Pioli è il favorito per sostituire il Napoli, Retegui è il nome caldo dell’attacco (Repubblica) – .

Pioli è il favorito per sostituire il Napoli, Retegui è il nome caldo dell’attacco (Repubblica) – .
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Le voci su Tedesco – ct del Belgio – e le residue speranze di una svolta per Conte

Cm Torino 27/04/2023 – Campionato di calcio Serie A / Juventus-Milan / foto Cristiano Mazzi/Immagine Sport nella foto: Stefano Pioli

Pioli in pole per il Napoli, Retegui il nome caldo per l’attacco.

Lo scrive La Repubblica:

L’impegno c’è stato e i giocatori del Napoli hanno centrato almeno un obiettivo: lo stop – temporaneo o definitivo – del ritiro punitivo, vedremo. Ma il beffardo pareggio (2-2) contro la Roma al Maradona è stato l’ennesimo boccone amaro di una stagione disastrosa, che salvo miracoli si concluderà per il club di Aurelio De Laurentiis con l’uscita dall’Europa. Il presidente era in tribuna Vip e lavora per il futuro, con Pioli in pole in panchina, le voci su Tedesco – ct del Belgio – e le residue speranze di una mossa per Conte. Sul fronte acquisti, caldo è il nome di Retegui, centravanti del Genoa.

di Lorenzo Giarelli

Il viaggio di Stefano Pioli al Milan si conclude come era iniziato: con uno tsunami di pioliout che ha come hashtag la rabbia spontanea di milioni di tifosi milanisti che allo stesso modo, nell’autunno 2019, accolsero il nuovo allenatore (quando tutti invocavano Luciano Spalletti). Sembra che Pioli non farà fatica a trovare una panchina, magari anche quella del Napoli, i cui tifosi – legittimamente – si chiederanno: ma perché un allenatore che ha ritrovato una squadra al quattordicesimo posto e l’ha portata, in tre anni, a vincere uno scudetto e a giocare una semifinale di Champions League è molto combattuta?

I derby. Colpisce il dato di 6 derby persi di fila. Ma il problema non è tanto perdere i derby, ma perderli sempre allo stesso modo. Negli ultimi 3 anni di partite, 5 volte l’Inter è andata in vantaggio entro il decimo minuto e altre tre volte ha segnato entro i primi 20 minuti. Si potrebbe dire: è provinciale basare un giudizio solo sui derby. Vero, ma se sui derby si giocano trofei o stagioni (come nella Supercoppa del 2023 o nelle semifinali di Champions League) non è accettabile vedere ripetuti gli stessi errori, con l’Inter che non deve fare altro che ripetere la stessa partita per chiudere l’allenamento tra mezz’ora.

Umiltà. Il giorno prima della sconfitta per 5-1 contro l’Inter (settembre 2023), Franco Ordine del Giornale chiede a Pioli in una conferenza se ha trovato delle contromisure al problema – già evidente all’epoca – degli approcci horror agli ultimi derby. Risposta: “Non ho guardato i derby precedenti, ho guardato solo le prime tre partite dell’Inter in campionato”. Dopo il 5-1 Pioli ritiene di “non dover chiedere scusa ai tifosi”. In tempi più recenti, prima dell’ultimo derby, Carlo Pelegatti introduce una domanda, definendosi “piolista e milanista” e l’allenatore lo interrompe: “Non molti lo sono stati quest’anno, tifosi milanisti”. Le patenti di milanismo – soprattutto da parte di un tifoso interista dichiarato – sono certamente una caduta di stile ma ancor più dimostrano una mancanza di umiltà, visto che gran parte delle critiche mosse dai tifosi si sono rivelate giuste.

Domande tattiche. Una constatazione ormai va di moda tra i tifosi milanisti: giochiamo con il 5-0-5. La ragione? Spesso la squadra in possesso palla viene divisa a metà, 5 difendono e 5 vengono schiacciati nell’area di rigore avversaria. Il risultato, in caso di turnover in attacco, è comprensibile. I tifosi probabilmente esagerano, ma anche le ultime partite offrono uno spunto in tal senso: Loftus-Cheek. L’inglese era tra i migliori a inizio 2024, poi è sfumato. Per qualche settimana ha lavorato benissimo nella posizione di trequartista – e di questo va dato merito a Pioli – ma poi ha perso efficacia perché Loftus è diventato di fatto un attaccante. Con la Roma si vedeva bene: l’ex Chelsea è efficace se parte da dietro e arriva in area con l’inserimento (vedi i gol di Udine o Empoli, per citarne due), perché ha ottimi tempi, ma se durante Alla palla girata in zona d’attacco sta già aspettando la palla accanto a Giroud, diventa inutile. Con l’aggravante che per metterlo lì il Milan ha rinunciato ai propri centimetri a centrocampo.

La gestione tecnica dei giocatori. Nel suo primo anno in Italia, Yacine Adli ha giocato 140 minuti in campionato. In un Milan spesso rattoppato non ha mai trovato spazio nemmeno durante la partita (25 minuti in tutta la seconda metà di stagione). Quest’anno Adli diventa improvvisamente titolare dopo che Krunic (forse il principale feticcio di Pioli, che gli ha cucito un ruolo da Busquets a costo di rifiutare grandi offerte dalla Turchia in estate) si rivela quello che è, cioè un onestissimo giocatore che però non può avere una gestione chiavi in ​​mano della squadra. A metà anno Krunic se ne va per un terzo della somma rifiutata 4 mesi prima. Possibile che Adli, che ha 24 anni (non 18) e 99 presenze in Ligue 1, abbia scoperto a giocare a calcio solo quest’anno? Ancora: Samuel Chukwueze. Di gran lunga il più in forma in attacco, nella doppietta decisiva contro la Roma ha giocato complessivamente 55 minuti, dieci nell’andata (in cui mise in porta Giroud) e 45 nel ritorno con gara compromessa. Perché?

Lesioni. Il Milan vive da anni un ciclo di infortuni che colpisce soprattutto nel periodo autunnale. Tra ottobre e novembre la squadra è stata decimata al punto da compromettere obiettivi importanti (quest’anno in autunno si creò la spaccatura con l’Inter, due anni fa le assenze ostacolarono il Milan nel girone di Champions). Pioli ha sempre difeso il suo staff, ma la ripetitività di certe situazioni fa perdere la pazienza ai tifosi: una preparazione estiva sbagliata? Una cattiva gestione dei tanti impegni ravvicinati in autunno? Il problema è che nessuno ha mai dato una risposta.

Perché cambiare? I cicli finiscono. I segnali c’erano già stati l’anno scorso, quando a gennaio Pioli diede la sensazione di aver perso lo spogliatoio e soprattutto di essere a corto di idee in campo. La Champions è arrivata solo grazie al rigore per la Juve, poi la proprietà ha deciso di cambiare tutto (dirigenza, giocatori) tranne Pioli, ricominciando da lui. I suoi meriti (soprattutto il bel gioco dei primi due anni e la valorizzazione di quelli che allora erano solo giovani talenti, come Theo Hernandez, Leao, Kalulu, Diaz) sono indiscutibili e qualunque giocatore del Milan, 5 anni fa, avrebbe hanno firmato per raggiungere i risultati da lui raggiunti. Per questo, a differenza di Giampaolo, Montella o altre meteore sulla panchina del Milan, Pioli avrà altre occasioni ad alti livelli. A San Siro non ha più niente da dare. Altrove, ad esempio a Napoli, potrà partire con il vento in poppa (ha fatto bene anche al primo anno alla Lazio) ma nel medio-lungo periodo avrà molto da correggere.

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