua condotta fosse piuttosto riconducibile alla tipologia di reato della minaccia”.
Secondo la Corte di Cassazione, tuttavia, “la valutazione da parte del giudice sulla legittimità dell’arresto, pur non estendendosi all’accertamento della sussistenza di gravi indizi di colpevolezza, deve tuttavia avere ad oggetto l’astratta configurabilità del reato per il quale è stato effettuato l’arresto”. eseguito”. arresto e la sua imputabilità alla persona arrestata. Il giudice dovrà poi verificare la sussistenza dei presupposti che legittimano l’arresto, cioè valutare la legittimità dell’azione di polizia sulla base di un controllo di ragionevolezza, in relazione allo stato di flagranza di reato e alla possibilità del reato presupposto. La stessa ordinanza evidenzia che, dalle immagini riprese dal sistema di videosorveglianza del bar dove è avvenuto l’episodio, si poteva vedere l’indagato puntare un coltello (con una lama lunga 24 centimetri) al collo della vittima come se fosse pronta a infliggerle un fendente e che solo l’azione improvvisa di un terzo le aveva impedito di procedere oltre, poiché la persona intervenuta le aveva afferrato la mano e rimosso il coltello. Pertanto, sulla base di tali elementi, era ipotizzabile il reato di tentato omicidio con la conseguente legittimità dell’operato dei Carabinieri. Alla stregua dei precedenti rilievi, essendo irrilevanti i successivi sviluppi procedimentali riguardanti la fase cautelare, e ciò proprio in ragione dei principi illustrati e dell’autonomia del procedimento di convalida, si deve considerare la fondatezza del ricorso, con il conseguente annullamento senza rinvio del provvedimento impugnato. Tale annullamento è finalizzato esclusivamente a definire la correttezza dell’operato della polizia giudiziaria”, concludono i giudici della Corte di Cassazione.
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