Turismo, a Treviso cresce l’occupazione “ma serve una nuova cultura del lavoro” – .

Turismo, a Treviso cresce l’occupazione “ma serve una nuova cultura del lavoro” – .
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L’Osservatorio diCorpo Bilaterale del Settore Terziario e del Turismo di Confcommercio segnala, a fine 2023, una crescita dei posti di lavoro nel turismo (+330), una contrazione nei servizi (-415 persone) e una sostanziale stabilità dei posti di lavoro nel commercio (+45). Tra le forme contrattuali crescono il tempo indeterminato (+710), il lavoro temporaneo (+405) e l’apprendistato (+95), mentre mostrano buoni risultati il ​​lavoro intermittente (+255) e il lavoro parasubordinato (+1615). In sintesi, il settore terziario conferma il suo ruolo di primo piano in un contesto in cui circa 6 retribuzioni su 10 derivano da imprese del commercio, del turismo e dei servizi.

Pertanto, a fronte di una sostanziale stabilità occupazionale, resta aperta la seconda grande questione Confcommercio ancora in parte irrisolto, di mancata corrispondenza, uno squilibrio che nel nostro territorio assume varie forme e passa attraverso: la pubblicità, i social media, il passaparola, le agenzie interinali e – solo per una quota molto bassa – attraverso i canali istituzionali pubblici come i centri per l’impiego. Il problema del mismatch non è solo quantitativo: interi settori esposti alla stagionalità e ai picchi di lavoro hanno questo problema per pochi mesi all’anno, ma anche qualitativo perché la formazione scolastica di chi esce dal mercato del lavoro è molto diversa da quella di chi entra .

Oggi, in Veneto almeno un lavoratore su 3 (circa il 35%) è in possesso di una laurea o di una laurea magistrale, mentre per la generazione del boom ormai uscente (60-64 anni) solo il 15% circa ce l’aveva. «Pensando sempre a una formazione che risponda alle esigenze del mercato del lavoro» sottolinea il presidente di EBiCom Adriano Bordignon, «il mondo della scuola è ancora un work in progress e ha come riferimento l’assetto riformista della “Buona Scuola” (2014-2016), con l’entrata in vigore dell’alternanza scuola-lavoro poi ridefinita nel PCTO, un percorso ciò è tanto più utile ed efficace quanto più forte è il legame tra curriculum scolastico, predisposizione dello studente, selezione dell’azienda e del settore e capacità di coordinamento del docente, tutti elementi che non sempre coincidono e che in molti casi hanno causato questo esperienza a perdere valore che ha avuto anche diversi ottimi risultati. Il risultato è un mondo a due velocità, anzi a tre: la prima è quella del settore della formazione, non così veloce da adattarsi ai cambiamenti economici e alla formazione di nuove figure professionali; il secondo è quello delle imprese, sempre più senior in termini di imprenditori e dipendenti e non sempre in grado di integrarsi, con il giusto approccio, nei cambiamenti imposti dalla transizione digitale, ecologica e sociale; il terzo è quello dei giovani che, a differenza dei genitori o dei nonni, molto spesso si ritrovano a scegliere la propria attività e non vengono più semplicemente scelti. Hanno più titoli di studio, hanno accumulato più esperienze, hanno viaggiato, fatto scambi, erasmus, stage. Hanno la possibilità di espandersi con un clic, di farsi conoscere, hanno il legittimo desiderio di non accontentarsi di “un lavoro qualsiasi” e tanto meno di un ambiente tossico o stressante. Hanno una quantità di offerte di lavoro significativamente più elevata rispetto al numero di persone occupabili”.

«Ecco perché è necessario chiudere la narrazione ormai obsoleta del “sì, ai miei tempi” o del “noi, sì, ci siamo fatti strada”» dice Bordignon, «che sembra quella di chi guida guardando solo lo specchietto retrovisore. È tempo di gettare le basi per una cultura del lavoro davvero innovativa che pone al centro un rapporto positivo tra lavoratore e azienda. Un ecosistema capace di produrre strumenti e sistemi innovativi e potenzianti che integrano la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, aumentano l’efficacia e la produttività, sono in grado di superare il gap generazionale e di genere, integrando il lavoro nel progetto di vita e di crescita delle persone. Entra quindi in gioco un’attenzione crescente su politiche attive innovative, piani di welfare, contributi pubblici e privati ​​come quelli proposti dal bilateralismo, volti a rendere le imprese più competitive e il lavoro (anche stagionale) più attrattivo, in modo che l’occupazione sia una risorsa incontro felice e non un superficiale “ci penserò” o “ti faremo sapere”.

 
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