Catanzaro, firmata la convenzione per lavori di pubblica utilità tra Tribunale e comitato provinciale CSEN – .


02 maggio 2024 14:16

Siglata convenzione per la realizzazione di lavori di pubblica utilità tra il Tribunale di Catanzaro e il Comitato provinciale CSEN di Catanzaro APS

Il Comitato Provinciale CSEN di Catanzaro APS si rivolge ai condannati a lavori di pubblica utilità, che potranno svolgere l’attività non retribuita presso lo stesso Ente di promozione sportiva riconosciuto dal CONI e una rete associativa nazionale del Terzo Settore, iscritta all’Albo unico registro nazionale del Terzo Settore. Ciò è dovuto ad una convenzione recentemente stipulata tra il Tribunale di Catanzaro e il Comitato Provinciale CSEN di Catanzaro APS, che consente ai condannati alla pena di svolgere lavori di pubblica utilità, ai sensi dell’art. 54 del D.lgs. 28 agosto 2000, n. 274 e dell’art. 33 comma 1 lettera. d Legge 120/2010, di prestare la propria attività gratuita a favore della comunità non solo presso lo Stato, le Regioni, le Province, i Comuni o gli enti o organizzazioni di assistenza sociale e di volontariato, ma anche presso il CSEN.

I detenuti potranno così svolgere servizi socio-assistenziali, educativi e attività connesse alle finalità istituzionali dell’istituto. L’attività non retribuita a favore della collettività sarà svolta secondo quanto previsto dalla sentenza di condanna, nella quale il giudice indica la tipologia e la durata dell’opera di pubblica utilità.

“Il Comitato Provinciale CSEN Catanzaro APS ha offerto la propria disponibilità in questo ambito – ha spiegato il presidente Francesco De Nardo – perché ritiene che il lavoro di pubblica utilità, in alternativa o supplente alla pena detentiva, non sia utile solo per ridurre il numero dei detenuti, ma, anche e soprattutto, è idoneo a svolgere una fondamentale funzione risocializzante per il reo, in linea con quanto dettato dall’art. 27 comma 3 Cost., secondo cui “le pene devono mirare alla rieducazione del condannato”. L’autore del reato potrà assumersi la responsabilità e reintegrarsi in modo positivo e graduale all’interno della propria comunità, a seguito della “correzione” di quei comportamenti antisociali che lo hanno portato a commettere il reato”.

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