Aree protette, Italia in ritardo. Maggiore impegno per la biodiversità – .

Aree protette, Italia in ritardo. Maggiore impegno per la biodiversità – .
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Spostiamo ora la nostra attenzione dal mondo acquatico a quello terrestre, già ampiamente trattato, seppur in diverse declinazioni e interpretazioni, nei precedenti obiettivi. Il quindicesimo capitolo vuole concentrarsi in particolare su tre elementi cruciali, che sono le foreste, il territorio e la biodiversità. Elementi da tutelare, attraverso il ricorso ad azioni e atteggiamenti green, a partire dal rapporto sostenibile con le foreste, contrastando la desertificazione e il degrado del territorio, fino alla tutela della biodiversità. Per quanto riguarda gli ecosistemi terrestri, la situazione italiana, compreso il periodo 2010-2022, mostra un trend negativo costante. Peggiorano infatti l’impermeabilizzazione del suolo mediante copertura artificiale, che nel 2021 è pari a circa il 7,1%, e la quota di territorio ad alta e altissima frammentazione, che sempre nel 2021 è pari al 44,7%. Le superfici protette, compresa la rete Natura 2000, costituiscono il 21,7% del territorio nazionale, mentre l’obiettivo Ue al 2030 è del 30%. Il sistema italiano delle aree protette deve quindi essere potenziato in vista dell’obiettivo da raggiungere entro sei anni. Le superfici protette sono a rischio per diversi motivi, a partire dagli incendi boschivi che minacciano il 18% della copertura naturale del Bel Paese, mentre il 35% è compreso in aree quasi minacciate. Secondo l’ISPRA il degrado del territorio interessa il 17% del totale disponibile, con una variabilità regionale che va dal 3 al 28%.

Le superfici forestali certificate nel 2021 ammontano a 930mila ettari, in aumento dello 0,8% rispetto all’anno precedente e del 18,8% rispetto al 2011. C’è una crescita, ma l’estensione resta modesta, soprattutto se paragonata al contesto europeo. Una soluzione potrebbe essere un aumento della produzione interna di legno in aree gestite con criteri di sostenibilità, che potrebbe contribuire sia alla riqualificazione delle foreste degradate e delle aree seminaturali, sia alla riduzione delle importazioni di legno e prodotti derivati, attraverso le quali l’Italia trasferisce all’estero parte della pressione sulle risorse forestali generata dal proprio sistema produttivo. Si registrano anche i primi segnali di rallentamento nella diffusione delle specie aliene, che nel 2021 sul territorio italiano erano 674, numero raddoppiato negli ultimi trent’anni. La diffusione di queste specie invasive rappresenta una delle principali minacce alla biodiversità: nel 2021, infatti, sono state identificate solo tre nuove specie. Tra l’altro, le disuguaglianze tra Regioni si stanno aggravando, anche se in misura limitata. La Toscana registra un peggioramento della vita sulla terra, con l’aumento dell’indice di copertura del suolo, passato da 101,6 nel 2012 a 103,3 punti nel 2022. L’Umbria, invece, sembra aver imboccato la strada giusta: l’indicatore composito elaborato dall’ASviS colloca la regione all’undicesimo posto nella classifica nazionale nel 2021. L’indice di copertura del suolo la colloca al quinto posto su 21. L’Emilia-Romagna mette radici per il futuro con ‘Quattro milioni e mezzo di alberi in più’, un progetto che prevede la distribuzione di questi alberi per rendere la regione il corridoio verde d’Italia. La piantumazione dovrebbe essere completata entro il 2024. La strategia regionale per lo sviluppo sostenibile della Lombardia, invece, punta sulla biodiversità con cinque aree di intervento, con l’obiettivo di migliorare lo stato di conservazione degli habitat e delle specie Natura 2000, completare la rete ecologica regionale e contrastare il fenomeno diffusione delle specie aliene. Poi, anche per combattere la frammentazione territoriale, sviluppare la formazione e l’educazione alla biodiversità e incrementare le aree protette.

Marco Principini

 
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