“Come vuole ricordarlo la città?” – .

Mentre un’ottantina di militanti di “Legnano non dimentica” sfilavano in corteo da via Gilardelli fino al piazzale antistante il liceo Galilei intitolato a Carlo Borsani per ricordare lo stesso Borsani e Arturo Sesler, il ricordo del soldato ha segnato anche l’apertura della sessione consiliare di martedì 30 aprileriportando temi di attualità toccati solo pochi giorni prima dal sindaco Lorenzo Radice in piazza, durante i festeggiamenti per il 79° anniversario della Liberazione.

Borsani è stato ricordato sui banchi del consiglio comunale da Stefano Carvelli, consigliere di Fratelli d’Italia, che ha sottolineato come molti “non sanno chi sia o lo conoscono solo parzialmente”. Dopo averne tracciato il profilo, si è chiesto come la città vorrebbe ricordare Carlo Borsani di Legnano: «Come uno dei tanti fascisti morti durante la seconda guerra mondiale o come medaglia d’oro al valor militare, giornalista, poeta e soprattutto una persona che mette la sicurezza degli altri prima della propria vita, perduto come nessun uomo dovrebbe perderlo? «Non è una risposta semplice – ha aggiunto Carvelli -, ma se dobbiamo contribuire alla pacificazione del nostro territorio e ad una memoria condivisa del nostro Paese, è una risposta che prima o poi saremo chiamati a dare e che non possiamo sbagliare, e in questo modo forse eviteremmo episodi spiacevoli come proteste contro le sedi dell’Anpi o contro il presidente del Consiglio. Sono passati 79 anni, dobbiamo cercare tutti di guardare avanti e pensare di più alla nostra comunità e non al nostro avversario politico».

«Il tema della memoria degli anni della dittatura fascista e della guerra è un punto di partenza per andare avanti: sono passati 79 anni e spero un futuro in cui la nostra comunità nazionale e locale si rivedano senza divisioni in quello che fu il frutto della Resistenza, ovvero la Costituzione – è la risposta arrivata al segretario Dem Giacomo Pigni -. Penso che l’effetto del patto sociale della Resistenza in questo momento storico si stia indebolendo. Lo chiamo patto sociale perché, esattamente come la Resistenza, è stato il risultato di un incontro politico tra forze molto diverse, uniti per una nazione libera e contro un’ideologia che ha portato ingiustizia e morte nel nostro Paese e su questo non possiamo scendere a compromessi. Trovo difficile rispondere alla domanda dell’assessore Carvelli, non voglio ergermi a giudice dell’esistenza di una persona, ma posso dire che ogni occasione pubblica dovrebbe essere utile a tutti noi per affermare che il punto di partenza della nostra comunità deve essere contenuto nella Costituzione, una Costituzione che sia antifascista in ogni sua lettera».

Parole, quelle di Pigni, che hanno trovato sostegno sia nel capogruppo di Insieme per Legnano Eligio Bonfrate, sia ha citato l’articolo 12 delle norme transitorie e finali della Costituzione e il divieto di «riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista», sottolineando che se la legge «non è mai stata toccata da nessuno è perché Probabilmente è necessario lasciare qualcosa come baluardo», e nella capogruppo Pd Sara Borgio. Citando Calvino e non senza suscitare qualche mormorio tra il (poco) pubblico presente in sala consiliare, Borgio ha ribadito che «Legnano è antifascista come tutta l’Italia: antifascista perché crede nella libertà umana, nell’uguaglianza degli esseri umani, nel rispetto della dignità umana; antifascista perché rifiuta la scorciatoia del potere assoluto nelle mani di un solo uomo, donna o gruppo di potere; antifascista perché ripudia la guerra e la violenza come strumenti di gestione e affermazione del potere; antifascista perché la nostra Costituzione è antifascista».

Dalle panchine della Lega, però, è arrivato l’appello a voltare pagina. «Dopo aver sentito i consiglieri di maggioranza parlare ancora una volta di antifascismo, cioè di qualcosa che da 79 anni non esiste più e di cui continuiamo a parlare come se fosse di assoluta attualità dando in realtà la caccia ai fantasmi, mi verrebbe da dire Quello dovremmo dichiararci antifascisti ma anche anticomunisti – le parole di Laffusa -: non solo il fascismo, che io assolutamente nego e detesto per tutto il male che ha arrecato agli esseri umani, ma anche il comunismo che purtroppo esiste ancora a differenza del fascismo e che sta ancora facendo molti danni in tutto il mondo. Direi, per ragioni di parità di condizioni, di evitare di riproporre tali questioni argomenti, che a mio avviso sono altamente anacronistici perché stiamo rincorrendo un passato che non esiste più da decennie andare avanti e aprirci a una nuova era che è già iniziata molto tempo fa”.

 
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