ATTACCO GRIFO – La Genova dei Vichinghi – .

ATTACCO GRIFO – La Genova dei Vichinghi – .
ATTACCO GRIFO – La Genova dei Vichinghi – .
Beppe Nuti, giornalista Telenord

Un grande Genoa surclassa il Cagliari e si assicura la salvezza in campo superando la quota psicologica dei 40 punti. Parleremo del momento rossoblù con Beppe NutiGiornalista di Telenord, nella puntata 347 della rubrica Pianetagenoa1893.net “Attacco Grifone”.

Il vento del nord ha un effetto rinfrescante sul Grifone. «Era da tanto tempo che non provavo tanta felicità tra i tifosi del Genoa. La schiacciante vittoria sul Cagliari – mi congratulo con l’eleganza di Ranieri – fa dimenticare le ammaccature dell’andata e porta alla cronaca un Genoa dallo spirito vichingo, spinto dalla corsa e dai gol dei suoi tre marcatori scandinavi: per la prima volta in La storia rossoblù segna un norvegese, un danese e un islandese. Non è l’inizio di una barzelletta, bensì lo splendido contenuto del tabellone di ieri sera che equivale alla salvezza “sul campo”, quella che piace agli atleti. Ma, a differenza di quanto dichiarato dal presidente Zangrillo, noi due lo dicevamo da tempo contro ogni sorta e forma di scaramanzia: la squadra era già salva, ma da mesi».

Possono questi Vichinghi ispirare una serie epica rosso-blu, come quelle che sono popolari? «È una buona idea. Scherzi a parte, Thorsby rappresenta quello che è il Genoa oggi: tutti partecipano, anche i giocatori meno impiegati. È sintomo di mentalità e DNA costruiti giorno dopo giorno. Si vede che il Grifo è una squadra ben allenata e seguita dal proprio allenatore. Morten, il norvegese, ha segnato un gol in stile Graziani, di testa e con un tempismo perfetto sulla palla; invece l’altro Morten, quello danese, se imparerà ad essere prolifico diventerà uno dei centrocampisti più interessanti d’Europa perché il 7 in pagella è una costante. Gudmundsson, infine, non ha disputato una grande partita ma, insieme a Osimhen, è il terzo marcatore del campionato italiano (14), al suo primo anno intero in Serie A: nel nostro campionato è sempre difficile segnare. Può raggiungere, e forse anche superare, i 15 gol di Juan Esposito (1932-33), Skuhravy e Aguilera (’90-’91) hanno segnato nelle stagioni neopromosse».

E se cita tutti questi bomber, come non soffermarsi su Sidio Corradi. «Un’ala di grande modernità, tecnica e capace di segnare. Dal suo Porto Ercole è andato a vincere uno scudetto con il Bologna “che fa tremare il mondo”: l’ho visto arrivare da Varese con quei capelli lunghi e i calzettoni indossati nella cacaiola. Sidio ha portato bene il Genoa, credo abbia apprezzato la disponibilità della sua squadra del cuore di cercare il quarto gol al 92′, con il rientrante Vitinha, e di mettere Retegui in condizione di segnare a partita finita. A proposito di Mateo, non alimentiamo un finto dualismo italiano con Scamacca: non c’è bisogno di misurare ogni partita perché entrambi saranno convocati all’Europeo da mister Spalletti ed entrambi avranno la possibilità di giocare. Sono due prime punte di cui l’Italia aveva un disperato bisogno: la bravura dell’uno non cancella quella dell’altro. Retegui non è inferiore a Scamacca e viceversa».

Finalmente finisce il ritornello di “ogni discussione, dopo la salvezza”. E adesso, che ne sarà dei grandi temi genovesi? «Il primo e più importante, quello del rinnovo di Gilardino, deve trovare un rapido epilogo: vorrei sottolineare una cosa che ritengo rilevante, cioè che l’allenatore conosce il gruppo e la squadra (che ieri hanno giocato insieme per lui) conosce l’allenatore. Ciò può costituire un fattore determinante per evitare di avventurarsi in pericolose rivoluzioni quando la soluzione è già in atto. Gilardino ha conquistato la fiducia di ogni componente del gruppo, compreso il presidente Zangrillo, perché è credibile e capace di apprendere con umiltà e intelligenza; con la partita di ieri, ricca di occasioni e gol nel finale, ha messo a tacere le critiche spropositate sul mancato gioco. Ora inizia un finale di stagione che il Genoa ha meritato, l’ambizione è avvicinarsi ai 48 punti del 2008 e vincere la corsa per il decimo posto con Torino e Monza».

Alessandro Legnazzi e Beppe Nuti

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