L’IMPORTANZA SOCIALE/RELIGIOSA DELL’“OPERA DI SAN NICANDRO” DI VENAFRO – .

L’IMPORTANZA SOCIALE/RELIGIOSA DELL’“OPERA DI SAN NICANDRO” DI VENAFRO – .
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PER LA SUA NUOVA RAPPRESENTANZA VI CERCHIAMO NEI PROSSIMI ANNI

I drammi sacri: una tradizione storico/religiosa/culturale di molti comuni italiani. Opere teatrali realizzate e messe in scena in loco per raccontare la vita, le passioni e i sacrifici estremi di Santi e Martiri che non hanno esitato a offrire la propria vita per l’affermazione di un’idea e della stessa fede religiosa. Tra questi drammi sacri è da menzionare a pieno titolo anche “L’OPERA DI SAN NICANDRO”, risalente al XVIII secolo e scritta dal venafrose Giuseppe Macchia per raccontare le figure dei Martiri di Venafro Nicandro, Marciano e Daria, la loro vita e i sacrifici affrontati con tutta convinzione per ribadire la salda fede cristiana. Queste opere sceniche venivano solitamente curate e allestite dalla popolazione locale che si prodigava per garantire la buona riuscita delle rappresentazioni. Queste precedevano di pochi giorni le celebrazioni religiose cittadine in onore degli stessi Martiri e servivano come preparazione spirituale alle annuali celebrazioni popolari. Erano cioè l’anticamera delle feste popolari e la gente vi partecipava volentieri per ribadire la propria devozione a coloro che si erano sacrificati affinché prevalesse la fede cristiana. Venafro, infatti, non si lasciò sfuggire questo, al punto da dotarsi, alla fine del XVIII secolo, di uno specifico dramma sacro intitolato “L’OPERA DI SAN NICANDRO”, scritto da Giuseppe Macchia, uomo di cultura venafrose che trascrisse la sua vita, figure e sacrifici estremi dei due fratelli ufficiali dell’esercito dell’antica Roma, Nicandro e Marciano, e della moglie del primo, Daria, che si sacrificarono affinché la nuova fede cristiana prevalesse nell’Urbe. Era il 303 d.C. e i tre martiri venafrani non si fermarono davanti al boia pagano. Affrontarono il sacrificio estremo con totale convinzione e con il sorriso sulle labbra, come facevano i martiri dell’epoca. Questo e molto altro è magnificamente riportato nella già citata “OPERA” e non c’è credente di Venafra che non conosca ogni singolo passaggio dell’opera scenica. Tuttavia quest’opera non verrà proposta quest’anno e la sua rappresentazione sarà necessariamente discussa nei prossimi anni. E allora sarà interessante rievocare in poche parole le rappresentazioni del passato, soprattutto quelle davanti al sagrato della Chiesa di San Simeone nel rione Mercato, così come quelle più recenti sul sagrato della Chiesa del Annunziata, nel cuore del centro storico. E ogni volta tanta partecipazione popolare, intenso pathos emotivo e forte impegno da parte degli interpreti di ambo i sessi e di tutte le età affinché lo spettatore potesse comprendere appieno il significato vero e profondo dell’opera scenica. Per “riscoprire” tutto, però, bisognerà attendere ancora qualche anno – il 2025 si spera sia quello bello – per emozionarsi ed emozionarsi ancora con le bellissime figure di Nicandro, Marciano e Daria, i Martiri di Venafro, che la città si prepara comunque a festeggiare con il rituale trittico festivo patronale del 16, 17 e 18 giugno.

 
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