In Italia la destra punta anche sull’intelligenza artificiale – Alberto Puliafito – .

In Italia la destra punta anche sull’intelligenza artificiale – Alberto Puliafito – .
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Il 23 aprile 2024, a Palazzo Chigi, il Consiglio dei ministri italiano si è occupato anche di tecnologia e ha approvato, su proposta del presidente del Consiglio Giorgia Meloni e del ministro della Giustizia Carlo Nordio, lo “schema di disegno di legge recante disposizioni e delega al governo sull’intelligenza artificiale”. Il testo può essere letto integralmente qui. Come tutti i progetti di legge, anche questo dovrà essere programmato per eventuali emendamenti e per l’approvazione da parte delle commissioni dei due rami del Parlamento. È prematuro fare considerazioni definitive, ma si possono già notare alcune tendenze importanti.

L’approccio antropocentrico alle tecnologie, mutuato da vari altri progetti di regolamenti in tutto il mondo, è molto importante, così come lo sono le dichiarazioni di intenti rispetto alla libertà, al pluralismo e così via.

Tre articoli (17, 18 e 22) evidenziano, come spesso accade su questioni importanti, l’intenzione del governo di centralizzare alcune decisioni grazie ad una serie di deleghe. Per fare un ragionamento più ampio su queste deleghe e su come agiscono nell’ordinamento italiano, è utile leggere almeno la premessa del lungo lavoro pubblicato dalla Corte costituzionale nel 2018. La delega è ammissibile e utilizzata da tempo, spesso per accelerare l’attuazione delle direttive europee. Resta tuttavia un’eccezione alla separazione dei poteri.

L’accentramento inizia con l’articolo 17 che obbliga il governo a predisporre e aggiornare la strategia nazionale per l’AI e prosegue con l’articolo 18 che rende le Agenzie della Presidenza del Consiglio dei Ministri per l’Italia Digitale (Agid) e per la cybersicurezza nazionale (Acn) .

Se passerà il testo attuale, il governo avrà la possibilità di legiferare su tutto ciò che riguarda formazione e intelligenza artificiale: il modo in cui l’AI verrà introdotta e insegnata nel sistema scolastico italiano, nei corsi universitari, negli istituti musicali e di danza; sull’alfabetizzazione in questi strumenti; sulla formazione professionale; sulla ricerca; sulle norme in caso di finalità illecite, con la possibilità di introdurre nuovi reati; sulle misure che possono contribuire a “inibire la diffusione e rimuovere i contenuti generati illecitamente anche con sistemi di intelligenza artificiale”. La dicitura “contenuti generati illegalmente” è così vaga da risultare difficile da comprendere. L’interesse per tutto ciò che è educativo sembra parte del progetto di occupazione culturale della destra italiana.

Comunque sia, se il testo verrà approvato così com’è, tutti questi ambiti verranno rimossi dal dibattito pubblico e dal processo di dibattito parlamentare.

Per quanto riguarda i contenuti prodotti con l’IA (articoli 23 e 24), si precisa che quelli generati o modificati artificialmente devono essere contrassegnati con un watermark che li indichi. Fanno eccezione le opere di carattere evidentemente “creativo, satirico, artistico o fittizio”, fatta salva la tutela dei diritti e delle libertà dei terzi. Stabilisce la possibilità di proteggere con diritto d’autore le opere realizzate con l’IA “a condizione che il contributo umano sia creativo, pertinente e dimostrabile”.

L’articolo 12 entra nel merito delle modalità di utilizzo delle IA nelle professioni intellettuali, consentendo loro “di svolgere esclusivamente attività strumentali e di supporto all’attività professionale e con prevalenza del lavoro intellettuale oggetto del lavoro”.

Su Altalex, la giornalista Claudia Morelli scrive che questo approccio sembra violare “lo statuto della libertà e della responsabilità professionale che si esprime anche attraverso i mezzi di sostegno”. E aggiunge che “nel settore della giustizia [articolo 14, ndr]sorprende la delega al ministero della Giustizia senza alcun accenno al ruolo del Csm”.

A questo proposito vedremo banditi i deepfake e qualsiasi utilizzo dell’IA sarà considerato un’aggravante di reato. Il disegno di legge si occupa anche dell’intelligenza artificiale nel settore sanitario. È considerato di interesse pubblico il trattamento dei dati, anche personali, per la ricerca e la sperimentazione scientifica, per la prevenzione, la diagnosi e la cura delle malattie. L’uso dell’IA in ambito sanitario deve essere non discriminatorio e i pazienti devono essere informati sulle scelte tecnologiche.

Per i minori di età inferiore ai quattordici anni è previsto che l’utilizzo dell’IA avvenga solo con la supervisione e il consenso dei genitori. Il testo, infine, ipotizza un investimento di un miliardo di euro in infrastrutture.

Leggere e analizzare il modo in cui anche il governo italiano vuole legiferare chiarisce molto bene la natura politica delle decisioni che verranno prese sull’intelligenza artificiale. Dal punto di vista del legal design, il rischio che si intravede è quello di una rapida obsolescenza. Come distinguerete, ad esempio, un lavoro svolto in parte da un essere umano e in parte da una macchina?

 
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