“Regione? Gettiamo le basi per una buona politica. L’autonomia è un disastro” – .

Presidente Giuseppe Conte, questa è la sua terza volta in Puglia in poco tempo. Del resto per il M5s è una regione strategica. In questo mini-tour ti concentrerai molto sulle elezioni europee: quali sono per te le questioni strategiche?

«La Puglia è strategica per tutto il Paese, come lo è tutto il Sud. Giorgia Meloni, invece, ignora la necessità di tutelare e rafforzare la coesione del Paese: basti pensare al famigerato progetto di autonomia differenziata che sta portando avanti in Parlamento. Chi vota per il M5s sa che i nostri rappresentanti eletti saranno costruttori di pace e che non sosterranno mai politiche militariste che parlano solo di invio di armi. Saranno promotori di politiche per favorire una transizione ecologica non più rinviabile, i cui costi però non dovranno essere pagati dai cittadini già stremati dai danni dell’austerità, e saranno portabandiera della lotta alla corruzione e politiche di legalità, per evitare nuovi Qatargate. Saremo noi i più strenui oppositori di questo Patto di stabilità che la Meloni ha sostenuto, condannando l’Italia a tagli da 13 miliardi l’anno che colpiranno scuola, sanità e investimenti”.

Il Sud e la Puglia sono un volano elettorale per il M5s: su scala nazionale la soglia critica è il 15%? E nelle regioni del Sud qual è l’aspettativa (certamente maggiore)?
«Lasciamo i numeri e le indagini agli esperti del settore, preferiamo rimboccarci le maniche e lavorare per dare ai cittadini una proposta seria per l’Europa. Sarebbe miope fare previsioni di voto senza tener conto del problema dell’astensionismo, che diventa sempre più significativo ad ogni tornata elettorale e che registra picchi record nelle elezioni europee. Per invogliare i cittadini a votare dobbiamo offrire l’immagine di una politica seria e credibile. Il M5a non inganna gli elettori, non metto il mio nome sulla scheda sapendo che non andrò a Bruxelles”.

Alle elezioni europee non ci sono vincoli di coalizione e si gioca “tutti contro tutti”. Nelle elezioni comunali, però, il bisogno di alleanze è tangibile. A Bari, invece, il “campo largo” è diviso in due sezioni: il patto verrà rispettato in vista del ballottaggio, anche se ci arrivasse il leccese? Sarete disposti a mettere da parte le riserve finora espresse?
«Abbiamo sempre lavorato per l’unità della coalizione, ponendo però limiti chiari sul tema della legalità e dell’etica pubblica. Continuiamo a credere che condizione essenziale per stare insieme sia la condivisione di temi e obiettivi, ma soprattutto la garanzia che le liste rispettino tutti i criteri di legalità e trasparenza. Ma ora dobbiamo pensare a questo primo turno, dobbiamo battere il centrodestra, per questo tutto il nostro sostegno va a Michele Laforgia, candidato capace e credibile. Sono sicuro che i cittadini baresi avranno fiducia in lui”.

Il quadro a Lecce è molto più lineare: cosa ti ha convinto, pur senza quella discontinuità che spesso invochi, a convergere su Salvemini?
«A Lecce il M5s è stato all’opposizione per quasi 7 anni, portando avanti temi e progetti con determinazione. Il sindaco e la coalizione hanno deciso di accogliere le nostre richieste e i nostri programmi per i cittadini. Dopo un confronto con la comunità locale abbiamo deciso di convergere sul nome Salvemini”.

In Regione l’uscita dalla maggioranza è solo temporanea? Il minirimpasto di Emiliano, con l’introduzione dell’Assessorato alla Legalità, vi soddisfa?
«Abbiamo rinunciato al nostro ruolo in Regione con coraggio e determinazione, non lo abbiamo fatto con lo spirito di distruzione né con quello di chi se ne lava le mani e sta a guardare. Abbiamo voluto invece dare un contributo importante per ricostruire cosa sia la “buona politica”. Prendiamo ora atto delle scelte del Presidente Emiliano, dando seguito alle nostre richieste. Il dipartimento della legalità è certamente un passo avanti, ma quello che ci sta più a cuore è il Patto per la legalità che abbiamo presentato al governatore lo stesso giorno in cui siamo usciti dal Comune e il progetto per insediare una squadra di ispettori in grado di prevenire gli illeciti. Il M5S è stato chiaro fin dall’inizio: non si tratta di restare o tornare in consiglio, ma di gettare le basi per una buona politica che operi nell’interesse dei cittadini”.

A quali condizioni e sulla base di quali impegni accetterete di tornare nella maggioranza? Oppure è solo calcolo politico e si aspetta il dopo-Europa?
«Non accetto che si possa pensare che il Movimento abbia agito spinto da calcoli elettorali opportunistici. La questione morale, la lotta alla corruzione e al clientelismo e l’impegno a garantire un voto libero e trasparente sono nel Dna del M5s fin dalle sue origini. E sono battaglie che portiamo avanti, oggi come ieri, convinti che solo così si potrà combattere l’astensionismo e riportare gli elettori al voto. Per noi la questione morale, l’etica pubblica e la legalità sono principi e valori non negoziabili. Ci aspettiamo che Emiliano e le altre forze politiche condividano e continuino questo percorso”.

Presidente, non è ancora chiaro se il M5s creda davvero o meno al campo largo con il Pd, in ottica nazionale e sui territori: tattica, tanti paletti, tante incertezze e distanze, anche sui temi oltre che sui nomi .
«I cittadini vanno convinti con idee e progetti seri, non con coalizioni costruite solo per vincere le elezioni. Altrimenti il ​​giorno dopo, anche se vinci, come governi? Con il Pd abbiamo spesso trovato punti comuni a livello locale, altre volte non siamo arrivati ​​ad una sintesi e abbiamo preferito presentare proposte di lavoro in cui crediamo piuttosto che segnali elettorali pronti a sgretolarsi il giorno dopo il voto. Guardando al futuro, questa è la strada maestra anche a livello nazionale”.

Ha annunciato che firmerà il referendum della Cgil per l’abrogazione del Jobs Act: il Consiglio ha già respinto in passato un quesito abrogativo, e ai più sembra una battaglia “fiore all’occhiello”. Non dovremmo concentrarci sul salario minimo?
«Quelle contro il lavoro precario e per il lavoro dignitoso sono battaglie che ci vedranno sempre in prima linea. Il Jobs Act ha contribuito a rendere il lavoro più precario. La maggiore flessibilità ha avuto un impatto devastante sui salari. Di fronte a ciò la Meloni ha scelto di trasformare la nostra proposta di legge per l’introduzione del salario minimo di 9 euro l’ora in una delega in bianco al Governo. Ma la nostra battaglia continua: abbiamo depositato in Cassazione un disegno di legge di iniziativa popolare sul quale inizierà a breve la raccolta delle firme. Vedremo se anche questa volta la Meloni avrà il coraggio di voltare le spalle a questo esercito di sfruttati”.
Il Superbonus, come rileva anche l’Ufficio parlamentare di Bilancio evidenziando una serie di criticità, “ha inciso in modo marcato sulle finanze pubbliche, lasciando una pesante eredità sul futuro”, per un importo di 170 miliardi per il 2020-23. Le misure di agevolazione avrebbero dovuto essere concepite diversamente?
«Smettiamola di oscurare gli evidenti benefici del provvedimento. Nel triennio di massima applicazione del Superbonus, il Pil è cresciuto di oltre 13 punti, il debito in rapporto al Pil è diminuito di oltre 17 punti, le entrate fiscali sono aumentate di 140 miliardi grazie alla crescita, sono stati generati posti di lavoro e risparmi energetici che hanno messo l’Italia davanti a tutti. altri paesi nella direzione della Direttiva Green Homes. Per quanto riguarda l’aumento dei crediti d’imposta 2023, ricordo che Meloni e Giorgetti hanno fatto tre decreti sul Superbonus da quando si sono insediati, provocando evidentemente danni sia in termini di panico scatenato tra gli operatori sia in termini di contabilizzazione dei bonus edilizi”.

© TUTTI I DIRITTI RISERVATI

Leggi l’articolo completo su
Giornale pugliese

 
For Latest Updates Follow us on Google News
 

PREV Alessandria. Si intensifica la lotta contro le zanzare – .
NEXT corsi nautici gratuiti per i più piccoli – .