La malaria tornerà in Italia? L’esperto ‘nessun allarme ma guardia alta’

La malaria tornerà in Italia? L’esperto ‘nessun allarme ma guardia alta’
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Milano, 29 aprile. (Adnkronos Salute) – La malaria tornerà in Italia? “Le condizioni attuali non giustificano un allarme immediato”, perché le zanzare anofele portatrici dell’infezione “oggi ci sono, ma sono troppo poche per sostenere il ciclo di trasmissione della malattia. Tuttavia, se dovessero verificarsi condizioni favorevoli ad un’esplosione della popolazione di questi insetti, allora certamente dovremmo affrontare la questione”. Perciò “tenete alta la guardia”, è il monito del biologo Paolo Gabrieli, docente di Zoologia all’Università Statale di Milano, carriera dedicata allo studio degli arbovirus. Dopo che l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Puglia e Basilicata ha scoperto in Puglia esemplari di zanzare della malaria che non venivano rilevati da oltre 50 anni, l’esperto spiega all’Adnkronos Salute perché “è fondamentale continuare a seguire il comportamento di questi insetti e controllarne la proliferazione ”. Soprattutto, avverte, con il cambiamento climatico in corso.

Fino agli anni ’60, ricorda Gabrieli, l’Italia era un paese malarico e nel paese rimanevano poche zanzare anofele. “Abbiamo ancora zanzare appartenenti al cosiddetto complesso maculipennis, un gruppo di 7-8 specie molto simili tra loro – spiega lo scienziato – che sono potenziali vettori della malaria. Sono diffusi in diverse zone della Penisola, soprattutto nelle zone costiere dell’Italia centro-meridionale e nelle isole, dove un tempo erano di casa, si assiste quindi attualmente a quello che viene chiamato ‘anofelismo senza malaria’”. Ci sono due ragioni. La prima è che «non basta avere la zanzara giusta perché esista anche la malattia», la seconda è che le anofele italiane «oggi non bastano».

“Nel ciclo di trasmissione di agenti patogeni come la malaria – specifica Gabrieli argomentando il primo punto – le zanzare agiscono solo come vettori. Quando nascono, sono generalmente sani. Per trasmettere l’agente patogeno devono prima infettarsi e perché ciò avvenga deve esserci un serbatoio della malattia che ancora non abbiamo in Italia se mordono una persona infetta di ritorno da un paese malarico, potrebbero al massimo dar luogo ad alcuni casi di trasmissione locale, ma certamente non ad un’epidemia su larga scala”. Quanto al secondo punto, prosegue il biologo, è legato “a un parametro che si chiama ‘capacità vettoriale della zanzara’. È simile all’R0 delle malattie infettive e permette di capire quanto una popolazione di zanzare sia capace di trasmettere una determinata malattia”. Questo indice “dipende da molti fattori, ma uno dei più importanti è l’effettiva probabilità che le zanzare possano incontrare (e mordere) l’uomo. Meno sono numerose le zanzare anofele, e oggi in Italia sono pochissime, e meno è probabile che avvenga l’incontro con l’uomo”. (continua)

 
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